Arrivano i Tre Bicchieri del Gambero Rosso. Tante le conferme, con la novità della Nosiola “stagionata”
Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia
Conferme tra gli spumanti e grande risalto all’evoluzione della Nosiola. Con altrettante icone, vini assolutamente baluardi di una tradizione dolomitica che s’è imposta in campo internazionale.
A partire dal gioiello dei marchesi Guerrieri Gonzaga, quel San Leonardo sempre in gran spolvero, autorevole protagonista in ogni confronto. Al pari del Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, mirabilmente elaborato da Casa Lunelli, un Trento senza il minimo tentennamento, per una qualità briosa che ha fatto scuola. Ma subito, per l’edizione 2022, la gradita sorpresa: quella della Nosiola, interpretata in una zona – la Valle dei Laghi – che vede questo vitigno autoctono al centro di una sperimentazione enologica in un mix di ancestrali pratiche (far appassire per qualche settimana i grappoli dopo la vendemmia su appositi graticci, in perfetto stile Vino Santo) e altrettanti pazienti affinamenti in legni diversi (doghe di acacia) anche per capienza. Lasciando poi al tempo l’onere più significativo: rendere un vino bianco decisamente d’annata.
Così troviamo una versione di Nosiola che risale al 2013. È quella della Cantina Toblino, sempre in prima fila nella giusta ‘provocazione’. Sempre sulla Nosiola si fonda l’evoluzione di Pravis, azienda agricola pure della Valle dei Laghi, con l’Ora, medesima oculata vinificazione d’uve leggermente fatte appassire, vino maturato totalmente in legno.
Altra conferma viene dal Teroldego Rotaliano, quello di Giulio De Vescovi, nonostante l’annata presentata alle degustazioni da altre importanti cantine (Dorigati in primis) non sia purtroppo da annoverare tra le più portentose. Cosi è ancora il Mueller Thorgau d’alta collina, quello di Corvèe a coinvolgere per stile e portamento. Al pari del Pinot Nero di Maso Cantanghel, l’eleganza abbinata alla caparbietà di un giovane vitivinicoltore, Federico Simoni.
Chiudono – ma non per classifica, anzi- gli altri Trento. Non troverete nell’elenco grandi novità, anche se la ‘potenza’ dei Trento presentati da una sessantina di aziende si può scoprire consultando la guida. Dalle ‘bollicine’ di Ferrari, poi la grazia di Letrari, la suadenza di Maso Martis, lo scatto (è il caso di dire) di Moser, seguito dall’affidabilità di Balter e un plotone che comprende Abate Nero e lo spumante dei ‘colossi’ Cavit e Mezzacorona. Trentino e vino. Una rima che festeggia pure il 50esimo compleanno della DOC, appunto tra conferme e stimoli alla sperimentazione.