Prodi scettico sull'origine antropica dei cambiamenti climatici. Una posizione che volta le spalle alla scienza
Franco Prodi, fratello dell’ex premier e fisico dell’atmosfera, ha ribadito sul Corriere della Sera il suo scetticismo sulla correlazione tra cambiamenti climatici ed emissioni di gas serra prodotte dalle attività antropiche. Una posizione che nuota controcorrente: la comunità scientifica, infatti, su questo tema è compatta. Il glaciologo Giovanni Baccolo: "Se lo spazio dato ai negazionisti fosse proporzionale al loro peso scientifico, per ogni riga lasciata a Franco Prodi ce ne vorrebbero trenta dedicate alla teoria antropogenica del clima"
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Franco Prodi, fratello dell’ex premier e fisico dell’atmosfera, si distingue da anni nel panorama scientifico per le sue posizioni sui cambiamenti climatici. Al contrario della stragrande maggioranza della comunità scientifica, estremamente compatta sul tema, il fisico sostiene infatti che le trasformazioni in corso non siano totalmente causate dall’azione climatica. Ieri è uscito sul Corriere della Sera un articolo che riportava alcune sue recenti dichiarazioni.
"Prodi torna alla carica – si legge sul Corriere – perché, dice, «la situazione ha raggiunto un livello inaudito di gravità, anche europeo e mondiale, sul tema dei cambiamenti climatici, con la serie delle COP (ora alla 28sima) dell’IPCC e l’affermazione del 98% della responsabilità antropica del riscaldamento globale». Il professore ribadisce la propria posizione critica e sottolinea la presa di distanza delle Istituzioni dalle sue tesi: «C’è un Paese che ignora le proprie istituzioni scientifiche, accetta il green deal e la conseguente conversione energetica in maniera acritica». «C’è una crisi profonda nel rapporto fra politica e scienza, almeno in questo settore», sentenzia, profetizzando «una deriva foriera di guai su clima ed energia»".
Le parole del fisico contengono una grande verità: “C’è una crisi profonda nel rapporto fra politica e scienza”. Questo è vero e lo possiamo osservare nella persistenza di politiche disallineate rispetto agli approdi scientifici di quegli studiosi – la maggior parte – che invece confermano la matrice antropica dell’aumento delle temperature, le cui conseguenze si stanno palesando in modo sempre più evidente.
L’origine delle trasformazioni, spiega pressoché unanime la comunità scientifica, si deve attribuire ai gas serra immessi in atmosfera dalle attività umane.
Proviamo a servirci di una metafora. I gas serra vanno a comporre una sorta di giubbotto per la Terra: avvolgendola riescono infatti a trattenere parte della radiazione infrarossa emessa dal pianeta, consentendo così il normale svolgimento della vita. Se mancasse questo cappotto la Terra sarebbe un pianeta freddo e inospitale. Se siamo qui a ragionare lo dobbiamo proprio all'effetto serra.
Tuttavia la società dei consumi, fortemente dipendente dai combustibili fossili, immette in atmosfera enormi quantitativi di gas serra, andando così ad inspessire il giubbotto atmosferico che, da normale giacca a vento, si sta trasformando in una tuta himalayana. La capacità del nostro giubbotto di trattenere il calore è quindi cresciuta assieme progressivo aumento di gas serra immessi in atmosfera dall’uomo.
"A oggi la teoria antropogenica sul cambiamento climatico è l’unica che è riuscita a spiegare quanto sta accadendo al clima del pianeta - spiega Giovanni Baccolo, glaciologo e membro del comitato scientifico de L'AltraMontagna - Le teorie alternative portate avanti da uno sparuto gruppo di scienziati, tra cui Franco Prodi, non riescono a farlo. Senza considerare gli effetti legati alle emissioni di anidride carbonica è ad oggi impossibile spiegare il riscaldamento che abbiamo osservato negli ultimi decenni".
"La scienza ovviamente non funziona in modo dogmatico - prosegue Baccolo - se una teoria non spiega del tutto un fenomeno, c’è sempre spazio per formularne una alternativa. Con il cambiamento climatico siamo però ben oltre. La teoria antropogenica è vecchia di oltre cento anni e dai tempi delle sue prime formulazioni è stata progressivamente perfezionata, fino a diventare un’architettura scientifica assolutamente solida. Le previsioni di riscaldamento formulate pochi decenni fa sono quasi perfettamente rispettate e non rimangono ombre o zone grigie che potrebbero dare adito a interpretazioni contrastanti e dibattiti scientifici. Il fatto che il clima sia modificato dall’attività umana è qualcosa di estremamente solido. Tale solidità si riflette nell’ampio consenso di cui gode questa teoria. Almeno il 97% degli scienziati e scienziate che si occupano di clima sono d’accordo nel riconoscere alla specie umana il cambiamento del clima".
“Mi sorprende - conclude Baccolo - che una testata come il Corriere della Sera lasci spazio a Franco Prodi e alle sue teorie non scientificamente validate. Se lo spazio dato ai negazionisti fosse proporzionale al loro peso scientifico, per ogni riga lasciata a Franco Prodi ce ne vorrebbero trenta dedicate alla teoria antropogenica del clima. Purtroppo, tale proporzione molto spesso non è affatto rispettata, con il risultato che nell’opinione pubblica spesso rimane l’idea che in seno alla scienza sia effettivamente in atto un dibattito sulle cause del cambiamento climatico. Non è così”.
Se qualcuno vi parlerà ancora di cicli climatici, di Annibale e i suoi elefanti sulle Alpi, di una situazione assolutamente normale, voi invitatelo a indossare una tuta himalayana in città e poi, quando le prime gocce di sudore inizieranno a bagnargli la fronte, spiegategli cosa sono i gas serra.