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Attualità

"Ma voi cosa proponete di concreto?" A Bologna il movimento climatico presenta alla politica 33 proposte per la transizione ecologica. Tanti spunti riguardano la montagna

Le iniziative includono: Città 30, turismo sostenibile, trasporto pubblico, riforma della GDO, accesso alla cittadinanza, Fondo Italiano per il Clima, strategia industriale per la transizione energetica e tassa sul carbonio. “Attivarsi significa dire NO a ciò che si ritiene ingiusto per il ‘noi’ che sta alla base della società, ma soprattutto lavorare per costruire il mondo che si desidera a partire da quei NO”

di
Michele Argenta
07 dicembre | 13:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Nel 2019, guidate da Fridays for Future, circa 100.000 persone scesero nelle piazze di tutta Italia per chiedere azioni concrete per combattere la crisi climatica. Negli anni successivi, tra una crisi pandemica, molteplici guerre in corso a livello globale e un'insicurezza politica aggravata dall'aumento dei fenomeni meteorologici estremi, i grandi movimenti di piazza hanno perso slancio, frammentandosi. Tuttavia, le realtà locali non hanno mai smesso di lavorare sul territorio.

La pista da bob di Cortina, la diga del Vanoi, i progetti sul Tagliamento e sul Piave o la questione turistica sulle Dolomiti sono esempi di decenni di gestione territoriale che privilegia il breve termine, ignorando gli effetti di una crisi economica e sociale amplificata dalla crisi climatica attuale.

Una delle domande ricorrenti rivolte a chi si mobilita contro un modello di sviluppo o una grande opera è: “Ma voi cosa proponete di concreto?”. Clara Pogliani, portavoce dell’associazione Ci sarà un bel clima, risponde: “Attivarsi significa dire NO a ciò che si ritiene ingiusto per il ‘noi’ che sta alla base della società, ma soprattutto lavorare per costruire il mondo che si desidera a partire da quei NO”. Oggi, quelle proposte concrete, raccolte in oltre 300 pagine, rappresentano una visione chiara di una società che rispetti il lavoro, i territori, l’ambiente e le persone.

 

 

Il documento

 

Il documento, frutto di oltre un anno di lavoro a partire da settembre 2023 e redatto con il contributo di oltre 200 rappresentanti dei movimenti climatici e ambientali italiani riuniti sotto il cappello degli "Stati Generali dell'Azione per il clima", si articola in sei macro-categorie: energia, sistemi agroalimentari, educazione e formazione, mobilità, modelli economici e giustizia sociale, risorse naturali e territorio. Le 33 proposte, applicabili a livello nazionale, ma adattabili anche alle specificità territoriali, mirano a porre le basi per avviare la transizione ecologica in Italia entro il 2030.

Tra le iniziative delineate figurano: città a misura di pedoni e ciclisti (Città 30), turismo sostenibile, investimenti nel trasporto pubblico, una riforma della grande distribuzione organizzata (GDO), accesso alla cittadinanza, implementazione del Fondo Italiano per il Clima, la creazione di una strategia industriale nazionale per la transizione energetica e l’introduzione di una tassa sul carbonio per ridurre la povertà energetica e le disuguaglianze sociali. Il riassunto del documento è disponibile online per il download.

Sebbene molte proposte siano di portata nazionale, alcune si rivolgono anche ai territori montani.

 

Di seguito un breve riassunto delle principali politiche pensate per un futuro sostenibile della montagna, con un approccio che mette al centro il territorio e i suoi abitanti

 

Acqua, Clima e Salute: per una gestione integrata e sostenibile della risorsa idrica

 

Dal 2000, l'Italia è stata colpita da disastri climatici che hanno causato migliaia di morti e danni per circa 100 miliardi di euro, rendendola il terzo Paese europeo per eventi estremi. Nonostante una disponibilità di acqua abbondante, l'Italia è il primo in Europa per prelievi idrici, utilizzando circa il 30% delle risorse annue, in gran parte per l'agricoltura (41%). La maggior parte dell'acqua prelevata proviene da fonti sotterranee. Le perdite idriche e lo stress causato dai cambiamenti climatici sono problematiche rilevanti, con differenze tra i distretti idrografici. Per affrontare queste sfide, è necessario rafforzare il monitoraggio e la gestione integrata delle risorse idriche, favorendo un coordinamento tra le Agenzie Regionali, il SNPA e l'ISPRA. La proposta prevede anche soluzioni naturali per recuperare zone umide, gestire le acque in eccesso e ricaricare le falde. Inoltre, si promuovono infrastrutture verdi e una pianificazione territoriale resiliente per contrastare l'impatto dei cambiamenti climatici. Un altro obiettivo è l’integrazione della ricerca nella gestione, per ottimizzare l’uso delle risorse e coinvolgere attivamente cittadini e portatori di interesse in processi partecipativi e educativi.

