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Attualità

Parlando di “disboscamento” Maurizio Crozza mostra l'immagine di un bosco ceduo. Un’occasione per riflettere su alcune percezioni distorte legate alla gestione forestale

Nell'ultima puntata di "Fratelli di Crozza", durante un simpatico monologo dedicato al governatore veneto Luca Zaia, il comico genovese ha mostrato alcune foto relative a interventi umani sul territorio che favorirebbero dissesti e alluvioni. Tra queste, anche la foto di un ceduo, una forma di governo che in realtà è prevista e normata dalle leggi forestali italiane che non è direttamente correlabile a questi fenomeni

di
Luigi Torreggiani
06 ottobre | 08:30
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Venerdì 4 ottobre è andata in onda una nuova, esilarante puntata di “Fratelli di Crozza”, il programma satirico condotto dal comico genovese Maurizio Crozza.

 

Durante un monologo dedicato al governatore veneto Luca Zaia e alla sua annunciata “guerra alle nutrie” per contrastare i problemi legati alle inondazioni, Crozza ha esclamato: “E io che pensavo fosse colpa dell’uomo!”

 

Da quel momento è iniziata una carrellata di fotografie associate alle cause delle alluvioni, di fronte alle quali il comico ha attribuito ironicamente la colpa alle temibili nutrie: “Sono le nutrie che hanno costruito dentro gli argini dei fiumi!”, “sono le nutrie che hanno disboscato intere colline!”

 

Peccato che la foto mostrata per parlare di “disboscamento” è relativa ad un comune bosco ceduo nel momento del taglio di utilizzazione. Si notano in primo piano le ceppaie tagliate probabilmente la stagione precedente, dalle cui gemme sono già ricacciati i “polloni”, i nuovi alberi garantiscono la permanenza del bosco. Si notano anche le “matricine” rilasciate in piedi, le piante che vengono mantenute come portaseme. Insomma, una normale forma di utilizzazione forestale che esteticamente può certo non piacere, che può indubbiamente colpire i non addetti ai lavori, ma che è ampiamente prevista e regolata da tutte le normative forestali, sia nazionali che regionali, ed è una delle “forme di governo” del bosco da sempre praticate e studiate nel nostro Paese e non solo.

Ceppaia di castagno con ricacci

Ceppaia di castagno con ricacci in un ceduo

Attraverso Google è stato facile risalire all'esatta immagine mostrata da Crozza in TV: si tratta in effetti di un bosco ceduo, nel comune di Velletri. Un cantiere che è stato al centro di alcune contestazioni (per questo la foto è in internet e si trova cercando il termine “disboscmento”) e anche di una procedura penale per presunte irregolarità, che tuttavia non ha ancora concluso l'iter giudiziario. 

 

Ma a parte il caso puntuale, che ci è sembrato comunque corretto citare anche se che non ha fatto minimamente parte della narrazione di Crozza, lo scopo di questo breve articolo non è certo quello scoprire l'origine della foto o di bacchettare il comico e i suoi autori per aver usato il termine “disboscamento” a sproposito. Si tratta infatti di un dettaglio sui cui si potrebbe anche sorvolare, se non fosse per l’associazione “taglio del ceduo = rischio alluvioni”. Quando si tratta di temi così complessi e di forte impatto è importante a nostro avviso fare chiarezza.

 

Ad aiutarci è un’intervista realizzata alcuni mesi fa sulla rivista tecnico-scientifica Sherwood – Foreste ed Alberi Oggi a Filippo Giadrossich, esperto di idrologia e dissesti in ambiente montano e boschivo dell'Università degli Studi di Sassari.

Un bosco ceduo di castagno appena utilizzato

Un bosco ceduo di castagno utilizzato da un anno. Sono ben visibili le ceppaie con i ricacci

“Sia le foreste governate a ceduo che quelle governate a fustaia contribuiscono a mitigare l'erosione e le frane superficiali, senza differenze significative nella capacità di ritenzione idrica del suolo sulla base del tipo di governo. Questo vale anche per l’effetto di trattenuta dell’acqua da parte delle chiome, che viene perso dopo pochi millimetri di pioggia, indipendentemente dalla forma di governo”, ha spiegato Giadrossich, “bisogna fare attenzione a non cadere nella trappola "ceduo = dissesto". La capacità idrica nei suoli forestali è generalmente buona quale che sia la forma di gestione selvicolturale applicata, data dall'elevata porosità e capacità di drenaggio”.

 

In definitiva: la foto mostrata da Crozza non è relativa ad un “disboscamento” e non è direttamente collegabile al problema delle alluvioni.  

 

Come si legge sul dizionario Treccani, per “disboscamento” si intende un: “Processo, spesso di lunga o lunghissima durata, di eliminazione del bosco in aree talora assai vaste, con conseguenti sensibili mutamenti delle caratteristiche del clima locale (aumento delle escursioni termiche diurne e stagionali) e del suolo su cui era insediato il bosco (diminuzione o scomparsa di sostanza organica, erosione superficiale e frane, per il venir meno dell’azione di regolazione del deflusso idrico esercitata dagli alberi e dal detrito organico presente nel terreno), e con effetti sui terreni contermini posti a valle del bosco (alluvioni)”.

 

Al contrario, l’immagine mostrata (al di là del caso specifico) è relativa ad una normale forma di gestione forestale, il governo a ceduo, che è prevista e normata da tutte le leggi forestali e che, a parte casi estremi (il “dipende” è sempre d'obbligo quando si parla di questi argomenti complessi), non è direttamente connesso a frane e alluvioni.

 

Sull'attualità del governo a ceduo si potrebbe discutere a lungo, è in corso infatti un ampio e variegato dibattito tecnico-scientifico sul tema, ma di certo l’accostamento di case costruite nei letti dei fiumi e di boschi utilizzati sulle nostre colline e montagne per produrre legna da ardere o paleria (quindi energia e materia prima rinnovabile) è profondamente scorretto.

 

La foto mostrata da Crozza evidenzia una percezione distorta della gestione forestale molto presente nell'opinione pubblica, che spesso porta a idee e associazioni errate e che sovente si sfoga, sui social e non solo, appellando gli operatori forestali con termini quali “distruttori”, “devastatori” o addirittura “assassini”.

 

Non vogliamo qui difendere questa o quella modalità di gestione del bosco, né tantomeno il singolo caso di Velletri, ma solo segnalare che dietro alla fotografia di un bosco appena utilizzato - e non disboscato - c'è tanta complessità da valutare, senza pregiudizi né banalizzazioni che rischiano il perpetuarsi di messaggi distorti in una società sempre più urbanizzata e sempre meno capace di leggere il paesaggio. 

 

Detto questo... evviva Maurizio Crozza e la sua comicità geniale e genuina!

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