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Morti sul Gran Sasso, il fratello di Luca Perazzini: "Presenterò un esposto, la Procura indaghi: avrebbero dovuto impedire l'accesso"

L'annuncio di voler presentare un esposto in Procura è stato dato dal fratello di Luca Perazzini, l'alpinista morto con l'amico Cristian Gualdi sul Gran Sasso: "Continuo a chiedermi perché non hanno impedito l'accesso"

di
Luca Andreazza
02 gennaio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Un esposto in Procura perché indaghi sulle responsabilità e perché non è stato impedito l'accesso a Luca Perazzini e Cristian Gualdi, gli escursionisti morti sul Gran Sasso. Un'operazione di salvataggio, conclusa tragicamente, che è durata giorni con le squadre bloccate in quota dalla bufera di neve. L'annuncio è stato dato dal fratello di una vittima in un'intervista sulle pagine di Qn-Resto del Carlino.

 

Nelle scorse ore c'è stata una fiaccolata organizzata da amici e conoscenti a San Vito di Santarcangelo di Romagna, il paese delle due vittime ma non si è placato il dolore per scomparsa dei due alpinisti.

 

"Ho intenzione di presentare un esposto alla Procura di Teramo. Continuo a chiedermi perché non hanno impedito l'accesso a Luca e Cristian", le parole di Marco Perazzini. "Se le condizioni erano proibitive e c'erano dei rischi legati al maltempo, non dovevano farli salire".

 

Dispersi da domenica 22 dicembre sul Gran Sasso, i due alpinisti sono stati poi trovati il 27 dicembre. "Né mio fratello Luca, né Cristian erano inesperti o sprovveduti, come qualcuno ha scritto invece in questi giorni", aggiunge Perazzini. "Amavano la montagna, ne conoscevano i rischi. Purtroppo è accaduta una disgrazia. I soccorritori hanno fatto quello che hanno potuto e li ringraziamo per tutto l'impegno. Ma penso che questa tragedia si potesse evitare".

 

Secondo il fratello di Luca, "avrebbero dovuto impedire l'accesso a tutti gli alpinisti, come avviene in altre località: Luca e Cristian, purtroppo, sono stati colti di sorpresa dalla bufera e non hanno potuto fare nulla per salvarsi. Se avessero vietato a loro e a agli altri escursionisti di salire, forse a quest'ora non staremmo qui a piangerli".

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