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Dalla montagna alla musica, Mauro Gervasini ci racconta il nuovo incarico al 72esimo Trento Film Festival

DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 26 febbraio 2024

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Una chiacchierata amichevole. Mauro Gervasini è di Varese, giornalista, critico cinematografico, direttore di Film Tv per cinque anni, consulente selezionatore della Mostra internazionale del cinema di Venezia e docente di “Forme e linguaggi del cinema” all’Università dell’Insubria. 

 

Quale ruolo preferisce? "Sono ruoli diversi. Mi sento prima un giornalista; per vent’anni ho fatto solo quello, il praticantato a “La Prealpina” quotidiano di Varese. Ma progettare festival è stata la cosa che mi ha entusiasmato di più. Ho conosciuto Enrico Livraghi (fondatore del mitico Obraz Cinestudio di Milano) che diceva 'Il vero critico non è quello che scrive ma quello che sceglie i film'. Fare il 'programmatore' per me è un punto di arrivo.

 

Il suo impegno per lo storico 72esimo Trento Film Festival di Trento come responsabile della programmazione cinematografica che obiettivo si è posto? "L’8 aprile ci sarà la conferenza stampa a Milano con il quadro definitivo del Festival. Adesso stiamo concludendo. Posso dire che ho mantenuto tutte le sezioni tranne “Sestogrado”. Spero di essere riuscito a mantenere una dimensione nazionale e internazionale, da Maurizio Nichetti a Sergio Fant. A me piace l’idea anche di un cinema a soggetto. Un Festival che fa dialogare cinema, letteratura, alpinismo". 

 

Ma lei come vive la montagna? "Per motivi familiari ho avuto una frequentazione assidua ma non in Trentino Alto Adige. Ho la fortuna di avere collaboratori validi che si occupano di cinema di alpinismo, non sono un alpinista. La sezione “Alp&Ism” è quella su cui ho investito di più".

 

In conferenza stampa a Trento ha detto: “Vogliamo iniziare il Festival con una festa". Lo ribadisce? "Il Paese invitato è l’Irlanda che vuol dire musica e convivialità. In prima serata sarà una vera festa; ci sarà l’artista emiliano Cisco e i Modena City Ramblers. Un evento che si richiama al marzo 1994 quando venne pubblicato il loro primo disco 'Riportando tutto a casa'. Il gruppo si ispira ai Pogues e al fondatore Shane Mac Gowan, scomparso lo scorso anno; si celebrerà il musicista proiettando 'Crock of Gold' di Julie Temple, doc prodotto da Johnny Depp (apprezzato anche come chitarrista).

 

L’Irlanda il Paese ospite è luogo di forti contraddizioni. Nelle anteprime nazionali si guarderà solo al futuro o si recupererà anche il passato? "I film sono recenti e le storie sono contemporanee. La scelta del contemporaneo è per non tornare sui luoghi comuni. Il cortometraggio 'An Irish Goodbye' di Tom Berkeley e Ross White, ne è un esempio. Le contraddizioni sono nel tema del ritorno dei personaggi di alcuni film".

 

Irlanda a tutto tondo: una mostra sul turismo irlandese e la collaborazione del Mets con “Narrazioni in musica” con l’etnologo Renato Morelli. Che rapporto esiste tra musica e cinema? "Il rapporto è fortissimo. Il documentario 'North circular' di Luke Mc Manus, dimostra in modo lampante il rapporto tra la loro cultura e la loro musica. Il regista lo definisce un musical. Ci sarà anche un approfondimento sulla letteratura irlandese del 900 con Antonio Bibbò".

 

Nella programmazione del Festival ci sarà spazio anche per i grandi predatori? Ci sono film da selezionare per il concorso su questo argomento? "Nello specifico in selezione ufficiale ci saranno film che trattano l’argomento, più lupi che orsi".

 

Cosa ne pensa del cinema italiano? "Penso che stia vivendo una ripresa, rispetto allo stop preoccupante del periodo Covid. Non tutti i film ci sono riusciti. Il cinema indipendente è quello che soffre di più".

 

Matteo Garrone conIo Capitanopotrà davvero conquistare l’Oscar? "Garrone sta facendo una buona promozione all’estero e negli Usa . Ma c’è una concorrenza spietata. Da 'La società della neve' di Juan Antonio Bayona, su Netflix a 'La zona d’interesse' di Jonathan Glazer. 'Perfect Days' di Wim Wenders non ha grandi chance purtroppo. E’ una bella sfida".

 

E i suoi tre film preferiti? “I cancelli del cielo” di Michel Cimino, “L’ultimo dei Moicani” di Michel Mann e tutto Melville, in particolare “Lo spione”.

 

Torniamo al Trento Film Festival, ci saranno nuovi spazi o luoghi d’incontro? "Gli spazi di proiezione rimarranno gli stessi dell’anno scorso. Però stiamo cercando opportune quanto mirate soluzioni, per non essere con l'acqua alla gola".

 

Un inizio promettente per il 72esimo Trento Film Festival dal 26 aprile al 5 maggio.

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