Condannato a morte, storia di Mj5, l’orso che non voleva abbandonare la compagna. Il veterinario: “L’abbattimento è sbrigativo, è un orso maturo conscio della sua forza”
L’orso Mj5 è il secondo più anziano del Trentino ma ora rischia di essere abbattuto. L’intervista ad Alessandro De Guelmi, lo storico veterinario dei plantigradi trentini: “Mi ricordo di questo esemplare, oggi, ad anni di distanza deve sentirsi molto forte. Un animale di queste dimensioni ha una potenza incredibile e, se avesse voluto, avrebbe potuto provocare ferite ben più serie alla persona coinvolta”
TRENTO. “È nostra intenzione procedere all’abbattimento del soggetto”, con queste parole il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha segnato il destino dell’orso Mj5. Della vicenda, e delle intenzioni della Provincia, sono già stati informati sia l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (che dovrà fornire un parere non vincolante) che il ministro all’ambiente Pichetto Fratin. Attraverso le analisi genetiche infatti, questo esemplare è stato riconosciuto come il responsabile dell’aggressione dello scorso 5 marzo in val di Rabbi.
Dai sopralluoghi effettuati dalla forestale con le unità cinofile si è scoperto che l’incontro-scontro con il plantigrado era avvenuto nella zona di malga Mandriole, sulla montagna di Pracorno a circa 2.000 metri di quota. L’uomo, accompagnato da un cane, e l’orso si erano trovati faccia a faccia all’altezza di una curva cieca. A quanto pare né il 39enne né l’orso avevano percepito la presenza dell’altro, spaventandosi a vicenda. Proprio a quel punto sarebbe scattata l’aggressione con l’uomo che è stato morso e graffiato a testa e braccia. Nella fuga il 39enne è rotolato per una scarpata fermandosi contro un albero mentre il plantigrado è ruzzolato più a valle per poi risollevarsi e andarsene.
Ma qual è la storia di Mj5? Tanto per cominciare va sottolineato che per lo stesso Fugatti quest’orso “non ha mai dato problematiche in passato”, questo nonostante abbia ben 18 anni, un’età che fa di lui il secondo orso più anziano del Trentino (dietro solo alla femmina Kj1). Mj5 infatti è uno dei tre cuccioli (assieme a Mj3 e Mj4) nati nel 2005 dall’accoppiamento di Maya e Joze che fanno parte dei primi dieci orsi sloveni reintrodotti in Trentino fra il 1999 e il 2002, nell’ambito del progetto Life Ursus che mirava a ricostituire un nucleo vitale di questi plantigradi nelle Alpi Centrali. Joze, con i suoi 140 chili, è stato il maschio più grande liberato in provincia con il rilascio che avvenne nel 2000, quando il plantigrado aveva fra i 5 e i 6 anni. Maya, la madre di Mj5, venne invece liberata un paio di anni più tardi. Una curiosità riguarda il fatto che nei primi comunicati ufficiali Mj5 veniva erroneamente etichettato come una femmina.
Ad ogni modo quest’orso “anziano” (in media allo stato selvatico sopravvivono per circa 20 o 25 anni) è considerato un girovago, avendo frequentato buona parte del Trentino occidentale. Già nel 2007 era stato rilevato in val d’Ultimo, in Alto Adige, mentre l’anno seguente si trovava nell’alta val di Non. Nel 2010, a 6 anni, questo esemplare ha raggiunto la maturità sessuale: nel 2012 si riproduce per la prima volta e nel 2014 (con Dg3) dà vita alla seconda cucciolata. Risalgono sempre al 2010 i primi danni registrati in Alto Adige. Nel corso del tempo l’esemplare verrà segnalato più volte per le predazioni su animali domestici (nel 2016 attaccò almeno tre asini in val Rendena), è pur vero però che in altrettante occasioni non verrà nemmeno citato nel rapporto annuale sulla presenza in Trentino dei grandi carnivori. Negli ultimi anni per esempio non risultano segnalazioni degne di nota.
L’episodio più particolare che coinvolge Mj5 avviene nel 2011. Tutto inizia quando il cucciolo M11 viene notato nella zona del Brenta meridionale mentre vaga da solo. Troppo piccolo per sopravvivere l’orsetto verrà prelevato dai forestali e portato al centro del Casteller (dopo le cure sarà nuovamente liberato in natura). Le analisi genetiche permettono di scoprire che M11 è il cucciolo della femmina Dj3 e del maschio Jj5. I forestali però notano che da un po’ di tempo l’orsa in questione si muove accompagnata da un altro maschio. Si tratta proprio di Mj5 che con ogni probabilità aveva tentato di uccidere il piccolo per far ritornare la femmina in calore.
