Abbattimento di M90, per il Cai le rimozioni di esemplari problematici non sono un tabù: "Dispiace per l'orso ma azione in linea con il Pacobace"
Il Cai favorevole alle rimozioni degli orsi ritenuti problematici "presenti in natura in una percentuale bassa ma non irrisoria". Ma deve essere un'extrema ratio: "Si devono seguire le procedure tecniche-scientifiche. Le scelte devono avere gli elementi necessari senza la paura di divulgarle nel territorio capillarmente"
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
TRENTO. Semaforo verde dal Club alpino italiano sulla rimozione degli orsi troppo confidenti o problematici. Un'azione che può essere intrapresa purché la decisione sia presa sulla base delle indicazioni tecniche presenti nel piano Pacobace. Il faro è, infatti, un percorso (tecnico-scientifico) condiviso e approvato: "Un iter in passato troppe volte disatteso".
Nel caso specifico, quello relativo all'abbattimento di M90 nei boschi della val di Sole in Trentino, l'azione intrapresa dalla Provincia di Trento è legittima perché rispecchia i requisiti del Pacobace. "Dispiace per la morte dell'orso che di per sé è sempre una sconfitta - commenta il Cai - ma si è agito in linea con le indicazioni tecniche".
Un orso che sostanzialmente non è mai comparso nei radar, fino all'anno scorso. E' stato negli ultimi mesi che M90 ha iniziato a rendersi responsabile di diverse azioni confidenti. Numerosi gli avvistamenti nei centri abitati e anche alcuni incontri ravvicinati. L'ultimo a fine gennaio quando ha seguito una coppia di escursionisti nella zona di Ortisè sul territorio di Mezzana.
Le azioni di dissuasione non sarebbero state sufficienti e quell'incontro, fortunatamente senza conseguenze gravi, ha però segnato il suo destino. La Provincia di Trento si è orientata sull'abbattimento. Il parere di Ispra (necessario ma non vincolante) è risultato positivo. Da lì il decreto della presidente Maurizio Fugatti e, poche ore dopo, la comunicazione di avvenuta esecuzione, da parte del corpo forestale, delle disposizioni: l'orso è stato ucciso.
Inevitabilmente si è riacceso il dibattito sulla gestione dei grandi carnivori e la contrapposizione tra la Provincia di Trento e le associazioni animaliste, diverse quelle che hanno annunciato una denuncia nei confronti di piazza Dante (sede delle istituzioni trentine).
"Dispiace naturalmente per l'esemplare ucciso, ma l'azione su M90 sorprende solo per la rapidità d'azione (era radiocollarato in quanto già sotto osservazione da tempo), per il resto tutto come da regole stabilite da molti anni, in tempi non sospetti e poco o nulla applicate purtroppo, spesso per le ragioni anticipate precedentemente".
Ok quindi del Cai alla rimozione e non esclude la necessità di azioni simili in futuro. "Volenti o nolenti, gli orsi 'problematici-confidenti' sono presenti, seppur con una percentuale bassa (ma non irrisoria), in tutte le popolazioni di plantigradi che condividono territori utilizzati dall’uomo. Questa piccola percentuale è però un tassello importante su cui agire per poter sperare in un futuro di coesistenza. Premesso che sulla questione grandi carnivori, e in particolare in questo caso quella dell’orso, ci troviamo oggi in un contesto ormai molto deteriorato e purtroppo ampiamente politicizzato, consci che ogni decisione o presa di posizione su questi temi è oggetto di polemiche e strumentalizzazioni, il Club alpino italiano ritiene che per poter garantire una popolazione vitale di orsi in un territorio montuoso molto antropizzato come quello alpino, e trentino in particolare, sia necessario procedere con lucidità e pragmatismo, basando l’agire su indicazioni tecnico-scientifiche e rispettando i protocolli esistenti e condivisi, come in questo caso è il Pacobace".
La decisione della Provincia di Trento di intervenire sull’orso M90, secondo il Cai rientra pienamente nelle azioni previste dal Pacobace, oltre a essere stata avallata da Ispra su parere tecnico ed essere stata eseguita dai forestali provinciali.
