Un cammino di 92 chilometri sul gradino creato dal ghiacciaio migliaia di anni fa. Tra le 'Terre Sospese' della Val di Cembra
Il 5 ottobre, in Val di Cembra, è stato inaugurato "Il Cammino delle Terre Sospese": 92 chilometri di sentieri da percorrere in sei tappe. Si snoda con una forma a "otto" tra le sponde del fiume Avisio e connette tutti e sette i comuni che fanno parte della valle
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Il 5 ottobre, in Val di Cembra, è stato inaugurato Il Cammino delle Terre Sospese: 92 chilometri di sentieri da percorrere in sei tappe. Si snoda con una forma a “otto” tra le sponde del fiume Avisio e connette tutti e sette i comuni che fanno parte della valle. Per farci raccontare come e perché sia nato questo cammino abbiamo sentito Marco Vettori, attualmente presidente dell’associazione Destinazione Val di Cembra, ideatrice del progetto: “Non eravamo partiti subito con l’intenzione di ideare un cammino, nel 2021 si è formato un gruppetto informale di persone spinte dalla necessità di far fronte alle problematiche della valle”.
Per spiegare a quali problematiche si riferisce ci fa un quadro della geografico della zona: "La Val di Cembra rispetto alle vicine Val di Fiemme e Val di Fassa è un po' la Cenerentola delle tre, presenta ostacoli di tipo orografico: è profondamente incisa dall’Avisio che per questo scorre molto in basso ed è divisa su due sponde distinte e poco connesse, con i paesi collocati a mezza costa sul 'gradino' creato dal ghiacciaio migliaia di anni fa".
In pratica le sponde, così divise, hanno un solo ponte di attraversamento dopo che l’alluvione del 1966 ha spazzato via quelli che avevano costruito gli avi. A connettere i circa 10.000 abitanti della valle ci sono solo una strada statale e una provinciale, una a destra e una a sinistra. “I paesi si vedono l’un l’altro, in linea d’aria sono distanti circa un chilometro e mezzo, ma per passare da uno all’altro può volerci anche mezz’ora” spiega Vettori e continua: “Frammentazione del territorio a parte, esistono criticità legate all’economia della valle: la parte bassa della sponda destra è coltivata a vigneti, sulla sponda opposta le cave di porfido sono in crisi da un po’ di anni; mentre la parte alta della valle non ha più agricoltura, è tutto bosco o incolto, qualcuno fa l’artigiano ma per lo più e la gente vive da pendolare. La valle ha fisicamente difficoltà a fare comunità ed essere un corpo unico”. Su queste basi si è formato un gruppo spontaneo di persone che ha iniziato a trovarsi nei vari paesi per analizzare la situazione della valle. “Ai primi ritrovi sono emersi solo aspetti negativi, tanti disagi. Poi ad un certo punto ci si è chiesti cosa si potesse fare per ricostruire la comunità e mettere in collegamento i paesi e le persone” dice Vettori. Tra le diverse idee una ha preso il sopravvento: un cammino capace di unire fisicamente quello che è distante.
Importante è stata la stilatura della carta dei valori in cui il gruppo si riconosce. Durante il corso di un anno sono state organizzate serate pubbliche nei sette comuni della valle ognuna avente come tema uno dei valori: Equità, Accoglienza, Ecologia, Identità, Cultura Locale, Intraprendenza delle comunità, Emancipazione e restanza.
“La gente ha aderito con entusiasmo alle serate e questo ci ha dato il coraggio di andare avanti”. Mentre intervenivano esperti, durante questi eventi l’associazione presentava il progetto. “Il punto grande punto di forza di del progetto è che è nato dal basso, dai cittadini abitanti di quel luogo, da una comunità non ancora formata, ma che sentiva la necessità di farlo, non da uffici turistici o apt o qualcosa del genere come è capitato in altri luoghi”, sottolinea Vettori.
Il cammino “non doveva rimanere sulle cime delle montagne, ma passare per i paesi”. Questo era un criterio importante, da rispettare in fase di realizzazione. L’obiettivo principale era infatti quello di fare comunità e, per raggiungerlo, l’allora neonato gruppo (diventerà associazione solo a primavera 2024) sfruttò la sentieristica già esistente cercando di evitare il più possibile tratti di asfalto. Non sempre però si sono trovate le condizioni ideali a causa di sentieri chiusi e non mantenuti. Pertanto, armato di piccone, zappa, decespugliatore e motosega, tutti i lunedì, per tre mesi, un gruppo di volontari ha ripristinato quei tratti inagibili. Il percorso che parte da Lavis, “anche se non ancora Val di Cembra, è un po’ la sua porta di entrata, con possibilità di avere parcheggi e arrivare con il treno”, spiega Vettori, ed è caratterizzato da una forma a “otto”: due anelli che si incrociano.
Come ogni cammino che si rispetti, al punto di partenza gli escursionisti possono ritirare le credenziali, in cui ogni tappa viene timbrata con l’immagine di uno dei sette valori.
Come è riuscito, un gruppo di 12 persone, a dare vita a tutto questo? Ognuno mettendo a disposizione le proprie competenze. Inoltre, spiega Vettori, "Abbiamo anche potuto contare su degli appoggi finanziari, siamo partiti con un primo finanziamento dalle Acli, e questo per esempio ci ha permesso di pagare i professionisti che ci hanno seguiti per i processi partecipativi. Un altro contributo è arrivato dall’allora Cassa Rurale, ora Banca per il Trentino Alto Adige a cui avevamo presentato il progetto e che ha ritenuto di sostenerlo".
Nel 2021 erano 12 le persone che facevano parte del gruppo fondatore, attualmente i soci della neonata associazione Destinazione Val di Cembra sono 140. Tra questi anche persone che arrivano da Trento e dalla val di Fiemme.
“L’inaugurazione del 5 ottobre è stato un evento molto più partecipato di quanto ci aspettassimo, un bell'incitamento e riconoscimento per il lavoro fatto. C’erano due gruppi di camminatori che convergevano sul punto dell‘evento in una cantina dov'è avvenuto il discorso delle autorità, taglio del nastro e rinfresco”.
Da quel giorno il cammino è ufficialmente utilizzabile. Dopo le condizioni meteo avverse dell’ultimo mese, ora la gente ha iniziato a percorrerlo, nonostante la bassa stagione. Diversi “abitanti della valle lo stanno facendo a tratti, pezzetto per pezzetto. Ieri per esempio c’erano 40 soci dalla Sat di Trento. Non sappiamo ancora quante credenziali abbiamo distribuito, vedremo poi alla fine, se una persona completa tutto il cammino riceve l’attestato alla fine”.
E la scelta del nome? Perché si chiama Cammino delle Terre Sospese?
“E’ il risultato di una lunga discussione. Esprime bene il territorio della valle con i suoi terrazzamenti sostenuti da chilometri di muri a secco. Qui tutto è sospeso. Il logo simboleggia il tracciato a che si snoda a otto, il torrente Avisio e il bollo arancione rappresenta la comunità, i paesi, le gente”.