Con Draghi è Big Bang politico: dalla fine di Conte e del Pd Travaglizzato alla nuova Lega ''europeista'' di Giorgetti
Dal 1999 collabora al quotidiano Alto Adige per il quale ha curato per anni la rubrica settimanale di enogastronomia. Ha scritto per mensili e riviste tra cui l’Espresso e la guida ai Ristoranti d’Italia, la guida “Osterie d’Italia”, “Locande d’Italia” di Slow Food oltre a “Bar d’Italia” del Gambero Rosso
A meno di pulsioni suicide dell’ultimo minuto, come portare il Paese a elezioni anticipate sotto pandemia, la legislatura, cominciata nel segno del grillismo, si conclude nel suo opposto. Un momento grave, come sottolineato dal presidente della Repubblica Mattarella, che richiederebbe sforzi politici all’altezza. Mah.
Sicuramente se riuscirà a formare il governo, Mario Draghi non sarà un altro Monti che per pagare i debiti degli altri dovette infilare le mani nelle tasche degli italiani. Ci metterà, invece, il denaro e gli investimenti del Recovery Fund senza, magari, senza sperperarlo in banchi a rotelle o gazebo a forma di primula.
Come era facile prevedere, il trumpiano Giuseppe Conte, signor uno nessuno e centomila, mai eletto da nessuno (come piaceva un tempo polemizzare a sovranisti grillini e leghisti) difficilmente poteva sopravvivere politicamente alla vittoria di Biden e allo scempio sovranista di Capitol Hill (nessuno in Europa e negli Stati Uniti ha dimenticato i suoi auguri fatti al popolo americano e non al vincitore delle elezioni). Quell’epoca è finita.
Oltre che per la gestione della prima fase della pandemia e gli acrobatici cambi di casacca, lo ricorderemo per il sostegno fideistico di un giornale che pubblica vignette che invitano a sputare in faccia agli avversari politici (leggasi il Fatto Quotidiano).
Con o senza elezioni sarà comunque Big Bang politico. A partire dal nuovo corso della Lega “europea” se non europeista di Giorgetti per mandare in soffitta il Salvini sconfitto al Papeete più che dai Moijto dai suoi oscuri rapporti con Putin.
In cantina, invece, potrebbe finire il PD a trazione dalemista di Zingaretti e Bettini, radicalizzato sulla via di Travaglio che abbiamo visto in azione nelle ultime settimane. Si chiude un’epoca che ha avuto il suo apice nell’oscena foto dei festeggiamenti dopo la sconfitta referendaria del 2016.
La crisi politica potrebbe ridare fiato a quella stragrande maggioranza di persone sensibili e perbene, bravissimi amministratori e politici, che della direzione romana con i suoi origami strategici e la guerra per bande ne ha le tasche piene. Né vuole rinnegare 30 anni di politiche riformiste.
Per Matteo Renzi prevedo, invece, contro la comune vulgata, un futuro lontano dall’Italia, la chiusura di un ciclo politico, come la nomina a segretario della Nato: un ruolo internazionale lontano dallo spietato circo politico italiano. Qualunque sia il giudizio su di lui già una volta Renzi ha salvato il Paese dal collasso bloccando Salvini nell’estate del 2019. Oggi vedremo.
Il boccino è ora nelle mani delle forze parlamentari il cui livello è talmente basso e meschino che c’è da aspettarsi di tutto. Persino un gesto autolesionistico. Solo che dopo Draghi non ci saranno elezioni anticipate, ma il diluvio. La troika, lacrime e sangue. Quelle vere.