Dal presenzialismo del sindaco uscente alle minoranze inconsistenti in Comune e Provincia, si chiude il 2024 e si spera che l'anno che verrà sia migliore: illudersi è un diritto
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Ci risiamo. Trentuno dicembre, l’anno che verrà…ormai è qua. Lo si spera migliore: illudersi è un diritto. Anzi, è quasi un dovere. Nell’attesa che il mondo “grande” rallenti la sua corsa all’autodistruzione, tocca barricarsi dentro il mondo “piccolo”: il nostro. Non ci si scappa, il 31 è il giorno dei buoni propositi. Quelli che si fanno, senza crederci. E allora vai con la promessa delle diete e di una panza che debordi meno. E allora rivai anche con qualche proposito per così dire etico: prendersi cura del prossimo, optare per soluzioni di vita eco compatibili, esplorare e proporre, leggere e coltivare gli hobbies. Eccetera.
I buoni propositi per l’anno nuovo compongono un “consigliabolo” che non lascia scampo. Invece no, una via di fuga c’è. Invece che fare propositi basta chiedere all’anno nuovo di limitare gli spropositi.
C’è solo l’imbarazzo della scelta, fra gli spropositi. Dovendosi limitare, eccone alcuni. Nel Trentino (e nell’Alto Adige) di un consiglio provinciale spesso da sconsigliare ci ammorba l’ipocrisia di una politica divisa su molto ma unita in un sol partito. Il partito della cassa. Gli incontentabili consiglieri regionali sono "spropositati" nel rapporto tra quel che fanno/producono e quel che guadagnano. Se poi un guadagno mensile già ingiustificatamente lauto aumenterà - tra due giorni - di altri mille euro al mese è davvero dura tenere a freno il turpiloquio.
Orgogliosamente qualunquisti: eccolo qui un proposito decente di fronte all’indecenza trasversale di chi predica equità ma ritiene normalmente equo il proprio assurdo privilegio economico. I più furbastri nell’emiciclo fingono - a parole - lo scherno di fronte all’esagerazione economica del loro stipendio. A dirla tutta fanno perfino più pena (beh, meglio rabbia) dei colleghi che invece non manifestano alcun genere di imbarazzo. Il conto corrente si ingrossa per tutti e poco male se quel conto corrente a troppi zeri convincerà anche il più incallito degli elettori ancora illusi a passare alle file dei non votanti.
Di spropositi, meno gravi ma non meno fastidiosi - il quotidiano ne propina tanti altri. Tra i tanti ce n’è uno che lascia ogni giorno più interdetti. E’ la differenza sempre più indistinguibile tra il valore della comunicazione e l’egocentrismo di chi comunica. Un caso che sta diventando "di scuola" è quello del primo cittadino della città capoluogo.
Ianeselli, sindaco uscente, ha passato cinque anni a "comunicarsi". Con un uso probabilmente patologico dei social media ha informato a ogni ora del giorno e pure della notte di quel che ha fatto la sua amministrazione e fin qui nulla da obiettare. Ma dove sta mai scritto che nel raccontare una città e le sue eventuali trasformazioni un sindaco debba essere sempre in primo piano, immortalando sé stesso e lasciando solo sullo sfondo tutto il resto? Si rifanno – ed è un bene – le mura di una piazza e lui è lì in bella posa su un bastione con l’elmetto giallo. Si pubblicizza un servizio comunale – ed è un bene – e lui sta in posa in un centro della scena che ruba la scena a chiunque altro.
Iperbole presenzialista unita ad un distorto concetto di comunicazione. Ma guai a farlo notare ad un primo cittadino. In quel caso scatta la reazione, spesso spropositata per stizza. Insomma, non ci si arrischi a battezzarlo ironicamente “postdestà” perché possono essere dolori. E pure misere vendette (ne so qualcosa).Tuttavia l’eccesso incontrollato può deragliare nel comico. Tanto per stare in tema “ultimo dell’anno” non ci si può togliere dalla testa il più recente dei video con il sindaco protagonista. Con una recitazione tanto impacciata che lo avrebbe fatto bocciare anche in un provino per la parte di un muto, il nostro invita al veglione comunale in piazza Duomo. Ad una ragazzina che bazzica agli antipodi della spontaneità manifesta tutta la sua meraviglia (forzata) quando lei gli dice che la festa è gratis. Gratuito? (con una decina di “o”) reagisce meravigliosamente meravigliato Ianeselli. Qui finisce l’ingannevole spot del sindaco in versione godereccia: i veglioni in piazza di fine anno sono sempre stati gratuiti (anche prima di lui). Il sindaco di sicuro lo sa ma sottolinearlo in primo piano lo assurge – forse - a benefattore.
