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"Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna"

In questa parabola incontriamo un proprietario terriero, che ha bisogno di assumere dei lavoratori a giornata per la vendemmia. Rientra nelle parabole in cui Gesù cerca di descrivere il Regno del Signore
DAL BLOG
Di Alessandro Anderle - 19 settembre 2020

Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,

Mt 20,1-16 [In quel tempo] Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro:

 

“Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

 

La parabola che viene proposta per la lettura, e per la riflessione, di questa settimana è tratta dal vangelo secondo Matteo – al quale è “dedicato” il presente anno liturgico. Rientra nelle parabole in cui Gesù cerca di descrivere il Regno del Signore («Il regno dei cieli è simile...») con parole umane, molto semplici. La forza delle parabole sta esattamente in questo: esse fanno leva sul lato esperienziale, non sapienziale, parlano del quotidiano, della terra, della vigna, di donne e di uomini “comuni”.

 

In questa parabola incontriamo un proprietario terriero, che ha bisogno di assumere dei lavoratori a giornata per la vendemmia. I primi vengono assoldati (esattamente per un soldo) all'inizio della giornata lavorativa, cioè alle sei del mattino. «Altri gruppi di operai furono assoldati all'ora terza (alle nove), sesta (dodici), nona (quindici), undicesima (diciassette) […] Le chiamate all'ora nona e undicesima sono inverosimili: una forzatura intenzionale» (A. Poppi).

 

La forza di questa parabola, che si dispiega nell'inesplicabile – secondo il comune senso di giustizia – uguaglianza salariale a fine giornata, sta esattamente nel mostrare, nel sovvertire questo comune senso di giustizia. Il padrone della vigna designa il Padre, il Dio che accoglie chiunque nel regno, perché la salvezza - secondo quanto viene rivelato da Gesù – non è una questione meritocratica, ma è frutto dell'alleanza fedele di questo Dio, del suo amore assoluto verso tutte le sue creature, la salvezza è grazia, è gratuita.

 

Ciò che scandalizza i primi è esattamente questo paradosso, perché forse i primi vorrebbero essere i soli ad essere salvati. Forse perché i primi, sono anche i primi a dividere l'umanità fra buoni e cattivi, fra degni di salvezza o meno. Forse perché questi primi guardano con gelosia, forse con invidia, al loro duro lavoro, quotidiano, incessante, aspettandosi una ricompensa maggiore. E, forse, il peccato comincia ad annidarsi esattamente in questo punto, punto che viene sovvertito dalla giustizia sovvertitrice dell'Amore.

 

Il Padre è padre di tutte, di tutti, ed il suo amore è per tutte e per tutti. Davvero, cercando di entrare con il cuore nella logica di questo sguardo, dello sguardo dell'amore assoluto ed interessato solamente al bene, davvero si riesce ad immaginare la gioia enorme di cui il regno si colora quando un figliolo si incammina nuovamente sulla via che porta verso la casa del Padre misericordioso.

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