"Come Cai, attraverso il Gruppo di lavoro sui grandi carnivori, abbiamo sempre ribadito la necessità di garantire la conservazione di popolazioni vitali di orso nel tempo e nel loro complesso, senza 'fissarsi' su ogni singolo esemplare. La strada della contrapposizione ideologica, della strumentalizzazione politica, dei muro contro muro tra associazioni, privati cittadini, comitati e istituzioni ha portato questa situazione ad essere ingovernabile, per di più mettendo nell’angolo la scienza e i tecnici preparati (di cui tra l’altro il Trentino è ricco), per lasciar spazio al sentimento popolare, al populismo e alla chiacchiere da bar e purtroppo ai regolamenti di conti individuali (vedi bracconaggio), che non solo non portano da nessuna parte ma sono davvero intollerabili e passibili dalla legge".
La rimozione resta un'extrema ratio e il Cai ribadisce che la ricerca, il monitoraggio, la prevenzione e l’informazione restano fondamentali. Anche Ispra nel suo parere positivo ha evidenziato la necessità di mettere in sicurezza il territorio a cominciare dall'installazione dei bidoni anti-orso. E in questa direzione, per esempio, si sono mossi i Comuni (con l'aiuto sempre della Comunità della val di Sole) come Dimaro Folgarida che negli ultimi mesi ha pianificato una capillare azione di prevenzione e, più recentemente, anche Malè.
"Ci auguriamo che la solerzia e la rapidità nell’agire della Provincia di Trento con l’ordinanza di abbattimento di M90 - evidenzia il Cai - sia altrettanto utilizzata in tutti gli altri fondamentali aspetti legati alla coesistenza, puntando convintamente sulla prevenzione, limitando così il più possibile il manifestarsi di nuovi orsi confidenti attraverso il posizionamento capillare di cassonetti per rifiuti adeguati a resistere all’azione dei plantigradi e divulgando i comportamenti da evitare nelle terre dell'orso".
La ricerca, il monitoraggio, la prevenzione e l’informazione restano fondamentali. La popolazione deve, certamente, avere gli strumenti per evitare agli orsi (ma anche ai lupi) di diventare confidenti, problematici o pericolosi, ma c'è comunque una estrema variabilità comportamentale che può portare un animale a "emergere" e avvicinarsi ai centri abitati.
"Se un orso è pericolo va rimosso: solo così si salvaguarda la specie e si migliora la convivenza uomo-grandi carnivori", le parole a L'AltraMontagna di Marco Apollonio, zoologo dell'Università di Sassari e tra i massimi esperti a livello nazionale in materia grandi carnivori: "Non dobbiamo confondere l'individuo con la specie. Nessuno è contento di rimuovere un orso ma si deve avere il coraggio di affrontare un problema, se vogliamo la conservazione degli orsi. Una gestione razionale evita poi che l'emotività prenda il sopravvento o che si sviluppino attività di bracconaggio, illegali e da condannare ma che possono avvenire se le istituzioni non fanno le istituzioni. Anzi, ci potrebbe essere un beneficio in termini di coesistenza" (Qui articolo).
Nessun piano generico di abbattimento ma non si possono escludere interventi mirati. E questa è anche la posizione del Club Alpino italiano che auspica l’inizio di un nuovo corso e una generale presa di coscienza e abbassamento dei toni, "dove venga riallacciato davvero il dialogo con la popolazione in un tessuto sociale dilaniato non solo per la morte di Andrea Papi, ma da come la vicenda orso è stata gestita/raccontata/strumentalizzata da politica, media, associazioni negli ultimi anni, ognuno con il proprio fine e le proprie convinzioni, spesso poco o nulla orientate alla reale conservazione della popolazione di orsi e la sicurezza degli abitanti locali in un contesto antropizzato".
Se è accettabile la rimozione di qualche individuo, "la credibilità nelle gestione e nella conservazione della popolazione sarebbe maggiore se tornasse evidente e forte la componente di studio e ricerca, di monitoraggio costante della popolazione. Il tutto per avere gli elementi necessari alle scelte gestionali senza la paura di divulgarle nel territorio capillarmente, presentarle e discuterle con la società civile e tutti i portatori d’interessi".
Il Cai "sta al fianco di chi prende decisioni tecniche basate su valutazioni scientifiche definite, condivise e approvate (vedi Pacobace), qualsiasi sia il colore politico di chi rappresenta le istituzioni in quel momento, e prende le distanze da chi (politici in primis, ma anche da chi assume posizioni troppo ideologiche su questi temi) contribuisce con la sua azione a creare uno stato di contrapposizione perenne che va a discapito sia della natura che degli abitanti locali".