Il mondo ebraico festeggia il purim mentre i cristiani si avvicinano alla Pasqua con il Vangelo secondo Matteo
Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,
Passato da poco il carnevale e la festa della donna, il mondo ebraico celebra proprio in questi giorni la festa di purim: la più allegra di tutte le feste ebraiche. “Pur” era “la sorte”, ed il lancio dei “purim” poteva, come nel caso biblico del Libro di Ester, rovesciare le sorti. Per questo la festa di purim ebbe una notevole influenza sulla nascita del carnevale europeo. E la protagonista è, appunto, una donna.
Le comunità ebraiche festeggiano purim osservando un digiuno prefestivo, come fece Ester nel racconto biblico, e leggendo in famiglia il rotolo/meghilla di Ester. La versione ebraica del libro di Ester differisce da quella presente nella Bibbia cristiana (ove è posizionato dopo il Libro di Giuditta e prima di 1 Maccabei) soprattutto per la non esplicitazione dell'intervento diretto di Dio. Nel racconto ebraico la – cosiddetta – provvidenza non costringe con parole dirette.
Nel rotolo di Ester si narra – in estrema sintesi - la storia di Assuero, re di Persia e di Media, il quale sposò Ester, donna ebrea cugina di Mardocheo. Primo ministro del re era Hamàn che pretendeva che, al suo passaggio, tutto il popolo s'inchinasse davanti a lui. Ma Mardocheo si rifiutò di obbedirgli e, quando Hamàn seppe che era un ebreo, chiese e ottenne dal re che tutti gli ebrei del suo grande regno fossero uccisi in un giorno che sarebbe stato tirato a sorte/pur.
Fu così tirato a sorte il giorno 13 di Adàr e allora furono inviate lettere, con l'ordine di sterminare e di distruggere tutti gli ebrei. Appena Mardocheo lo seppe, corse da Ester, sua nipote, e la convinse a parlare al re, in difesa del suo popolo. Dopo alcune esitazioni, perché il re ignorava che ella fosse ebrea, Ester si decise e mandò a dire a Mardocheo: "Anch'io e le mie ancelle digiuneremo. Allora, contravvenendo alla legge, entrerò dal re" (Est 4, 16). Ester informò il re delle macchinazioni di Hamàn e lo supplicò di salvare il suo popolo e lei stessa.
Fu per merito della saggia regina se una volta ancora gli ebrei, con l'aiuto del Signore, riuscirono a ottenere la libertà. Il re ordinò che Hamàn fosse impiccato e che grandi onori fossero attribuiti a Mardocheo che, per di più, l'aveva salvato da un malvagio complotto. Per questo, oggi, nelle famiglie ebree viene letto l'intero rotolo di Ester, ed è uso che chi ascolta il racconto, faccia molto baccano quando viene letto il nome del perfido Hamàn.
Il mondo cattolico ha invece lasciato da quasi due settimane gli estemporanei rovesciamenti di senso carnevaleschi ed è arrivato alla seconda domenica di Quaresima, il tempo di preparazione alla Pasqua di Cristo. Anche per questa domenica, si continua la lettura del Vangelo secondo Matteo:
Mt 17,1-9
In quel tempo 1 Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6 All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8 Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
9 Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».
Qui si racconta la trasfigurazione – operata da Dio, un passivo divino - di Gesù. Il chiedersi esattamente “cosa” sia successo forse non ha molto senso, né dal punto di visto storico, né dal punto di vista filosofico. In questo brano accade uno svelamento, per un attimo Gesù è visto dai discepoli, i più vicini, in modo nuovo ed in modo diverso. Qui vi è la percezione di una nuova verità e allo stesso tempo la manifestazione di un mistero indicibile: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti» (Mt 17,9).
Molte sono le allusioni all’Antico Testamento: Gesù porta con sé sulla montagna tre compagni (cf. Es 24,1.9); riceve la rivelazione di Dio dopo sei giorni (cf. Es 24,16); è trasfigurato in volto, raggiante di luce (cf. Es 34,29). La montagna della trasfigurazione non è localizzata dai tre evangelisti, ma viene definita “un alto monte, in disparte”.
Dunque nel luogo delle rivelazioni di Dio, là dove secondo i profeti avviene la definitiva manifestazione di Dio nel suo giorno, l’ultimo (cf. Is 2,2; 11,9; Dn 9,16), dove Mosè (cf.Es 24,12-18; 34,4) ed Elia (1Re 19,8) sono saliti per incontrare il Signore, anche Gesù sale, portando con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, tre discepoli spesso vicini a lui, coinvolti in modo particolare nella sua vita.
La presenza di Dio in ebraico viene resa con la parola shekinah, femminile. Ed in questo brano, che idealmente segue quello del battesimo nel Giordano (cf. Mt 3,17), la voce della divinità aggiunge un'imperativo: “Ascoltatelo!”. È un racconto di vita nuova, in cui ai discepoli è manifestata la vera identità di Gesù come il Cristo, il Messia di Dio.
Qui la fede, caso abbastanza raro nelle storia, ha potuto vedere ed udire. Fare esperienza tangibile. Riusciranno i discepoli, dopo questa esperienza unica e palpabile, a seguire Gesù nella passione? Sapranno confortarlo nelle ore passate in angosciosa preghiera sul monte degli Ulivi? (Cf. Mt 26,36-46)