 

Pianificazione e gestione forestale attiva per boschi più resilienti e multifunzionali

 

Le foreste italiane coprono oltre un terzo del territorio, ma la pianificazione forestale locale è insufficiente, nonostante normative come il Testo Unico sulle Foreste (2018) e la Strategia Forestale Nazionale (2021). La crisi climatica rende le foreste vulnerabili a incendi, tempeste e siccità, richiedendo una gestione più sostenibile. La filiera foresta-legno dipende per l’80% da importazioni, spesso da aree con minori tutele ambientali. La proposta mira a portare il 50% delle foreste sotto pianificazione entro il 2030, rafforzando la resilienza climatica e promuovendo una gestione multifunzionale che includa biodiversità, prevenzione incendi e selvicoltura preventiva. Si intende sviluppare l’industria del legno locale, ridurre le importazioni e favorire fonti sostenibili. L’obiettivo è tutelare habitat e biodiversità, contrastare la crisi climatica e garantire la salute ecologica del Paese.

 

Nuove strategie per le Aree Interne

 

Le aree interne italiane affrontano sfide significative che ne ostacolano lo sviluppo, tra cui l'abbandono delle comunità locali, la scarsità di servizi essenziali, la frammentazione fondiaria e un'economia poco valorizzata rispetto alle aree urbane. Questi fattori contribuiscono a un declino demografico, una ridotta coesione sociale e una dipendenza da modelli economici insostenibili, come il turismo stagionale. Per contrastare queste criticità, la "Strategia Nazionale per le Aree Interne" (SNAI) è stata introdotta nel ciclo 2014-2020 con l’obiettivo di promuovere occupazione, infrastrutture, inclusione sociale, valorizzazione delle risorse locali e tutela ambientale. Tuttavia, per essere realmente efficace, è necessario rafforzare la partecipazione delle comunità locali nella progettazione e attuazione delle strategie di sviluppo, promuovendo un modello di crescita sostenibile. La proposta mira a costruire strategie territoriali a lungo termine che garantiscano il miglioramento dei servizi, l’adattamento ai cambiamenti climatici e il welfare. Si propone il rafforzamento della SNAI attraverso una regia nazionale più incisiva, supportata da un maggiore coinvolgimento delle amministrazioni locali. Una novità chiave è l’introduzione degli "attivatori di comunità", figure professionali dedicate a stimolare l’imprenditorialità locale e la progettazione di servizi su misura per le specificità dei territori. Al contempo, è essenziale garantire standard di performance omogenei tra le aree interne, riducendo le disparità e assicurando tempi di attuazione e rendicontazione uniformi. Questi interventi, uniti alla promozione di pratiche sostenibili in ambito agricolo e industriale e alla conservazione delle risorse naturali, puntano a costruire un futuro resiliente e prospero per le aree interne italiane.

 

Politiche per un turismo sostenibile

 

Il turismo in Italia soffre di una dipendenza da modelli stagionali e monotematici, come il turismo balneare estivo e quello sciistico invernale. Questi approcci, spesso guidati da politiche a breve termine, trascurano le sfide ambientali e climatiche, minacciando la sostenibilità a lungo termine. Gli investimenti pubblici raramente sono adattati alle specificità territoriali, perpetuando il sovraturismo e la monocultura turistica. Inoltre, manca una pianificazione mirata che consideri la necessità di diversificare l’offerta e destagionalizzare i flussi turistici. Nonostante ciò, realtà virtuose e associazioni come Legambiente, Protect Our Winters Italia, The Outdoor Manifesto e il CAI stanno promuovendo un modello di turismo lento e sostenibile, sensibilizzando sull’importanza di preservare l’ambiente e coinvolgere le comunità locali. La proposta si concentra su un turismo diversificato, che distribuisca i flussi lungo tutto l’anno, preservi le risorse naturali e riduca l’overtourism, con una gestione responsabile che protegga gli ecosistemi più fragili. Mira a valorizzare il patrimonio culturale e naturale, offrendo esperienze autentiche e rispettose delle tradizioni locali. Inoltre, il coinvolgimento delle comunità locali è centrale per creare occupazione e uno sviluppo economico equilibrato. Questo nuovo approccio non solo ridurrebbe la pressione sulle infrastrutture, ma rafforzerebbe anche il legame tra turismo e sostenibilità, garantendo un futuro resiliente e inclusivo per i territori italiani.

 

Cibo buono e cibo sano: per delle food policies locali

 

Il sistema agroalimentare attuale, sostenuto da politiche come la PAC, favorisce la grande distribuzione e le grandi aziende agricole, penalizzando filiere corte e mercati locali. Questo modello concentra il potere economico in poche catene distributive, ostacolando l’accesso a cibo fresco e sano, generando deserti alimentari e promuovendo una dieta ricca di carne importata, dannosa per salute e ambiente. Inoltre, l’agricoltura tradizionale, ad alto consumo di risorse, degrada suolo, biodiversità e acqua, contribuendo alla crisi climatica. Per contrastare queste criticità, la proposta mira a: creare Consigli del Cibo per un dialogo partecipativo sulle politiche alimentari locali; promuovere filiere corte e mercati locali attraverso il Green Public Procurement, con attenzione alle mense scolastiche; ridurre lo spreco alimentare recuperando cibo in scadenza per le fasce vulnerabili; aumentare la consapevolezza alimentare con programmi educativi nelle scuole; e sostenere un’agricoltura locale, multifunzionale e sostenibile, sviluppando mercati contadini, orti urbani e progetti di agricoltura sociale.

 

Se siete curiosi di leggere le altre proposte, potrete trovare tutte le informazioni sul sito degli Stati Generali dell'Azione per il Clima.

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