Come comportarsi con il cane in montagna? "Un giusto comportamento dipende da molti fattori". I consigli dell’educatore cinofilo
Ecco come evitare le conseguenze di una cattiva gestione del proprio animale durante le escursioni
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Due cani lasciati liberi in montagna dal padrone e recuperati dai pompieri con l’elicottero (a nostre spese). Un uomo in ospedale dopo essersi trovato faccia faccia con un orso mentre era in compagnia del suo cane. Il cane è libero, insegue una mandria di asini e cavalli che precipita dal burrone, e causa la morte di 18 animali.
Sono solo alcuni esempi delle conseguenze provocate da una cattiva gestione del proprio cane in montagna. Questi animali, possono anche mordere bestie selvatiche, provocare incidenti a causa dell’incontro con altri cani o persone, o ancora, trasmettere malattie potenzialmente pericolose per gli orsi, come Cimurro, Parvovirosi, Leptospirosi ed Epatite infettiva, tutti pericoli che possono essere ridotti al minimo con le vaccinazioni e una corretta gestione dei cani.
Sono notizie che fanno riflettere sulla necessità di una maggiore responsabilità dei padroni e una corretta formazione sull’argomento.
“Un giusto comportamento dipende da molti fattori, come la preparazione atletica del proprietario e del cane, la valutazione dell’itinerario e del meteo, la tipologia di razza e le motivazioni predominanti del cane. Altri aspetti che influiscono sono il tipo di relazione che c’è con il cane e come il proprietario gestisce l’animale. In questo settore non ci sono risposte standard, è una materia complessa e per questo le valutazioni vanno costruite ad-hoc su ogni caso specifico, in generale adottare un approccio prudenziale è sempre la scelta migliore per affrontare un’escursione in montagna con il proprio amico a quattro zampe”, ha affermato Ezio Chiarani, educatore cinofilo e titolare dell’azienda ‘Ma che vita da cani’, che si trova a Caldonazzo.
Per approccio prudenziale si intente valutare i luoghi in cui lasciare libero il cane, oppure, per sicurezza, tenerlo al guinzaglio, quando non si ha una formazione adeguata su come comportarsi in montagna. “Prima di approcciarsi a un sentiero è fondamentale lavorare bene sulla costruzione di una relazione corretta e un richiamo efficace. L’atteggiamento migliore, ancora prima di portarlo in montagna è intraprendere un percorso di educazione, durante il quale capire come comunicare con il cane e come instaurare un corretto rapporto con l’animale”, ha continuato Ezio Chiarani.
“Bisogna essere sicuri di saperlo gestire e farsi capire dal cane in caso di situazioni che si possono verificare in montagna, come l’incontro di altre persone, cani, per non parlare dell’incontro con animali selvatici, che è ancora più delicato se non in possesso delle dovute competenze”.
Una buona idea è approcciare i sentieri insieme a un accompagnatore di mezza montagna e un educatore cinofilo: “Ho costruito un personale protocollo da adottare: è fondamentale lavorare sul segnale di “dietro”, sul richiamo, su come evitare che il cane tiri quando è al guinzaglio”, ha detto Chiarani.
È sempre imprevedibile dove si possono incontrare animali selvatici, ma si possono mettere in atto alcune valutazioni: “In una pietraia, per esempio, è importante non lasciare mai libero il cane, anche se è bravissimo, perché ci sono le marmotte, che non vanno disturbate”. È altrettanto importante valutare il luogo dove iniziare a lasciare libero il cane quando vogliamo lavorare sul richiamo, avere un campo visivo ampio, per esempio, ci aiuta a considerare al meglio eventuali rischi.
Il tema principale è quindi legato alla responsabilità e all’educazione delle persone. Al momento, infatti, la cinofolia non è un ambito regolamentato, il cane è considerato come ‘bene privato’ e non c’è nessun obbligo di fare un corso di formazione. “Come ‘Ma che vita da cani’ siamo favorevoli all’introduzione di un patentino obbligatorio per chiunque intenda adottare o acquistare un cane, a prescindere dal fatto che si vada in montagna o meno”, ha detto
Il cane risulta particolarmente problematico nel caso si dovesse incontrare un orso: l’animale, infatti, potrebbe scatenare una reazione del plantigrado. In quasi tutti gli episodi di aggressioni da parte dell’orso in cui c'è stata la presenza di un cane, la sua cattiva gestione, e la mancanza di guinzaglio o lunghina sono stati gli elementi scatenanti. Per gli orsi, i cani rappresentano un pericolo e potrebbero sentirsi minacciati. “La valutazione corretta della gita è imprescindibile. Quando vado in Val di Sole o in Val di Non, non porto il cane con me, o comunque lo tengo sempre al guinzaglio. In queste zone, infatti, la percentuale di probabilità di incontrare un orso è molto maggiore che in altri luoghi del Trentino”, ha affermato Chiarani.
Per tutte queste ragioni, in diversi parchi nazionali italiani è vietato l’ingresso ai cani oppure c’è l’obbligo di tenerli al guinzaglio, come il Parco regionale del Serio a Seriate, il Villa Ghirlanda a Cinisello Balsamo, il Parco Regionale “La Mandria”, a Venaria Reale, Torino, il Parco del Gran Paradiso in Valle d’Aosta, il Parco nazionale d’Abruzzo, il Parco dei Monti Sibillini, Marche e Umbria, e il Parco regionale della Maremma a Grosseto. Prima di partire con il proprio cane, è quindi importante ricordare di controllare il regolamento del parco che si intende visitare.
“Nel nostro campo cinofilo quello che facciamo è creare una relazione, ovvero mettere in comunicazione due specie differenti. Insegniamo alle persone come capire il cane. Il nostro problema principale, infatti, è che siamo molto antropocentrici: nell’approccio con l’animale proiettiamo sempre la nostra visione, senza mai metterci in discussione e vedere le cose dal suo punto di vista. Alla fine del percorso, il cane collabora con la persona perché la capisce e per il piacere di farlo. La relazione è la base da cui partire”, ha concluso Ezio Chiarani, titolare dell’azienda ‘Ma che vita da cani’.
Resta sempre fondamentale, dunque, una opportuna preparazione prima di andare in montagna con il proprio cane e una corretta valutazione dei percorsi che si intende intraprendere. Se non si hanno questi strumenti, è sempre meglio tenere il cane al guinzaglio. Le persone, oltre che essere civilmente e penalmente responsabili del proprio cane, lo sono anche moralmente: se si fa male l’animale, la responsabilità è sempre e comunque del padrone. Non è il cane che sceglie di andare in montagna: essere prudenti è l’unica strada possibile.