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Da Vinifera a Bollicine in Villa (con l'assurda richiesta di tacco 7 per le donne) e il Trentino (come sempre) diviso a Vinitaly: arriva un tour de force del vino

Si è partiti con Vinifera e DivinNosiola, poi una sequenza serrata tra Summa, Viniveri, VinNatur e Bollicine in Villa prima dell’apoteosi enoica di Vinitaly. Ma qual è l’immagine del vino Made in Trentino se tralasciamo il prestigio delle sue rinomate bollicine?
DAL BLOG
Di Ades, by Nereo Pederzolli - 26 marzo 2023

Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia

Vinifera, DivinNosiola, poi una sequenza serrata: Summa, Viniveri, VinNatur, Bollicine in Villa e l’apoteosi enoica di Vinitaly. Tutto questo tra ieri, i giorni di fine marzo e specialmente nella prima settimana di aprile. Un tourdeforce - tutto attaccato - per degustazioni comparative, per immergersi nella più disparata scoperta del vino, rassegna che rivalutano la socialità post pandemica.

 

Vinifera è partita col botto, a Trento, negli spazi del Cte, quelli attigui il Muse - che domani ospiterà Pro.sit. un Forum dedicato ai professionisti del vino - letteralmente presi d’assalto da schiere di giovani, i wine lovers desiderosi (curiosi) di gustare - e acquistare - le chicche di un centinaio di vignaioli da tutto l’arco alpino, con quelli dell’Etna in gran spolvero.

 

Mille persone al giorno - ieri tutto esaurito - entrate rigorosamente su prenotazione, per consentire facili scambi sensoriali, parlare con i produttori, rilanciare idee. Sui tavoli (spartani bancali in legno) una lunga sequenza di vini prettamente biologici, molti definiti "naturali", altri "colfondo", tra biodinamica e vinificazioni di uve da varietà Piwi, quelle che in campagna non necessitano di alcun trattamento chimico.

 

Atmosfera rilassata, molta attenzione alla sostenibilità, alla convivialità enogastronomica - aree riservate al cibo, fattorie, giovani cuochi, altrettanti panificatori, casari, birrai, torrefattori di caffè - con finalità per nulla da business: tolte le spese per l’organizzazione, il ricavato sarà devoluto al Centro antiviolenza di Trento.

 

Vinifera, iniziativa con poca esperienza alle spalle, scarso supporto istituzionale (a parte il Comune di Trento) nessuna interazione con Consorzio Vini del Trentino, neppure con i blasonati Trentodoc, ma rassegna che riesce a coinvolgere schiere di consumatori davvero responsabili, quanti bevono più per capire che per sballare.

 

Questa tre giorni enoica apre la sequenza delle altre iniziativa. DivinNosiola in Valle dei Laghi (Qui articolo) con degustazioni, la pigiatura per il Vino Santo, ma anche occasioni di sport e ristorazione tipica.

 

Il primo giorno d’aprile è davvero fitto di appuntamenti enologici. Summa è l’edizione che da 23 anni riunisce a Magrè, nella Tenuta Lageder, oltre 100 selezionatissimi, blasonati, intraprendenti e per certi mitici produttori di vino provenienti da 10 Paesi diversi. Grandissima selezione di visitatori, biglietti per l’accesso altrettanto impegnativi (fino a 140 euro) praticamente esauriti con prenotazioni già di febbraio. Talmente esclusiva e autorevole che molte cantine hanno scelto di partecipare a Summa a Magrè al posto del Vinitaly di Verona.

 

Questioni legate più all’immagine, all’esclusività dei vini che a serrate promozioni dell’export. Prima della kermesse veronese, ecco due rassegne tutto sommato identiche: ViniVeri a Cerea e VinNatur a Gambellara. Due appuntamenti con ventennali esperienze alle spalle, rassegne rigorosamente dedicate ai vini cosiddetti naturali - anche se il nettare di Bacco è prodotto grazie alla scienza dell’uomo - quelli volutamente messi in bottiglia senza alcun additivo, per valorizzare il torbido e l’ancestrale fascino del bere alcolico.

 

Due location per altrettante divagazioni enoiche. Cerea ospita tra gli altri vignaioli giapponesi, mentre Gambellara altri diversi 190 vignaioli, comprese alcune produzioni argentine. Entrambe curiose, per libere scelte, indiscutibili. Discutibile è sicuramente il consiglio di Bollicine in Villa, sempre il 1 e 2 aprile, a Villa Farsetti, Santa Maria di Sala, vicino Venezia. Nei saloni si berrà il meglio della produzione di champagne, tra Trentodoc, Franciacorta, Alta Langa, pure i più rappresentativi Prosecco, con un consiglio: gli organizzatori chiedono alle signore di calzare un tacco di almeno 7 centimetri. Ridicola (quanto assurda) richiesta per accedere al galà, anche se lo scorso anno il dress code fissava a 11 centimetri il tacco femminile.

 

Passiamo oltre e torniamo a Verona. Dal 2 al 5 aprile Vinitaly - con una pre-apertura con Opera Wine - diventa la vera capitale del vino, non solo italiano. Numeri impressionanti, per espositori e la calca dei visitatori. Migliaia le prenotazioni, biglietti al prezzo di oltre 100 euro e cantine alle prese con una miriade di promozioni, per contattare importatori e tutta la filiera del consumo di vino, senza tralasciare l’olio extravergine e una sequenza di convegni scientifici come forse nessuna kermesse al mondo riesce ad offrire.

 

Il Trentino sarà presente con oltre 60 aziende negli spazi del Padiglione 3, con le aree di tutte le organizzazioni provinciali, dalla Fondazione Mach alla Grappa, le Strade del Vino e una consolidata presenza di cantine: Cavit, Mezzacorona e Ferrari avranno ulteriore visibilità, per rafforzare l’immagine di un Trentino sempre più colosso enoico.

 

Intraprendenza commerciale di grande valore e altrettanta autorevolezza, che da qualche anno ha provocato però una netta spaccatura tra vino della cooperazione, imprese vinicole e i vignaioli. Che infatti non saranno presenti nel Padiglione 3, preferendo lo spazio riservato alla Fivi - Federazione vignaioli indipendenti - nel Pad 8, dove una quarantina di aziende agricole dolomitiche stapperanno le loro migliori bottiglie.

 

Trentino diviso, cantine sparpagliate, alcune neppure presenti a Vinitaly con un loro stand - i costi sono molto elevati - ospitate in qualche banchetto degli esportatori o in quelli allestiti dalle riviste specializzate. Difficile preventivare tendenze o riscontri. Quale l’immagine del vino Made in Trentino se tralasciamo il prestigio delle sue rinomate bollicine?

 

Insomma, tolto il valore e l’autorevolezza di 13 milioni di bottiglie di spumante classico, cosa resta del vino chiamiamolo normale? Ancora una volta la contrapposizione tra vignaioli trentini e le solide imprese dai bilanci faraonici sarà evidente. Discrepanza ben diversa da quella proposta ad esempio dall’Alto Adige: tutti nello stesso padiglione, il vino - tutto il vino sudtirolese, senza distinzione - che racconta un territorio.

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