Rhodium Trentodoc, uno spumante insolito in tutto che riposa 60 mesi sui lieviti e viene proposto solo in versione ''riserva''
Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia
Insolito, in tutto. A partire dal nome, per poi dimostrare legami col passato e una sua altrettanto moderna prestanza armonica. E’ lo spumante classico Rhodium, ultimo annoverato tra l’ormai settantina dei Trentodoc, ideato, pazientemente accudito e ora proposto dai Salizzoni, dinastia di contadini-vitivinicoltori-agrituristi-neospumantisti in quel di Calliano, proprio sotto i bastioni del maniero che scandisce la valle tra Besenello e le gole per Folgaria. Un neonato che però può vantare prestigiose affinità con gli albori della spumantistica dolomitica.
Perché il Rhodium - ispirato al rarissimo minerale concatenato al platino, elemento preziosissimo sfruttato nella gamma dei gioielli più esclusivi - nasce negli avvolti che ospitarono le primissime bottiglie ‘stile champagne’ eseguite in Trentino. Quelle che Arminio Valentini sboccò già nel 1899 - tra stupore e una certa dose d’ilarità - proprio nella stessa cantina ora gestita dai Salizzoni. La struttura enoica è stata totalmente ristrutturata senza nulla togliere al fascino degli avvolti in pietra dove per oltre un secolo si sono avvicendate diversificate iniziative enologiche.
Walter Salizzoni e suo figlio Luca hanno voluto non disperdere le intuizioni e neppure i ricordi del pioniere Valentini, figura spesso dimenticata tra i ‘visionari’ del vino trentino, uomo ‘laborioso e d’alto profilo umano’ come scrisse a suo tempo l’irredentista Cesare Battisti, nelle sue opera di cultura geologica e di cartografia.
Rhodium Trentodoc Riserva Nature 2015: ecco spiegato l'aspetto insolito del progetto imbastito dai Salizzoni. Perché lo spumante viene proposto dopo ben 60 mesi di paziente riposo sui lieviti. Solo in una versione, solo come ‘riserva’, solo in poche migliaia di bottiglie, mai - neppure tra quelle che da qualche vendemmia riposano negli avvolti - mai oltre i 5 mila esemplari. Per essere una chicca, un prezioso sorso di vivacità.
Così all’assaggio il Rhodium non stupisce per immediata - seppur giusta, integra - fragranza, piuttosto per la sua ampia gamma gustativa. Dove emergono i timbri delle uve chardonnay che lo caratterizzano ( assieme ad una piccola percentuale di pinot nero ) e una vinificazione che usa una ‘toccata di legno’ quasi impercettibile, ma consona a supportare la complessità, tra sentori di pan brioches, nocciola tostata, per un palato teso, articolato, invitante, rilanciato da una carbonica fine quanto carezzevole. Decisamente una rarità. Degna del suo insolito nome.