E' nato il Teroldego Rotaliano Musivum: un vino di gran classe in 5 mila bottiglie del Gruppo Mezzacorona
Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia
E’ un dono simbolico della vigna madre, una pianta ultrasecolare di Teroldego che s’intravvede tra le pergole di Maso Menestrina, archetipo rurale di grande fascino incastonato nel cuore urbano di Mezzocorona. E’ questo il sito vitato che scandisce il fascino dell’ultimo nato del Gruppo Mezzacorona: un Teroldego Rotaliano di gran classe, vinificato con solerzia, neppure 5 mila bottiglie, per un vino immagine e nel contempo testimone delle sfide enologiche di un (si spera) post pandemia in notevole fermento.
Vino della linea Musivum, termine latino per indicare la rete, il mosaico cromatico che caratterizza i vigneti, non solo quelli dove si coltiva teroldego. L’anteprima è andata in scena a Palazzo Martini, dopo una doverosa visita al vigneto. Uno dei 9 micro appezzamenti dove gli agronomi della poderosa cantina rinomata pure per gli spumanti Rotari praticano la cernita dei grappoli destinati - già in pianta, curati fin dalla fioritura e successive drastiche potature - ad altrettante certosine pigiature. Per ottener un vino poderoso, ma non stucchevole, una finezza giocata sull’indomita forza del vitigno, corroborante e nel contempo grintoso, nella sua setosità. Resisterà nel tempo, smussando la sua innata virulenza, grazie proprio alla meticolosa cura viticola e l’altrettanta dovizia nella vinificazione.
Dove sono entrate in gioco anche le capienti anfore d’argilla create da Francesco Tava, artigiano di Mori, recipienti in stile gerogiano, anfore richieste da mezzo mondo, indispensabili per garantire opportune gentili micro ossigenazioni e rendere il vino decisamente coinvolgente. Lo hanno descritto al meglio i dirigenti del Gruppo Nosio, colosso enologico da 200milioni di euro, in grado di garantire quantità sul mercato internazionale e altrettante sfizioserie, proprio come i vini della linea Musivum - pinot grigio, chardonnay, traminer, mueller thurgau, marzemino e il neonato teroldego - tangibili testimoni di un percorso d’alta gamma, la qualità senza alcun tentennamento.
Dimostrando come una mega cantina riesca a comportarsi nello stile del vignaiolo. Per onorare il neonato Musivum sono state spese parole in merito ad etica, sostenibilità ambientale, cambiamento climatico e spinte enologiche improntate alla piramide qualitativa più selettiva, quella che riesce a fornire al mercato vini altrettanto esclusivi, prezzi che - in entoteca - possono tranquillamente superare i 50 ero a bottiglia, qualche decina in più se serviti nei calici dei ristoranti più blasonati.
Il valore e la classe del Musivum hanno trovato immediato connubio con i piatti di Peter Brunel, serviti in un convivio imbastito nel suggestivo Palazzo Martini, dopo una corale degustazione in teatro, guidata da Roberto Anesi, il sommelier trentino ai vertici dell’associazione che diffonde la cultura del buon bere.