Il rosato ''Gemma'' rievoca il ruolo della nobildonna del casato di Borghetto d’Avio e del prestigio di San Leonardo: un vino inteso non solo nel marchio
Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia
E’ un gioco, una simpatica interpretazione di come anche il color rosa possa rilanciare sensazioni solitamente legate ai vini rossi più intriganti. Non solo: è una piccola gemma, nel nome e di fatto. Perché i marchesi Guerrieri Gonzaga non transigano sulla specificità. Neppure sulla tangibile qualità della beva.
Così il loro Gemma 2021, neonato rosato da uve Trentino Lagrein è un condensato di gioia, storia, piacevolezza spensierata. Vinificato con grazia e appunto gaio cipiglio enologico. Un vino che coinvolge l’attualità - il caldo di questi giorni invita a bere vini leggeri, quasi leggiadri - senza tralasciare ricordi, legami col passato.
Ecco allora che Gemma rievoca il ruolo della nobildonna del casato di Borghetto d’Avio e del prestigio di San Leonardo, inteso non solo come ‘marchio’ del vino tra i più rinomati d’Italia. Perché Gemma de Gresti (nata nel 1873 e morta a Rovereto nel 1928) ha concretamente risolto tantissime controversie del dopo Prima Guerra mondiale, favorendo il rientro in Trentino di migliaia di soldati che avevano combattuto tra le fila dell’esercito austroungarico e dunque ritenuti ‘scomodi’ sia per i vincitori del conflitto bellico che per i perdenti. Una donna con legami incredibilmente autorevoli, che spaziavano da Odessa a Roma, contatti diplomatici, culturali, filantropici, pure madrina di Elsa Morante. E tante altre azioni solidali.
Torniamo al vino. Gemma de Gresti è la nonna del marchese Carlo Guerrieri Gonzaga e dunque il Gemma (inteso come vino) è un filo di continuità con il ruolo di questa famiglia nel custodire memorie, pure colture agricole. Proprio come si constata visitando la spettacolare Tenuta di Borghetto. Dove ora - ma è semplicemente una spensierata chicca destinata agli affezionati del più autorevole San Leonardo - si può richiedere questo Gemma.
Un vino rosa con tanta versatilità, da gustare in bicchieri a suo tempo studiati per assaporare i ‘novello’ dell’autunno, di pronta beva, con caratteri comunque pregnanti. Entra in bocca con una lievissima carica tannica, subitaneo nella cremosità di timbro vanigliato, acidulo e per certi versi quasi da spremuta di bacche di mirtillo, per poi virare su nuances che richiamano ceri vini bianchi di grande struttura, con una piena ‘perfetta imperfezione’ che ne esalta tutto in suo fascino, mai rustico, sicuramente convincente.
Da gustare in banchetti conviviali, abbinare a piatti a base di pesce d’acqua dolce e qualche pietanza con influenze lontane, il Giappone a portata di palato. Oppure con una succulenta pasta all’amatriciana o con qualche sugo che non disdegna il pepe. Gustatelo freddo, mai ghiacciato e soprattutto non dimenticatelo in cantina: è una gemma, da gustare senza tentennamenti.