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Trento Doc Festival, il Blau Dorè di Pravis nato dal genio di Erica e Giulia Pedrini. Bollicine dorate con la classe del Pinot nero

DAL BLOG
Di Ades, by Nereo Pederzolli - 30 settembre 2022

Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia

Brioso in tutto, con la precisa forza delle uve del vitigno che lo genera, indipendentemente dall’aspetto visivo, riflessi luminescenti nella sua doratura. Del resto ha l’oro nel nome: Dorè, preceduto dall’indole delle uve che ne scandiscono l’evoluzione, appunto il Blau, come spesso viene chiamato il Pinot nero. Ecco un classico Trento DOC - comunque affiliato al Trentodoc - che emerge con slancio tra la nutrita famiglia dello spumante trentino.

 

E’ un ‘blanc de noir’ al 100% tutto a base di Pinot nero, vendemmiate sul ripido versante che guarda il lago di Cavedine, uve pigiate ai piedi di Castel Madruzzo, per una paziente vinificazione nel rispetto rigoroso della spumantistica classica. Vitigno dal fascino assoluto, cruccio e gioia per schiere di cantinieri. Lo è da sempre, dagli albori della storia della vite.

 

Perché l’origine del ‘padre Pinot’ può essere fatta risalire al IV secolo dopo Cristo, come appare nel 312 da un documento di ringraziamento all’imperatore Costantino da parte degli abitanti della città di Autun. In quell’occasione si tenne lo storico Ringraziamento, celebre panegirico, il discorso encomiastico che si pronunciava per celebrare personaggio illustre, in quanto Costantino aveva concesso libertà di culto ai cristiani. Salvaguardando pure le colture viticole di quella zona.

 

E ancora, Pinot citato nel mitico ‘pagus Arebrignus’, nella Cote de Nuits. Ma un vitigno identico è censito pure molti secoli prima da Columella, nella sua opera “De Re Rustica”, come vite selezionata dai Celti di Allobrogia, pianta che sopportava il freddo e dava vini in grado di sfidare il tempo. Leggende o fantasie che ora la moderna genetica interpreta nel dettaglio. Infatti il Pinot nero è il risultato di un incrocio spontaneo tra il Traminer ed un Pinot meunier, così chiamato per la singolare peluria delle sue foglie - che sembrano infarinate, da questo il richiamo alla figura del mugnaio - vitigno considerato un ancestrale dei Pinots .

 

Il Pinot nero quindi, messo a contatto con queste varietà provenienti da Oriente, ha dato origine allo Chardonnay e con lui altri quindici vitigni della regione borgognona tra quali i più importanti sono il Melon ed i Gamays. Ma non finisce qui: ecco un perché del nome scelto da Pravis per il suo vino vivace. Torniamo ancora in Francia. La zona dello Champagne ha selezionato - con ultracentenaria opera di attenzione viticola - proprio il Pinot nero, per comporre con lo Chardonnay le ‘cuvée’ destinate alla rifermentazione del vino in bottiglia, per liberare suadenti bollicine. Veniva chiamato Vert dorè, dal colore dei germogli giovani, ma anche Blau dorè, per la contaminazione fonetica con la cultura germanica.

 

Ecco il legame tra storia enoica e questo Trento DOC, elaborato con un tocco di gentilezza femminile da Erica e Giulia Pedrini, due giovani enologhe che gestiscono con tante attenzioni l’azienda fondata nel 1975 dal padre Domenico, assieme a Gianni Chistè e Mario Zambarda, trio ancora pienamente operativo, con il coinvolgimento agronomico dei due figli ventenni di Gianni, Alessio e Silvio. Ha l’indomita contrapposizione tra acidità e dolcezza, per una soffice carezza gustativa, partendo dal fascino dei suoi riflessi adamantini e altrettante sensazioni di purezza.

 

Poi al naso ti prende per quei richiami alle cotogne, pere autunnali pronte all’affinamento, con un susseguirsi di sentori, speziati quanto basta. Al palato ecco richiami di frutta a bacca rossa, lampone su tutti, mentre scorrono precisi sussurri di carbonica misti alla cremosità, tonici e vibranti, che non coprono l’innata vigoria alcolica, dettata proprio dalla classe del Pinot nero. O meglio: del Blau Dorè.

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