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Attualità

Milano si mobilita contro la legacy delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026

Tra le legacy (le ricadute di un grande evento nel lungo periodo) indicate nel report di Fondazione Milano-Cortina 2026, si indicano come obiettivi quelli di combattere lo spopolamento delle terre alte, minimizzare gli impatti sugli ecosistemi naturali, ridurre le emissioni associate all’evento o creare un impatto sociale positivo. Tutti punti che, secondo gli organizzatori della manifestazione, sono ampiamente disattesi.

di
Michele Argenta
07 February | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Uscendo dalla galleria della strada statale 38 in direzione Bormio si costeggia una piana fatta di prati e campi, la piana dell’Alute. Il percorso che divide la piana in due è una strada a una corsia che finisce dritta al parcheggio del cimitero del paese. Proprio questa strada da qualche mese è l’oggetto di un braccio di ferro tra la sindaca di Bormio, Silvia Cavazzi, e i suoi stessi cittadini. Il progetto presentato dal Comune prevede di ampliare la strada che taglia i prati dell’Alute per farla diventare una strada, che servirà a smaltire il traffico durante le settimane dei Giochi Olimpici invernali del 2026. La “tangenzialina” di Bormio, insieme al villaggio olimpico, l’arena per il ghiaccio di Milano o la pista da bob di Cortina sarà uno degli esempi della legacy di Milano-Cortina 2026.

Secondo l’Oxford dictionary, si parla di legacy quando si indica un “impatto duraturo di particolari eventi, azioni” nel perdurare del tempo. Legacy che, nel caso di questi giochi olimpici invernali, sembra colorarsi principalmente delle tinte grigie dell’asfalto e del cemento.

 

Come si legge nel “Rapporto di Sostenibilità, Impatto e Legacy 2023” redatto dalla Fondazione Milano-Cortina 2026, con i giochi olimpici sono stati individuati due tipi di legacy: gli effetti tangibili “che favoriscono lo sviluppo a lungo termine delle comunità locali (ad esempio, il  rinnovamento di infrastrutture sportive, l’aumento del turismo e dell’accessibilità)” e gli effetti intangibili “che contribuiscono allo sviluppo a lungo termine delle persone e delle comunità (ad esempio, con maggiore attività sportiva e stili di vita più sani, o la consapevolezza dell’impatto delle scelte individuali)”. 111 interventi, di cui 53 sono infrastrutture, la maggior parte per il trasporto su gomma, e gli altri 58 sono sportivi, i quali comprendono nuovi impianti di innevamento e di risalita in un mondo che si sta scaldando sempre più velocemente. 

Proprio su queste contraddizioni, tra quanto annunciato e quanto sta accadendo realmente sui territori, è nato il C.I.O. acronimo di Comitato Insostenibili Olimpiadi 2026, che raggruppa molte delle realtà milanesi e non solo dell’attivismo sia climatico che sociale. Per il 10 febbraio ha convocato una manifestazione collettiva che partirà alle 15:00 da Piazzale Lodi a Milano e attraverserà i quartieri oggetto della trasformazione olimpica. 

Se nelle valli alpine si contesta l’eccessiva cementificazione e la costruzione di opere che non serviranno né allo sviluppo delle comunità, né al miglioramento della vita nelle terre alte (difficilmente strade e rotatorie potranno sostituirsi ad una sanità al collasso, all’abbandono scolastico o alla carenza del trasporto pubblico e dei servizi), in città il divario sociale si fa più ampio e visibile.

 

Locandina della manifestazione del 10 febbraio a Milano

 

Nella stessa Milano la riqualificazione di interi quartieri porterà, ancora una volta, alla concentrazione di capitali nelle mani di grandi fondi di investimento e alla gentrificazione (l’espulsione degli abitanti originali dopo interventi di rinnovamento) del centro cittadino. Come si legge nel comunicato “alla fine, come accade dopo ogni grande evento, ci ritroveremo più poveri, molti economicamente, diversi da un punto di vista sociale e tutti, ma proprio tutti, da un punto di vista ambientale.”

Tra le legacy indicate sempre nel report di Fondazione Milano-Cortina 2026, si indicano come obiettivi quelli di combattere lo spopolamento delle terre alte, minimizzare gli impatti sugli ecosistemi naturali, ridurre le emissioni associate all’evento o creare un impatto sociale positivo. Tutti punti che, secondo gli organizzatori della manifestazione, sono ampiamente disattesi.

 

I cantieri del villaggio olimpico a Milano, Scalo di Porta Romana

 

Come ha sottolineato Andrea Varnier, AD di Fondazione Milano-Cortina 2026: “Vediamo il nostro contributo verso la sostenibilità e una legacy positiva per il Paese come un’attività di squadra. I nostri impegni verso i cambiamenti climatici, l’economia circolare, i diritti umani, la parità di genere, l’accessibilità e l’inclusione, nonché verso l’attività sportiva come fonte di benessere e verso lo sviluppo locale sostenibile, sono delineati nelle pagine seguenti. Spetta a tutti noi, insieme, trasformarli in realtà”. Quale migliore invito per scendere in piazza domenica. 

 

Milano-Cortina 2026: dalla montagna alla città olimpiadi insostenibili”, 10 febbraio 2026 ore 15:00 Piazzale Lodi, Milano

 

Gli aderenti (aggiornati al 08 febbraio 2024):

  • Comitato contro autostrada Bergamo-Treviglio
  • Centro sociale Paci Paciana Bergamo
  • Coordinamento salviamo il Monte San Primo (LC-CO)
  • Associazione per la decrescita
  • Protect Our Winters Italia
  • Unione sportiva Stella Rossa - Val Camonica
  • Comitato salviamo l'Alpe Devero
  • Alpinismo Molotov
  • Mountain Wilderness Italia
  • Miracolo a Milano 
  • Venice Climate Camp
  • Comitati Cortina
  • Comitato Piana dell'Alute Bormio
  • The Outdoor Manifesto
  • PRC Belluno
  • Segreteria regionale PRC Veneto
  • Segreteria regionale PRC Lombardia
  • Coordinamento NoTav Trentino
  • Ultima Generazione Milano
  • Italia Nostra Belluno
  • Boxe Popolare Lupo Rosso
  • Osservatorio Repressione Roma
  • Athamanta Carrara
  • Ci sarà un bel clima
  • Gruppo Juniores CAI Milano e CAI SEM e Commissione TAM - Sezione CAI Milano
  • (in aggiornamento)
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