Fantasia e curiosità, il Rostel di Carmine e Gianluigi Mandico coniuga il fascino del Rostì e la spontaneità del Tortèl di patate
Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia
Le abbuffate di queste feste sono già un ricordo e il cibo torna ad essere (come dovrebbe essere) una quotidiana esigenza alimentare a base d’ingredienti semplici, facilmente reperibili e a giusto prezzo. L’elenco potrebbe essere lungo, ma in questo inizio 2022 le patate continuano a caratterizzare pietanze decisamente pop. Come nelle versioni di una serie basate sull’impasto di patate crude grattugiate, da cuocere in padella, al forno, ‘rosticciate’ con burro o olio d’oliva, magari anche con strutto di maiale.
Ogni comunità le elabora alla ‘sua maniera’. Le più note solo le ‘tecie furlane’, reperibili sui sussidiari delle genti tra Udine e Trieste. Altre sfizioserie ‘patatose’ sono le calabre ‘Mpacchiuse’, senza tralasciare il Gateau o Gattò napoletano. Stesso discorso per il Rostì di stampo elvetico. Ovviamente tra le Dolomiti s’impone il Tortel noneso, nella versione pure di Torta de patate.
La disquisizione impegna storici della cucina popolare e schiere di cultori, tra Confraternite e ciurme di avventori sempre pronti a onorare la godibile semplicità di patti a base di onesi tuberi.
Decisamente gourmet è l’iniziativa di due fratelli ischitani, Carmine e Gianluigi Mandico, da anni protagonisti della ‘nouvelle vague’ della cucina gardesana. Che a Riva del Garda - dopo anni d’impegno culinario d’impronta stellata - hanno prima diversificato la loro attività aprendo una squisita enopanineria - Panem: il Signorpanem. Bottega che raccolta l’Italia attraverso un viaggio attraverso le sue specialità agroalimentari con 20 versioni paninare - dedicando ulteriori attenzioni all’innovativo Rostel, micro stazione di street food sulla riva del lago, nel cuore pulsante della città lacustre.
Rostel, per coniugare il fascino del Rostì e la spontaneità del Tortèl. Abbinamento fonetico, legame rispettoso delle specificità e nel contempo proposta stimolata da una splendida dose di fantasia e curiosità.
Perché al Rostel si lascia spazio alla curiosità. In quanto sul classico disco a base di patate - cotte senza forzature untuose - finiscono tutta una serie di materie prime altamente selezionate, per soddisfare esigenze ‘gourmettare’ senza mai tralasciare il fatto che si mangia per placare stimoli della fame.
Il tutto con un servizio essenziale, ma non sbrigativo, nonostante ogni pietanza sia un "fai da te": ordini la versione che t’aggrada, la ricevi e la gusti su alti tavoli, una sorta di trampoli dove sistemare il cibo. Oppure le porti via, mordendo il "tuo Rostel" mentre ammiri il Garda o ti rilassi passeggiando per Riva. E ancora: pietanze servite su piatti compostabili, ecosostenibili, posate comprese, per un take away il meno inquinante possibile.
Ma queste ‘patatose’ con che cosa sono abbinate? Il menu prevede variazioni stagionali, mediamente 7 o 8 divagazioni, lasciando spazio a salumi nostrani, altrettanti formaggi, senza tralasciare attenzioni vegetariane, pure vegane.
A richiesta, spazio al pesce, dal salmone a quelli d’acqua dolce. Le origini dei Mandico s’avvertono anche in qualche guarnizione di stampo mediterraneo, con pomodori, verdure e succose caserazioni della consuetudine campana.
Altrettando in sintonia il "servizio bere", prettamente da street food, sempre mirato alla trentinità. Ma non è tutto. La formula dei Mandico - coadiuvati da alcune gentili collaboratrici, che t’accolgono con una ‘mise’ tra il folk alpino e i costumi delle locandiere bavaresi - è molto attenta ai prezzi. Trovi alcune leccornie a partire da appena 4 euro.