''Avevo 18 anni e li avrò per sempre'', ciao Saman perché quanto accaduto non debba mai, assolutamente, accadere più a nessuna
Ribelle quanto basta amo gli animali e in particolare i gatti. Inseguo sempre i miei sogni come quello di scrivere e da sempre racconto storie spesso e volentieri di mici e micie.
Stavo girovagando senza un perché su fb. Mi piace per un attimo lasciare andare la mente, senza pensare. Cosa che a dire la verità mi riesce poco facilmente. E poi scorrendo, eccolo. Il bellissimo viso innocente di Saman Abbas, la diciottenne di origini pakistane che la sera del 30 aprile 2021 scompare da Novellara, paesino situato tra le campagne di Reggio Emilia, dalla casa in cui vive la sua famiglia e dove fino a qualche tempo prima abitava anche lei e il cui corpo è stato ritrovato da poco in un casolare abbandonato, a poche centinaia di metri dalla casa di famiglia.
Un pugno nello stomaco. E sotto una lettera terribile e struggente creata come se fosse stata scritta da lei. E le parole scorrono come se lei raccontasse il suo omicidio, e la frase che ricorre è "Mi chiamo Saman, ho 18 anni e li avrò per sempre " e la frase più terribile è " Mi hanno ammazzata, mi ha ammazzato il mio stesso sangue ". Una vita spezzata nel fiore degli anni per mano dei suoi stessi famigliari, per la ribellione ad un matrimonio combinato. A spingere Saman a non accettarlo pare sia stato anche l'amore che provava per Saqib Ayub, ventenne di origini pakistane, che ne ha denunciato la scomparsa, mettendo in atto la macchina della giustizia.
Dal gennaio 2022 ci sono stati 104 femminicidi in Italia. Un numero altissimo, sconvolgente, ed infatti la lettera finisce con la frase "sono morta per la mia libertà, per la libertà mia e di tutte le donne". La vicenda di Saman, da mamma qual sono di una giovane donna che adoro, mi ha colpito in maniera indicibile. Non riesco neanche a mettere su carta lucidamente i miei pensieri. E mi domando, senza retorica alcuna, come sia possibile crescere i nostri figli in un mondo che permette tali aberrazioni. Dove persino uno spot per una merendina uccide e ovviamente una donna. Non riesco a consapevolizzare che chi ha dato la vita sia stato, in modo spietato, capace di toglierla senza pietà per un tragico, quanto distorto e assurdo, senso dell'onore.
L'ultimo, omicidio risale a pochi giorni fa a Milano dove un cittadino di origini marocchine ha ammazzato la moglie a coltellate, madre di quattro figli, poi ne ha chiamato uno per avvisarlo, e si è consegnato. E come dimenticare Agitu Ideo Gudeta, la pastora etiope di 44 anni barbaramente uccisa a martellate il 29 dicembre del 2020 nella sua abitazione di Frassilongo, in valle dei Mocheni, uno degli scorci più suggestivi della nostra regione. La panchina rossa in Piazza Santa Maria a Trento rende sempre vivo il suo ricordo. E come lei tante altre, anche solo in Trentino.
Non voglio dire parole trite e ritrite, che abbiamo sentito mille volte, mille e non più mille, senza che la situazione abbia poi avuto soverchi cambiamenti. Non voglio fare ''il Savonarola'' della situazione, perché io sono nessuno e non posso cambiare il mondo. Voglio solo ricordare e racchiudere in un grande abbraccio immaginario tutte le donne che sono state vittime di tali atti spaventosi, solo per essere donne, nell'intrinseco e profondo significato di questa parola e soprattutto questa giovanissima ragazzina, quasi una bimba, che con i suoi profondi occhi dolci e malinconici ha toccato le corde dei nostri cuori. A futura memoria, perché quanto da lei subito non debba mai, assolutamente, più accadere. Ciao Saman.