Rieccoci, allora, ad uno degli spropositi da evitare nell’anno nuovo comunale: l’istituzionale uso da social. Se proprio il postdstà non ce la dovesse fare ad accettare una moratoria dei sui messaggi, almeno provi a mettersi in disparte nelle foto e nei video.
A proposito di spropositi, ancora, ci sia permesso un desiderio piccolo. Per un giorno, almeno per un giorno, si frequenti l’umiltà. Insomma, ci si astenga dal considerare frutto di ignoranza, di povertà di lungimiranza e di visione, ogni perplessità rispetto alle scelte di un’amministrazione comunale che s’è auto eletta storica senza chiedere il parere alla storia. Il by pass ferroviario, la groviera della montagna che nasconderà i treni merci alla vista, è ormai più religione che opzione. Chi si oppone anche per ragioni di pubblica salute (l’irrisolto problema delle aree avvelenate a Trento Nord) – e non si tratta solo degli sparuti no tav – è considerato un troglodita anti progresso.
Torna, anche qui, la sproporzione tra progetto imposto con modi fin troppo bruschi e preoccupazione legittima di chi semplicemente non si fida. Idem per la funivia del Bondone, l’apoteosi dell’incertezza della quale è certa soltanto la programmata perdita milionaria di una futura gestione dalla quale i “privati” si sono chiamati subito fuori lasciando al pubblico (Provincia/Comune in curiosa sintonia da “grandeur”) un onere realizzativo che se non andrà nel senso misticamente immaginato si trasformerà in disonore a solo carico del contribuente. Anche qui lo sproposito impera: ogni critica, anche la più blanda, viene tacciata di preistoria. Il pilone è l’avvenire e poco importa che si piantino piloni avveniristici nel deserto (alpino) di un Bondone brullo di imprenditoria turistica ma brillo di prospettive tutte da dimostrare. Un motto – che pare un mantra in Comune (ma anche nella Provincia che caccia il contante) recita “chi si ferma è perduto”. Ma se fosse perduto proprio chi non si ferma a ragionare? Ai posteri….eccetera.
Spropositi, per nulla buoni. Spropositi nel concedersi senza limiti di buon senso a certe ideologie eco-insostenibili che fanno cultura sì, ma al contrario. E vai con le ciclabili a go go. E vai con la battaglia campale contro le automobili considerando chi non si sposta “solo” pedalando (anche in salita) un delinquente insensibile al futuro proprio e a quello della sua prole. Il problema non è un problemino: una città più vivibile la si costruisce investendo gradualmente sulla mentalità. Per modificare le abitudini sbagliate un po’ alla volta. Se si impongono scorciatoie – via i parcheggi e chi vuole l’autobus parta per il lavoro almeno due ore prima – la cultura ecologista (condivisibile) sarà considerata la malattia piuttosto che la cura. Possibile che non ci si arrivi nel lungimirante pensatoio di palazzo Geremia? Possibile che si lasci campo libero ai pasdaran che se hai la sciatica e non puoi pedalare, stattene a casa? Lo sproposito non sembra avere confini geo politici o geo istituzionali.
La Provincia non è certo da meno del Comune, anzi lo supera perché in piazza Dante (e non in via Belenzani) sta “il grano”. Così ecco lo stadio fugattiano e la fugattiana Arena per la musica. Due salti nel vuoto. La seconda, l’Arena, s’è già sfracellata con una montagna di soldi buttati in un progetto che di progetto non ha mai avuto nulla se non la pervicacia a ricadere anno dopo anno nello stesso errore di un presidente che ha ridotto una sua buona e utile intuizione (uno spazio per la musica estiva servirebbe) a un pozzo senza fondo di spese senza possibilità alcuna di ritorno. Lo stadio potrebbe essere una tragicomica replica: migliaia di posti per una squadra che storicamente arranca.
Sul finire dello sfogo viene d’obbligo - siamo pur sempre a fine anno – buttarsi sui buoni propositi. Quello che ci sentiamo, è il proposito di non essere “pregiudiziali”. Ma nel contempo, anche il proposito più sano di non essere boccaloni, di non credere cioè che tutto viene prospettato da chi governa sia oro colato. Tutto qui, e per favore non si ricorra al solito giochetto del “con me o contro di me”. Qui, infatti, la perplessità si divide equamente. Lascia perplessi allo stesso tanto la prosopopea di chi governa quanto l’inconsistenza della minoranza: destra in Comune, centro sinistra in Provincia. Per gli uni e per gli altri l’augurio è sicuramente spropositato ma sincero. Nonostante tutto, sincero: buon anno sì, ma scendete dal trespolo