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Il Mueller Thurgau trentino conquista 11 medaglie d'oro ma viene venduto ai prezzi delle bibite: la strada per la valorizzazione è ancora lunga

Basta analizzare l’andamento dei prezzi, la scarsa visibilità sulle ‘carte del vino’ di blasonati ristoranti, le infinite versioni destinate alla distribuzione nei supermercati o in ambiti lontani dalle Dolomiti, il lavoro per tutelare questo patrimonio viticolo è ancora molto
DAL BLOG
Di Ades, by Nereo Pederzolli - 05 agosto 2021

Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia

La sigla è schietta: MT come l’impatto con questo vino bianco assurto a simbolo della viticoltura d’alta collina trentina. Vino che a Cembra è stato festeggiato con una Rassegna giunta alla sua 34esima edizione.

 

Mobilitazione generale, encomiabile, del Comitato Mostra e delle istituzioni pubbliche, tra degustazioni e stimoli al confronto, proposte e azioni di tutela del patrimonio viticolo, ma il Mueller Thurgau, in sigla appunto MT, merita alcuni radicali distinguo. Proprio per non svilire legami territoriali e le fatiche di quei vignaioli che caparbiamente lo coltivano.

 

Un vitigno per l’omonimo vino che diventa significativo solo se correttamente custodito. In tutto. A partire dai suoli dove ha radici, specialmente dalla quota dei campi dove viene coltivato. Per capirlo basta scorrere l’elenco dei MT premiati nell’ambito dell’apposito Concorso enologico organizzato per la recentissima Mostra cembrana.

 

Tra la sessantina di MT in lizza ben 17 hanno ottenuto punteggi d’alto livello proprio come le alte quote dei rispettivi vigneti. Con il Trentino a farla da padrone, 11 medaglie d’oro su 17, un successo che però rischia di sviare l’attenzione sul ruolo e sulle più veritiere potenzialità della vitienologia montanara.

 

Perché troppo spesso il MT è prodotto come ‘vino da battaglia’, vale a dire: libera vigoria viticola per copiose vendemmie, senza rispettare le peculiarità ambientali, senza troppo badare alla sua indole. Quella che nei primi Anni ’70 del secolo scorso lo poneva tra le curiosità enologiche più bramate da consumatori attenti all’evoluzione del gusto. Riscontri immediati, altrettanti successi. Forse troppi.

 

Così il MT ha incominciato a ‘scendere sempre più a valle’, nonostante la promozione e le norme di tutela ostentino roboanti ‘eroiche’ citazioni. Produzioni intensive, mirate – purtroppo – a consumi ‘spensierati’. Basta analizzare l’andamento dei prezzi, la scarsa visibilità sullecarte del vinodi blasonati ristoranti, le infinite versioni destinate alla distribuzione nei supermercati o in ambiti lontani dalle Dolomiti, dove con il MT – nome che spesso viene pronunciato con fonetiche ridicole – è considerato a livello di una semplice bevanda, talvolta proposto in versione vivace, MT con le bollicine. E ad un prezzo paragonabile alle bibite più gasate.

 

Scelte commerciali di grosse cantine con riscontri più che convincenti per loro. Ma certamente poco rispettose dell’indole del MT coltivato con fatica da schiere di vignaioli dolomitici.

 

Ecco la Rassegna di Cembra – ottimamente promossa e con presenza di pubblico come il Covid aveva fatto dimenticare – ha imbastito eventi suggestivi e momenti emozionali (bello il ricordo del compianto Sergio Ferrari, storico giornalista agricolo: in suo onore c’è un progetto di ‘summer school’ per formare un gruppo selezionato di 20 giornalisti che intendano approfondire il tema dell’agricoltura per imparare a scrivere, diffondere, educare, un grande sogno dello stesso Sergio) ma ha evitato di evidenziare alcune contraddizioni.

 

Indiscutibili quelle in merito alla qualità dei vini in degustazione. Tutti più che meritevoli. Mi sembra tutto sommato carente il rapporto stesso con l’habitat dove si svolge la Rassegna. Meglio sarebbe evidenziare l’indole cembrana, i suoi tratti identitari, che cosa significhi concretamente gestire oltre 700 chilometri di muri a secco.

 

E rendere il MT qualcosa di esclusivo. Aprendo il confronto magari con altre tipologie di ‘vini eroici’, senza ostentare esclusivamente la sola varietà MT. Rendere Cembra una fucina d’idee viticole davveroquotate’. Per onorare anzitutto il MT più autorevole. Se lo meritano i viticoltori, i caparbi custodi di vigneti che nulla concedono alla banalità. Quella purtroppo che in moltissime versioni di MT si riscontra.

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