Il problema è che Dj3 è considerata un’orsa problematica e per questo ne viene disposta la cattura, avvenuta il 16 maggio 2011 (il suo cucciolo sarà prelevato pochi giorni dopo). Nella zona dove i forestali hanno installato la trappola tubo però stazionano anche la femmina Daniza (catturata a sua volta e radiocollarata) e Mj5 che, pur entrando nella trappola, si è dimostrato più diffidente. Un incredibile scatto realizzato dalla forestale mostra Mj5 nei pressi della trappola tubo dove all’interno è rinchiusa Dj3.
Nel rapporto della forestale dell’epoca si legge: “La gestione delle due femmine rinchiuse nella trappola a tubo è stata resa problematica dalla presenza all’esterno del maschio (Mj5 ndr) che, essendo nel periodo degli amori, ha stazionato insistentemente nei dintorni della trappola in cui erano rinchiuse le femmine. Considerata la situazione potenzialmente pericolosa, allo scopo di garantire la sicurezza degli operatori impegnati nella manipolazione delle due orse oltre agli operatori di sicurezza normalmente presenti nelle attività di cattura sono stati coinvolti anche i conduttori dei cani da orso”.
Dopo la cattura Mj5 e Dj3 non si rincontreranno mai più. Dal 2011 la femmina vive in cattività mentre nell’aprile del 2021 è stata addirittura trasferita dal Trentino alla Germania. Oggi si trova nel parco di una cittadina che sorge ai margini della Foresta Nera. Daniza invece morirà accidentalmente nel 2014 durante le fasi di cattura.
“Mi ricordo di Mj5, non mi aspettavo che fosse lui l’orso responsabile dell’aggressione in val d’Ultimo”, afferma Alessandro De Guelmi, l’ex veterinario che per anni è stato responsabile della sedazione degli orsi durante le operazioni di cattura in provincia di Trento. “Quando catturammo Dj3 fummo estremamente cauti perché sapevamo che nei paraggi c’era il maschio, per questo adottammo particolari attenzioni”.
In merito alla recente aggressione invece, come l’ex veterinario, in pochi si aspettavano che il responsabile fosse un orso così “anziano”. In un primo momento si era pensato a una femmina con cuccioli o a un giovane maschio: “Però capisco che sia andato contro la persona, Mj5 deve sentirsi molto forte. Un esemplare di queste dimensioni ha una potenza incredibile e, se avesse voluto, avrebbe potuto provocare ferite ben più serie alla persona coinvolta. Fortunatamente non appena ha capito che l’uomo non rappresentava più un problema il plantigrado se ne è andato”.
Sulla possibilità di abbattere alcuni esemplari, quando strettamente necessario, De Guelmi non si è mai detto contrario ma proprio per questo non può essere accusato di parlare per partito preso. “L’ordinanza di abbattimento che sarà emanata mi sembra sbrigativa, perché la Provincia forse non è del tutto esente da responsabilità. Le istituzioni fanno poca informazione – precisa l’ex veterinario – servirebbe un piano capillare partendo dalle scuole. Solo se hai fatto tutto ciò che era in tuo potere allora si può pensare agli abbattimenti, anche se non entro nel merito delle scelte di chi deve garantire la sicurezza delle persone”.
Se è vero che l’abbattimento di un maschio adulto rappresenta in un certo senso il male minore per la specie, simili azioni non sono del tutto esenti da conseguenze. “Fra gli orsi è diffuso l’infanticidio, serve ai maschi per far tornare in calore le femmine e accoppiarvisi. Il problema è che andando a eliminare un esemplare così grande, e per questo dominante, è probabile che in zona aumentino gli infanticidi sui cuccioli perché un numero più elevato di giovani orsi potrebbero approcciarsi alle femmine del posto”.
In altre parole il vuoto lasciato da Mj5 potrebbe richiamare in zona diversi giovani esemplari. Gli orsi non sono animali territoriali ma durante la stagione degli amori si spostano alla ricerca delle femmine che tendenzialmente sono più stanziali. Non riconoscendo i cuccioli nati durante la stagione (e non essendoci più Mj5) gli altri maschi avranno più occasioni di uccidere i cuccioli.
Per ridurre al minimo gli scontri con l’orso l’ex veterinario si auspica che in futuro vengano aumentate le risorse destinate alla ricerca. “Non è possibile che in Trentino ci siano solo due orsi dotati di radiocollare, non dobbiamo monitorare solo quelli ritenuti problematici. Seguendo più esemplari – conclude De Guelmi – potremmo raccogliere maggiori informazioni e studiare meglio le loro abitudini per evitare che simili episodi si ripetano”.