Trento Doc Festival, Quore PieNne di Casa Letrari stupisce i più curiosi bevitori in un evento da brindisi (ma niente confronti col Prosecco)
Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia
Festival effervescente, in tutti i sensi. Per la briosità degli spumanti versati nei bicchieri, per la voglia di scoprire le ‘bollicine di montagna’ in un ambito coralmente unito, 64 aziende che hanno spalancato sia le porte della cantina che intrapreso iniziative unitarie di promozione, ricevendo un brindisi festivaliero di oltre 5 mila persone. Tutti soddisfatti, i vertici della Provincia ancor più dei comunque contenti produttori.
Trento e le zone viticole più rinomate hanno conquistato l’attenzione di schiere di curiosi bevitori, in gran parte provenienti da fuori regione. Attirati dal fascino dello spumante e della sua fonetica nomea, con il nome della città strettamente legato alla DOC.
Kermesse per impostare nuove strategie di comunicazione, nel rispetto della consuetudine spumantistica del Trentino. Una sfida che non deve pensare di rapportarsi con una produzione di Prosecco che supera i 700 milioni di bottiglie di vino facile sia da fare che da bere. Gli spumanti della DOC Trento - anche quelli che non hanno in etichetta il marchio di tutela - sono il frutto di pazienti cure viticole e altrettante attenzioni enologiche. Sicuramente i più autorevoli interpreti della ‘via italiana al bere vivace’. Merito della sagacia dei primi cantinieri che hanno elaborato spumante classico, ma anche grazie ad una nuova generazione di preparatissimi giovani di famiglie sempre più simili alle blasonate ‘maison’ d’Oltralpe.
Il Festival ha proposto una miriade di novità, tra degustazioni, dibattiti, confronti. Difficile sintetizzarle in poche righe. Tra quelli con il nome più insolito troviamo sicuramente lo spumante di Casa Letrari, il Quore PieNne, scritto proprio così, per caratterizzare un Blanc de Noirs - ecco dunque spiegato il nome, solo a base di Pinot Nero - vendemmiato nel 2016.
Ma come si presenta?
Al tocco gentile della curatrice Lucia Letrari s’affianca la forza del pinot nero che in questo nuovo Trentodoc si manifesta con giusta schiettezza, preciso e determinante, senza alcun tentennamento organolettico. Luminoso nel colore dorato, ha immediato un profilo aromatico per certi versi turgido, con note di susina, ma pure mela cotogna, tè e una vaga reminiscenza di zenzero.
Note fragranti con il pan tostato e un richiamo alla liquirizia, sensazioni che riemergono al palato, entra in bocca con immediata austerità vitale. Struttura energica per un sorso fitto e convincente, freschezza agrumata dal tocco salino e che risponde con un finale opulento nella sua graziosa versatilità davvero vibrante.
E’ anzitutto un vino da gustare in purezza, per cogliere la sua autorevolezza e una classe inconfondibile. S’abbina a pietanze dove nulla è ostentato e concesso al superfluo. Piatti semplici, che lasciano spazio alla fantasia. Una gamma variegata, dagli antipasti di pesce ai risotti con funghi di stagione, ma anche con manicaretti a base di uova, senza tralasciare carni bianche e magari formaggi d’alpeggio poco stagionati, pure qualche paté sapientemente preparato.