Raccontare la montagna? “Sì, ma per incentivare una frequentazione educata dei rilievi”
Prosegue il confronto sulle opportunità e sui pericoli di raccontare la montagna. Ad alimentare il dibattito, il presidente del CAI Alto Adige, Carlo Alberto Zanella: "Raccontare sì - riflette - ma per incentivare una frequentazione educata dei rilievi"
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Raccontare, o non raccontare, questo è il dilemma. Dilemma nato la settimana scorsa in seguito all’inaugurazione della nostra rubrica del venerdì mattina, dedicata alle relazioni di itinerari esterni rispetto alle rotte più battute.
A innescare questo interessante dibattito è stato Claudio Bassetti, già presidente della SAT (Società Alpinisti Tridentini), con un commento sui social: “Pubblicizzare una valle silenziosa e poco conosciuta ha come probabile risultato l'eliminazione della sua caratteristica. C'è un rischio nel rendere note località e nel raccontare ambienti che si sono conservati integri ed affascinanti proprio perché non frequentati. Dobbiamo riflettere su questo in modo molto serio”.
Considerazione opportuna, che evidenzia la complessità delle dinamiche che caratterizzano il nostro presente. Ma se da un lato è vero che raccontare un territorio può suscitare il desiderio di visitarlo, aumentando conseguentemente le presenze; dall'altro il turismo, quando ben gestito, può integrarsi all'economia locale sottraendo quei luoghi da un non meno pericoloso e mortificante abbandono.
Ad alimentare il confronto è arrivata una riflessione di Carlo Alberto Zanella, presidente del CAI Alto Adige.
Secondo Zanella, infatti, l’equilibrio tra il sovraffollamento, la necessità di integrare l’economia delle valli afflitte dall’abbandono, e l’esigenza di salvaguardare il carattere ambientale di quei territori oggi poco frequentati trova un minimo comune denominatore nella parola educazione.
“Il punto di equilibrio”, ha affermato, “si incontra in una pianificazione turistico-territoriale capace non solo di attirare persone educate, ma anche di educare i turisti. L’educazione parte dalla promozione e le valli minori, quelle esterne rispetto ai grandi flussi turistici, oggi hanno una grande opportunità: quella di richiamare quei turisti – e non sono pochi! – rispettosi delle caratteristiche ambientali e sociali di un territorio. Un turismo sobrio, che trova appagamento nella montagna e non nelle infrastrutture ludico-ricreative che si continuano a promuovere e che spesso rischiano di lasciare delle cicatrici indelebili sul territorio. Raccontare quindi sì, ma per incentivare una frequentazione educata dei rilievi”.
L’AltraMontagna è anche uno spazio di discussione e, di conseguenza, siamo aperti a riprendere altre riflessioni sull’argomento. Intanto vi diamo appuntamento a venerdì mattina, nella speranza di riuscire non solo a offrire delle relazioni puntuali, ma anche – per dirla con Zanella – di divulgare una frequentazione attenta e misurata dei territori montani.