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Lionello e Brunello, al Trento Film Festival una Toscana insolita

Un documentario da vedere per l’impeccabile montaggio, ma anche per le scelte stilistiche e la colonna sonora. Un film coinvolgente e profondo. Giovedì 3 maggio viene riproposto al cinema Modena
DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 03 maggio 2018

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Ovidio insegna: “la semplicità è cosa rarissima ai nostri tempi”. Ce lo conferma il film di Jacopo Quadri presentato qualche sera fa al Trento Film Festival, in concorso.

 

La sala semivuota (questo è un buon segno?) ma c’era lui, il regista milanese, conosciuto come montatore di svariate pellicole di successo. Ha lavorato con i più grandi registi italiani, su tutti Bernardo Bertolucci. Quadri ci consiglia, presentando il film, di assistere al primo quarto d’ora senza scoraggiarci. 

 

Il film inizia, il fatidico quarto d’ora passa senza alcun problema come tutto l’altro tempo – che vola – portandoci in Maremma, nella vita di campagna ai Pianetti di Sovana.

 

Il regista spiegherà poi, che lui si è trasferito in Maremma e abita proprio vicino ai protagonisti del documentario. 

 

S’intuisce la complicità che riesce a creare solo chi ha conquistato una fiducia totale. La storia si svolge in un anno ed è scandita dalle stagioni.

 

E’ una vita semplice, rurale, la scandisce la testimonianza di Ultimina, una zia vicina di casa dei protagonisti, ottantenne che fa da leit motiv, da collante, da mediatrice fra le varie famiglie che vivono attorno. Lei ci parla dei due protagonisti, Lionello e Brunello, gemelli eterozigoti: uno magro apparentemente più fragile, l’altro robusto.

 

Loro sono i proprietari di un’azienda agricola di 400 ettari, 100 pecore e tanti maiali. Tra tosature e mungiture ovviamente ridondanti, ci sembra di respirare l’aria della Maremma, gli odori, i colori, la storia. 

 

Loro, i due fratelli cinquantenni, lavorano incessantemente, anche di notte e devono far quadrare il bilancio. Lì davanti gli Antinori, in agguato, sembra che aspettino il cedimento.

 

Lavorano con loro più persone. Un vicino si ammala di cuore, ha solo la madre che vive in una casa umile ma dignitosa.

 

Ultimina, rimasta vedova, la figlia è lontana ma lei non vuole andarsene da quei luoghi. Si interroga Ultimina, sulla sua vita, sulle sue scelte.

 

Ci si sente coinvolti da questi personaggi che con la massima verità, si aprono a noi: come la fidanzata rumena di Lionello, Mirella, che aiuta i fratelli nelle pulizie, ma non dorme nella casa.

 

Un documentario da vedere, sia per l’impeccabile montaggio che per le scelte stilistiche, la colonna sonora della scena notturna in cui Lionello lavora nei campi con la musica di Philip Glass e le voci in sanscrito, sono profonde evocazioni epiche.

 

Il documentario viene riproposto il 3 maggio al cinema Modena (Qui programma tra filmeventimostre e app).

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