Per i consiglieri regionali arriva l'aumentino di 1.000 euro al mese? Al troppo non c'è mai fine, ma il fine non giustifica (sempre) i mezzi (che paghiamo noi)
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
“L’assurdo fa molto facilmente fortuna nel mondo”. Non è dato sapere se la metafora di Schopenhauer vale effettivamente per tutto il pianeta. Certamente l’assurdo fa la fortuna di settanta consiglieri regionali. I rappresentanti politico/istituzionali di uno sputo nell’universo qual è il Trentino Alto Adige. Per loro Natale, Befana, compleanni e quant’altro induce alla festa non hanno calendario. Sono – oggettivamente, non soggettivamente - un tutt’uno con il gruzzolo. E se glielo fai presente, qualcuno di loro s’offende pure.
Fanno bingo ad ogni stipendio. Il compenso per il “pubblico servizio” cui sono stati assunti - tramite voto - ammonta ad oltre 10.400 e spiccioli euro lordi al mese più le “spesucce” (forfettarie) quasi altri 800 euro al mese. Robetta che diventa ancora più sostanziosa (il superlativo di robetta sarà robona?) se il consigliere regionale semplice diventa assessore. Se presiede il consiglio, se fa il questore. Se ha incarichi o “missioni”. Se viene da fuori Trento o fuori Bolzano e deve far benzina o gasolio come un pendolare (ma di lusso). Eccetera.
Qui si scrive robetta per s/consolarsi con dell’ironia. Ma sono soldoni. Si dirà (ci diranno in coro trasversale): “È l’amministrazione, bellezza. Vuoi mettere la responsabilità dell’alto compito civile?”. Ma, per dire, è molto “irresponsabile” anche avere uno stipendio irresponsabile se paragonato a tanti altri lavori di responsabilità indubitabile. I consiglieri con più pelo sullo stomaco di uno Yeti si scandalizzeranno. Tireranno in ballo la demagogia, accusando i critici di bieco populismo e di grave ignoranza istituzionale. Pur senza arrivare al diapason dell’ipocrisia (senza dirlo, insomma) si faranno beffe degli allocchi. Di quelli alle prese con un portafoglio che ormai custodisce solo i fogli con gli appunti dei debiti: “Dovevate farvi eleggere, babbei”.
Gli altri, quelli che di quando in quando accennano ad un briciolo di imbarazzo, consci della loro “cotanta fortuna”, faranno presenti mille e mille distinguo. Che non aiutano quasi mai a distinguere: “Noi eravamo contrari, noi ci abbiamo provato…”. Ma incasseranno. Anche loro. Ecco, a proposito di incasso (che è un po’ lo scasso di ogni norma di buon senso) pare che da adesso il quantum (che è tantum, anzi troppum) mensile dei consiglieri regionali aumenterà di altri mille euro. O giù di lì’: mica siamo qui col pallottoliere in mano.
No, non è che lor signori si siano dimostrati ingordi fuor di misura operando anche in Trentino Alto Adige uno di quei blitz a tutto disgusto dei quali spesso tocca leggere. E’ accaduto, accade e accadrà - senza vergogna - nelle assemblee regionali da nord a sud. Il nord ed il sud di uno stivale che calcia gli stinchi e i deretani di chi campa a fatica. Di chi schiatta di lavoro o, peggio, di precariato. I consiglieri delle due province autonome si arricchiranno, infatti, “loro malgrado”. Si arricchiranno ancora di più per “obbligo” e non “per scelta”. Il che, a ben guardare, è perfino peggio. Essendo i consiglieri regionali assimilati ai dipendenti regionali (un esercito) ed essendo che grazie all’assestamento di bilancio i dipendenti regionali beneficeranno di un sacrosanto adeguamento contrattuale, anche i consiglieri regionali avranno la loro parte. Loro malgrado, appunto.
