Vaccini, vale quel vecchio adagio secondo cui la libertà individuale termina nel momento in cui lede quella altrui e il benessere della collettività
Segretario politico del Patt e Senatore nella XVII legislatura
In questi giorni ho provato a rispondere a tutti quelli che mi hanno chiamato per discutere con me sul tema dei vaccini, a chi mi ha mandato documenti, a chi ha voluto farmi partecipe dei propri timori, delle proprie paure.
E l’ho fatto anche con chi mi ha chiesto di andare avanti sul decreto, chi vaccina i propri figli, che poi è la quasi totalità degli interessati.
È vero, l’obbligatorietà delle vaccinazioni per l’iscrizione dei minori a scuola è certamente un tema che richiama aspetti e profili diversi, egualmente importanti, legittimi come argomenti di analisi e di confronto.
Non è mia intenzione eludere alcuno dei profili giuridici ed etici che sono chiamati in causa. Ma neppure assumere una posizione che sia indifferente o non costituisca una scelta.
Per me vale quel vecchio adagio secondo cui la libertà individuale termina nel momento in cui lede quella altrui e il benessere della collettività. Se così non fosse, potremmo fare a meno di tutte le regole: dal codice della strada per giungere fino alla Costituzione. Ma questa si chiama anarchia, non democrazia.
Ciò va aldilà anche del tema dei vaccini. Il diritto alla propria libertà di scelta cambia natura e si configura come un arbitrio assoluto se si basa esclusivamente su un punto di vista soggettivo e considera che ogni intervento delle istituzioni pubbliche (che sia di carattere normativo o regolamentare) rappresenti un insanabile conflitto di interessi.
Un sistema sociale privo di regole non esiste.
Regole che oggi, suo malgrado, il Parlamento si ritrova nella condizione di dover mettere per iscritto. Perché siamo sotto la soglia di sicurezza, come ha ricordato l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Perché siamo nell’epoca delle fake-news e delle bolle informative della Rete che alimentano paure umanamente comprensibili, ma che non hanno alcun riscontro provato dal punto di vista medico e scientifico.
Perché c’è un punto inamovibile. L’apporto della scienza e il ruolo delle istituzioni sanitarie in ordine alla conoscenza del problema ed alla valutazione degli interventi necessari alla tutela della salute sono imprescindibili.
Non è un argomento fra i tanti. È un principio di tutela generale e di cautela che va osservato. Se così non fosse, salterebbe l’idea stessa di comunità e a pagare sarebbero i meno tutelati, i più esposti a situazioni di rischio, i più indifesi, come i bambini in questo nostro specifico caso.
Nel frattempo è iniziata oggi in aula al Senato la votazione sugli emendamenti al decreto legge sulle vaccinazioni presentante dal Governo. Esprimo soddisfazione perché lo spirito di tutti gli emendamenti presentati dal Gruppo per le Autonomie è stato recepito in commissione e approvato dall’aula.
In particolare è stata rimossa la segnalazione all’autorità giudiziaria per i genitori che non fanno vaccinare i loro figli e eliminata la possibilità di togliere la potestà genitoriale.
Non solo, ma sono state fortemente ridotte le sanzioni per chi non sottopone i propri figli a vaccinazione, come previsto anche in un emendamento a mia prima firma. L’emendamento approvato riduce la sanzioni del testo originario (dalla cifra minima di 500 euro e massima di 7.500 euro) ad un minimo di 100 euro e un massimo di 500 euro.
Nel testo finora approvato al Senato è stato inoltre dato maggior peso all’informazione e all’educazione prima che alla repressione. Senza rinunciare all’obbligatorietà delle vaccinazioni si è cercato di favorire la gradualità dell’applicazione con l’intento di convincere prima che di sanzionare.
Il testo è destinato a migliorare anche con gli emendamenti che saranno discussi e votati la settimana prossima e che seguono le indicazioni fornite dalla coalizione che governa la Provincia di Trento.