Il traffico merci attraverso le Alpi, le eccellenze svizzere e i colli di bottiglia italiani nei quali si “incastrano” decine di miliardi
Mentre in Svizzera i report federali certificano l’importanza del trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia per lo sviluppo economico territoriale, l’Italia continua a presentare grossi ritardi al riguardo, che comportano notevoli perdite di denaro e danni ambientali ai territori alpini coinvolti
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Dalla mia postazione di lavoro quotidiana vedo la statale che unisce i capoluoghi di due tra provincie più antropizzate e industrializzate della Lombardia, entrambe pedemontane, e il suo traffico incessante, composto in buona parte da tir e mezzi pesanti. Accanto alla strada, c’è la linea ferroviaria che collega gli stessi territori, sulla quale da anni non vedo transitare nemmeno un convoglio merci. Incuriosito, ho approfondito l'argomento chiedendo a coloro che abitano lungo la ferrovia: nemmeno durante la notte passano treni merci.
Quante volte ci lamentiamo del traffico insopportabile che, come automobilisti “forzati”, ci troviamo ad affrontare su molte strade italiane di primaria importanza, e di tutte le conseguenze materiali e immateriali che questo comporta – tanto più in territori ambientalmente pregiati e delicati come quelli alpini e pedemontani? La risposta che viene dalla politica è sostanzialmente la stessa da sempre: costruire nuove strade, nonostante da decenni è stato scientificamente provato che la realizzazione di nuove strade ha come diretta conseguenza l’aumento del traffico e non il contrario. Al contempo, sono ben più scarse le risposte della politica circa lo sviluppo della rete ferroviaria, sia in senso logistico industriale che in termini di incremento del traffico passeggeri e supporto alla mobilità sostenibile in sostituzione di quella stradale (fatta eccezione per la scintillante l’Alta Velocità): la disastrosa TreNord, per restare in Lombardia, lo dimostra perfettamente. Certo, anche noi automobilisti “forzati” potremmo e dovremmo utilizzare maggiormente i trasporti pubblici, e probabilmente lo faremmo se questi fossero efficienti, purtroppo la realtà è ben diversa, appunto, e non solo in Lombardia.
Ebbene, in Svizzera – paese montano per eccellenza - il Servizio di Monitoraggio dell’Asse del San Gottardo (MAG) e l’Ufficio Federale dello Sviluppo Territoriale (ARE) hanno diffuso il proprio rapporto circa i flussi di traffico sulle loro infrastrutture, in particolar modo di quelle poste al confine con l’area lombarda e padana. Dal rapporto – che si trova su “Swissinfo.ch” - si viene a sapere che: "le gallerie di base del San Gottardo e del Monte Ceneri – opere nevralgiche del corridoio “Alp Transit”, il progetto delle nuove trasversali ferroviarie alpine - hanno permesso di aumentare il trasporto passeggeri e merci su ferrovia e accelerato lo sviluppo economico e territoriale, secondo l'ultimo rapporto del Monitoraggio dell'Asse del San Gottardo (MAG) dell'Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE)". Inoltre, nel periodo precedente la pandemia (e in particolare negli anni dal 2016 al 2019) il numero di passeggeri della ferrovia è aumentato del 28% e al contempo è calato del 2% il numero di viaggiatori che ha varcato il San Gottardo su strada (galleria stradale e strada di valico). In seguito alla pandemia, nel 2022, il traffico viaggiatori è ulteriormente aumentato sulla linea del San Gottardo con una crescita particolarmente marcata per la ferroviaria, che ha registrato 4000 passeggeri in più al giorno rispetto al 2016 (pari a un +48%), mentre su strada si sono registrati 2000 viaggiatori in più al giorno rispetto al 2016 (+8 %), una crescita dovuta principalmente al traffico turistico, afferma l'ARE.
Per quanto riguarda il trasporto merci la linea del San Gottardo ha contribuito al trasferimento dalla strada alla ferrovia non solo del traffico di transito, ma anche del traffico merci ferroviario regionale tra il Ticino e la Svizzera tedesca. Dopo l'apertura della galleria di base del San Gottardo (2016) e, soprattutto, di quella del Ceneri (2021), tutti i terminal ticinesi hanno registrato un aumento del numero di container trasbordati (pari al 28% dal 2016 in termini di volume complessivo). Il nuovo asse ferroviario ha anche accelerato lo sviluppo economico e territoriale. Il rapporto evidenzi come in Ticino i centri urbani risultino rafforzati: la crescita economica e demografica è particolarmente visibile nelle aree intorno alla stazione ferroviaria di Bellinzona, che hanno beneficiato maggiormente dell'apertura della galleria del Ceneri, mentre nel Cantone di Uri, la nuova stazione ferroviaria di Altdorf ha permesso la crescita degli insediamenti nella pianura della Reuss e aumentato i flussi di pendolari in direzione nord, verso i centri della Svizzera tedesca.
Come vanno invece le cose sul lato italiano del corridoio Alp Transit? La risposta a questa domanda è la veduta dalla mia postazione di lavoro che ho descritto in principio di questo articolo. In altri termini, come scriveva a marzo 2023 il “Sole 24 Ore”: "Numerosi interventi sulle infrastrutture lombarde risultano in forte ritardo. Tra questi, opere di assoluta rilevanza strategica, non solo per la Lombardia ma per il sistema Paese, come il quadruplicamento della ferrovia Chiasso-Monza, parte integrante del corridoio Genova-Rotterdam (linea Reno Alpi). Si tratta della futura linea veloce ad alta capacità, al servizio del trasporto passeggeri e soprattutto merci, concepita per collegare il sistema dei porti liguri con le reti ferroviarie del Nord Italia e dell’Europa. Un ritardo che crea allarme anche in Svizzera, perché il collo di bottiglia sul versante italiano rischia di depotenziare l’enorme investimento sostenuto dal governo federale per realizzare i mastodontici tunnel ferroviari alpini del Gottardo e del Ceneri, già regolarmente in funzione".
E come nell’ottobre scorso sottolineava Avvenire "All’Italia, il deficit delle infrastrutture è costato 93 miliardi nel 2022, il 15% dell’export".
Ora devo uscire: ho un appuntamento in un luogo a circa 10 km di distanza da qui. Se dovessi andarci con i mezzi pubblici avrei necessità di cambiarne almeno tre – bus, treno, bus – impiegandoci più di due ore, tra attese e tragitti e al netto di ritardi e imprevisti. Prendo l’auto, mi immetto sulla statale che in questo tratto procede rettilinea per qualche centinaio di metri, visibili per gran parte. I mezzi pesanti che ne occupano la carreggiata sono più delle autovetture, effettivamente sembra che un lungo treno composto da numerosi carri porta container abbia deragliato e sia finito sulla strada. La ferrovia corre poco distante, passa in mezzo ai tanti capannoni industriali la cui presenza caratterizza questa zona. Nessun treno in vista, magari c’è in corso un ennesimo sciopero. Oltre i grandi volumi prefabbricati, a settentrione, spuntano le cime dei monti, ancora un po’ innevate; i versanti opposti di quelle montagne sono già svizzeri, si affacciano proprio sull’ingresso della Valle Leventina che adduce al Gottardo, lungo la quale corre la linea di Alp Transit. Chissà se in questo momento anche di là le strade sono intasate di tir oppure no.