Una parte di soldi che – va da sé – essendo proporzionale al loro stipendio “da fame” li porterà a potersi concedere di tanto in tanto qualche ostrica e qualche bollicina in più. Ora, lo sappiamo stupirsi è da polemisti anacronistici. O peggio, è da invidiosi patologici. Da rosiconi alla Guglielmo Giannini (quello dell’Uomo Qualunque). Infatti non ci si stupisce. Ci si in…zza è basta. Ma possibile? Possibile che i meccanismi burocratico/legislativi di un privilegio economico già ampiamente ingiustificato siano un argomento “foglia di fico”? Una foglia di fico che ad ogni tentativo a corda doppia di spiegazione allunga la distanza tra società e politica fino a farla diventare siderale? Nell’apprendere la notizia dei mille euro in più al mese ci si è sorbiti l’ennesimo, disarmante, deja vu. Da una parte, (nemmeno sommessamente) ecco i favorevoli senza pudore. Dall’altra ecco i contrari che - chissà perché -non convincono del tutto. Tra i primi (membri della maggioranza politica, di destra, delle due Province) c’è chi ha sfondato ogni record di comicità nell’argomentare (seriamente) che grazie ad un fenomenale lavoro di percentuali si è fatto risparmiare alla Regione. Traduzione: gli aumenti potevano essere ben più alti dei mille euro. Quindi basta spari sui pianisti, che si applauda alla parsimonia.
Tra i secondi (l’opposizione) si è messa in scena una volta di più un’opera un poco buffa, che a volte irrita ancora di più. “Noi chiedevamo parametri meno redditizi così come consigliava il sindacato, puntavamo ad una media al ribasso degli aumenti. Ma non c’è stato nulla da fare. Chi governa impone”. È adesso possibile, forse probabile, che alcuni dei “beneficiati obtorto collo” decideranno di girare gli aumenti a qualche fondo di solidarietà. In passato (sì perché la storia si ripete, e nei consigli provinciali autonomi si ripete spesso) è successo. Ed è successo che l’assurdo abbia assunto forme di stupidità inarrivabili: qualche anno fa il Pd si fece bello (e impossibile) nel dire che avrebbe utilizzato parte di aumenti di stipendio non voluti per finanziare la campagna elettorale contro chi li aveva voluti. Se non è genialità questa.
Stavolta chissà. E, ci si permetta l’eleganza, chissenefrega. La sostanza è che quale che sia la spiegazione, quali gli inghippi, quali i marchingegni che renderebbero complicata ogni rinuncia ad aumenti, prebende, gratifiche e via gonfiando stipendi già gonfi, resta una sola considerazione. Ed è una considerazione semplice: quel che è troppo è troppo. Oppure, machiavellicamente, “Il fine non giustifica i mezzi”. Specie se il fine è l’amministrazione della cosa pubblica e i mezzi (i compensi) sono del tutto esagerati rispetto al fine. Lo erano prima dei mille euro di aumento. Lo saranno dopo. Prima del prossino aumento che non si vorrebbe ma che “tocca pigliare”.
Il troppo è ormai arrivato all’ennesima potenza, specie se si ragiona sul fatto che non c’è un motivo capace di far accettare compensi così fuori scala. Prima delle responsabilità amministrative dovrebbero venire, infatti, quelle etiche. Si dirà, ci diranno, “Sì, ma noi si lavora senza orario. Si interroga e si legifera, si inaugura e si fa ostruzione quando non si può fare altro. Si fanno le ore piccole, si gira come trottole sui territori, eccetera eccetera”. Si dirà, ci diranno, di tutto meno che l’unica cosa che si vorrebbe sentire: “Guadagniamo già troppo. Non prendiamo più una lira in più. Anzi, magari ne diamo un po’ indietro”. Se come spesso succede la politica è creativa, troverà pure un modo.
Così com’è oggi, senza alcun senso della misura, la politica non tornerà mai ad essere una faccenda virtuosa. Nessuno si accorgerà più della politica se non quando, imperterrita, batterà di nuovo cassa. E allora, più di oggi, la schiveranno. O la schiferanno?