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"Food for Profit", il documentario di Giulia Innocenzi a Trento fa sold out: peccato sia stato proiettato solo al Teatro San Marco

DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 05 aprile 2024

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Siamo ad un punto di non ritorno. Ad un punto di rottura.

 

Dai documentari, alle trasmissioni televisive, ne abbiamo visti di reportage sugli allevamenti intensivi, ma mai come il documentario in proiezione in questi giorni anche a Trento.

Food for profit" è qualcosa di più. Ci mostra gli intrecci fra le lobby, l’industria della carne e il potere politico.

Immagini catturate spesso con telecamere nascoste, grazie a persone infiltrate ed un finto lobbista per denunciare come gli “scarti” di animali (quelli troppo piccoli) vengono eliminati brutalmente.

 

Il film di Giulia Innocenzi (QUI L'INTERVISTA), e Pablo D’Ambrosi finto lobbista, vuole mettere in evidenza come gli allevamenti intensivi vengano finanziati dalla Comunità Europea, senza verificarne la gestione  e senza una coscienza etica.

Si parte dal presupposto che la nostra attenzione animalista sia rivolta principalmente ad animali come cani o gatti con cui molti di noi vivono. E ciò che mangiamo è solo un mezzo per vivere. Non ha importanza come la catena alimentare sia gestita. Basta saziarsi con hamburger super calorici che ci appagano con i loro colori e sapori accattivanti.

Siamo drogati di zuccheri. Siamo obesi, per compensare prendiamo farmaci ( con speciali siringhe ) che ci fanno dimagrire senza sforzo. E poi arriva “Food for profit” e fa sold out per tre sere (domani 6 aprile le ultime due proiezioni). Peccato, solo in un cinema piccolo come il “Teatro San Marco”, in via San Bernardino a Trento, con 247 posti a sedere.

Un documentario che avrebbe meritato una sala più grande e a Trento ce ne sono.

 

Il profitto spinge a fare le scelte - “Il prosciutto non si deve toccare”. Si sente dire. Ben vengano gli esperimenti genetici, anche i maiali a sei zampe; il lobbista con una plateale ‘fake news’ lo propone convincendo l’interlocutore, autorevole funzionario europeo.

Giulia Innocenzi cerca di incontrare allevatori e lobby, mostrando le foto di quanto è stato appena ripreso con mini telecamere: immagini drammatiche su cosa accade negli allevamenti intensivi, ma tutti negano l’evidenza. Anzi viene pure minacciata fisicamente. 

L’inchiesta si svolge in Veneto, in Emilia, in Germania, Spagna, Polonia e termina a Bruxelles nella sede del Parlamento Europeo.

Sostenuta dalla Lav, l’inchiesta è durata cinque anni e ci ricorda come l’Europa destini alla politica agricola comune 400 miliardi di euro in sette anni. Soldi che vanno a grandi gruppi industriali, quelli che controllano e favoriscono gli allevamenti intensivi.

 
Gestiti senza alcun rispetto per gli animali, le strutture apparentemente moderne, in realtà una sorta di lager che rappresentano pure un pericolo per l’habitat, inquinamento e cambiamento climatico, col rischio di scatenare pandemie.

Cosa si può fare?
Diventare vegetariano o vegani potrebbe essere una possibile - seppur futuribile - soluzione. Nel mondo però sempre più persone fanno questa scelta. E’ comunque un dovere morale rispettare gli animali e la stessa l’umanità. Senza pensare sempre e solo al profitto.

Ci viene spiegato da questo potente video-reportage, meritatamente il quarto film più visto nelle sale dei cinema d’ Italia. Proiettato in cinema capienti, promosso dalla Lav e prenotato a migliaia di giovani.

 

Inspiegabilmente Trento lo ha relegato al pur valido San Marco. Meritava molto, ma molto di più.

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