La cantina Resom della famiglia Moser fra innovazione e solidarietà in ricordo del nonno Silvio
Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia
Piccoli vignaioli crescono. Lo fanno con arguzia e con cipiglio innovativo, senza tralasciare legami con dinamiche improntate alla cura della vigna, le fatiche e le aspirazioni contadine, l’impegno pure per una solidarietà condivisa. Dinastia viticola (tre generazioni) questa dei Resom, marchio da interpretare, in quanto altro non è che l’anagramma di Moser, cognome decisamente cembrano, di Palù di Giovo in particolare. Proprio nel paese assurto a ‘Capitale del ciclismo moderno’ dove era nato Silvio Moser, il fondatore dell’attuale azienda vitivinicola, ora con sede a Lamar di Gardolo.
Attività iniziata nei primi anni ’60, con l’acquisto di terreni collinari verso Meano; Silvio che nei decenni successivi coinvolge Marcello, uno dei suoi figli, impostando oculate procedure per giungere ad una ‘propria produzione’. Qualche lustro di attenzione, tra vendemmie e nuovi stimolanti progetti, Marcello che sposa Donatella, per un matrimonio che porterà ai Moser ben 4 figli, Valentina, Cinzia, Tommaso e Luca. Tutti decisi a potenziare le originarie intuizioni di nonno Silvio. I ragazzi crescono, i maschi studiano, tra diplomi e laurea in enologia, vinificano, operano come vignaioli veraci, mettono in pratica le spontanee iniziali quanto caparbie teorie vinarie del nonno. Insomma, hanno davvero avuto ragione a puntare sulla valorizzazione sincera dei loro vigneti.
Ragione, parola ulteriormente idonea, che in dialetto è Resom, proprio l’anagramma di Moser.
Cantina fondata appena nel 2018, alcune decine di migliaia di bottiglie, 4 varietà d’uve decisamente ‘stanziali’ già pronte, con l’impegno di proporre anche uno spumante classico, lasciando tranquillamente scorrere il tempo. Cadenza e ritmi vendemmiali senza forzature colturali, pratiche viticole di sana sostenibilità ambientale, attenzioni biologiche, senza dimenticare ragionevoli forme di solidarietà. I Moser/ Resom destinano infatti 1 euro per ogni bottiglia di un loro vino - il Müeller-Thurgau - al Progetto ‘Semi di Speranza’, fondi a benefico della popolazione siriana, devastata dalla guerra. Donazione dedicata alla memoria del compianto nonno Silvio, nel rispetto dei valori della condivisione e della solidarietà.
I loro vini parlano il linguaggio della spontaneità, dimostrando comunque convincente carattere evolutivo. Sia per i due vini bianchi, il Müeller-Thurgau e uno chardonnay chiamato Quinto, nome del bisnonno, che nel 1949 aveva acquistato il vigneto dove ancora si vendemmia questa varietà, che per i due a bacca rossa.
Il Müeller-Thurgau è subitaneo, chiaro nei sui luminosi riflessi verdognoli, aromi curiosamente agrumati, cenni di resina, pure gentilmente ‘fumè’, scattante nel sapore, salino, leggero, di franca bevibilità. Più setoso il Quinto, uve chardonnay da vecchie vigne, vinificazione parzialmente il legno, colore oro brillante, sentori di mela golden, senza tralasciare le consuete nuances di salvia e ortica, In bocca è ricco d’aromaticità, buona struttura e indelebile impronta di freschezza.
Veniamo ai rossi. Il loro Teroldego è ‘un fuori zona’, ma ha il rosso porpureo che si riscontra nei migliori ‘rotaliani’. Timbro olfattivo floreale, la viola e la rosa in evidenza rispetto al ricordo di bacche more e lamponi; al palato è armonioso, con note che ritmano l’acidulo con una morbidosa rotondità. Una ballata tra godibilità e spensieratezza del sorso.
E ancora, ecco L’amar, stampo bordolese, un cab/merlot sempre da vecchie viti, un tocco di legno nell’impatto, scurissimo nel colore, balsamico al punto giusto, qualche spezia che emerge, tra richiami di liquirizia e certe prese di tabacco. Pregno e pronto a sfidare qualche ulteriore stagione d’affinamento, con la finezza in sintonia con l’eleganza.
Nei prossimi mesi saranno pronti altri vini. Anzitutto un Traminer, poi - per l’autunno del 2022 - una riserva di Merlot in purezza e un classico Trento Doc, per un tributo alla tradizione spumantistica locale,
Insomma vini di vignaioli intraprendenti, vini per una ragionevole evoluzione del buon bere dolomitico.