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Gesù disse: ''Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa''

In questa domenica, l'ordine liturgico della Chiesa cattolica prevede la lettura di un passo tratto dal quarto vangelo, quello secondo Giovanni. La scena che narra l'evangelista è quella relativa alla chiamata, da parte di Gesù, dei primi discepoli
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Di Alessandro Anderle - 16 gennaio 2021

Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,

Gv 1,35-42 [In quel tempo], Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro.

 

In questa domenica, l'ordine liturgico della Chiesa cattolica prevede la lettura di un passo tratto dal quarto vangelo, quello secondo Giovanni. La scena che narra l'evangelista è quella relativa alla chiamata, da parte di Gesù, dei primi discepoli. In via preliminare, va detto che questo racconto di Giovanni risulta essere autonomo rispetto a quello dei primi tre vangeli, i cosiddetti sinottici. In essi, infatti, la chiamata dei primi discepoli avviene presso il lago di Galilea, mentre Giovanni ambienta la scena “al di là del Giordano”.

 

I due discepoli di Giovanni decidono di seguire Gesù, un inseguimento che non passa inosservato: «che cosa cercate?», le prime parole pronunciate da Gesù nel quarto vangelo sono queste, una domanda. L'Agnello pone la domanda che anche oggi i cristiani dovrebbero porsi: cosa si cerca quando si guarda a Gesù? E, ancor prima del “cosa”, l'accento andrebbe posto sulla ricerca. Il discepolo è colui che cerca, e chi cerca, se vuole autenticamente trovare, deve essere disposto ad abbandonare le proprie sicurezze, aprendosi al mondo e all'altro, al mondo dell'altro.

 

La risposta dei due discepoli di Giovanni è altrettanto densa di significato: «Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori? (lett. “dove stai?”)». «Rabbì significa “mio signore” […] solo dopo il 70 d.C. il titolo “rabbàn” venne conferito ufficialmente dall'accademia di Jamnia con un rito specifico» (A. Poppi). I primi discepoli, invitati in qualche modo a farlo da Giovanni, riconoscono l'uomo che stava loro di fronte come “signore”, vedono e sentono qualcosa in lui. E la prima reazione che suscita loro questo incontro, è una domanda: “dove stai?”. Hanno voglia di vedere, di capire, di toccare: hanno voglia di rimanere con lui.

 

Così fecero, fino alle quattro di pomeriggio. Ora, il secondo movimento che i primi discepoli di Gesù – forse ancora inconsapevoli di esserlo – sono portati a fare, è quello di uscire, andare e parlare, dire ciò che avevano “visto e udito”. Così Simone, anch'egli discepolo di Giovanni, viene a sapere da suo fratello che “il Messia” era stato trovato. Interessante notare due cose: «l'evangelista suppone nota la figura di Pietro. Il titolo “Messia” (=“Unto”, ossia “Cristo”) nel Nuovo Testamento ricorre (è presente, NdA) solo qui e in Gv 4,25» (A. Poppi).

 

Nel vangelo secondo Giovanni, a differenza degli altri tre vangeli, è Gesù che subito riconosce Simone. Come lo riconosce o, meglio, come lo conosce? Lo conosce immediatamente come Pietro: «Cefa (Kēphâs) significa in aramaico roccia, un soprannome inusuale nell'ambiente giudaico» (A. Poppi). Gesù da “un nome nuovo” a Simone, gli affida un incarico, una missione. Così Pietro, primo fra i discepoli, può rinascere alla sua (nuova) vita.

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