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Attualità

Ogni anno circa 16.000 migranti cercano di attraversare il confine tra Italia e Francia. Molti scelgono la via alpina: una scelta estrema, a volte mortale

Il cortometraggio "Attendre la nuit", di Fabrizio Fanelli e Chiara Godino (Italia, 2024) uno dei tre film vincitori di Cortomontagna 2024, apre uno sguardo onesto e delicato sul viaggio oltre il confine franco-italiano affrontato dai migranti per inseguire il sogno di una vita migliore. "In queste montagne si è creato un senso di solidarietà naturale, spontanea, paragonabile all’assistenza dei soccorritori in mare"

di
Mara Vicino
18 dicembre | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Ogni anno circa 16.000 persone cercano di attraversare il confine tra Italia e Francia oltrepassando le Alpi. Inizia così il cortometraggio Attendre la nuit, di Fabrizio Fanelli e Chiara Godino (Italia, 2024) uno dei tre film vincitori di Cortomontagna 2024. Il corto apre uno sguardo onesto e delicato sul viaggio oltre il confine franco-italiano affrontato dai migranti per inseguire il sogno di una vita migliore. Le parole dominano questo documentario, che offre al pubblico la possibilità di riflettere sia sul diritto universale di provare ad avere un futuro, che sull’atteggiamento di solidarietà naturale offerto dagli uomini e dalle donne che popolano le montagne tra Oulx e Briançon.

 

Valicare le Alpi è un’altra delle scelte estreme - e a volte mortali - che separa la disperazione di persone che hanno già attraversato un mare intero o percorso centinaia di chilometri a piedi, dalla possibilità di una vita migliore. 


In questo viaggio migratorio senza fine, sono due i punti che per molti fanno la differenza tra la vita e la morte: Il rifugio Massi a Oulx (Italia) e Les Terrasses Solidaire a Briançon (Francia). 

 

Don Luigi, responsabile del rifugio Massi, racconta che la struttura è nata nel 2018, quando il flusso migratorio si è parzialmente spostato da Ventimiglia all’Alta Val di Susa. Nell’inverno tra 2017 e 2018, alcuni migranti sono morti sotto la neve a 2.400 metri, in infradito e maglietta, tentando di superare le montagne che separano Bardonecchia da Briançon. 

 

Sono molte le terribili storie di vita che attraversano questi luoghi: da padri afgani che preferiscono vedere i propri figli per strada piuttosto che sotto il regime dei talebani, a famiglie intere che percorrono la rotta balcanica con sulle spalle un figlio paraplegico. Le operatrici e gli operatori che lavorano qui sono testimoni e facilitatori di un profondo desiderio di libertà, dignità e speranza di persone il cui cammino sarà ancora molto lungo.

 


A Claviere, ultima città di confine prima di arrivare in Francia, quando scende la notte, piccoli gruppi di migranti iniziano a salire lungo la montagna, scalando la roccia a tentoni, in un cammino silenzioso guidato solo dalle luci della città in lontananza. Non appena si avvicina la pattuglia della gendarmeria francese, tutti si nascondono, circondati dalla neve a -1 gradi. 


Al di Là del confine, Nelly, responsabile del rifugio Les Terrasses Solidaire a Briançon, gestisce una struttura nata grazie a un’enorme ondata di solidarietà delle e degli abitanti della cittadina e dei paesi circostanti, che vedevano i migranti arrivare dalle montagne esausti e stremati. In queste montagne si è creato un senso di solidarietà naturale, spontanea, paragonabile all’assistenza dei soccorritori in mare”.

 

In queste strutture i migranti ricevono un primo supporto e compilano alcuni documenti identificativi che gli permettano di fare richiesta d’asilo e continuare il proprio viaggio, chi verso Lione, Bruxelles o Londra. 

 

“Non sappiamo molto di quello che sarà il loro cammino, ma sappiamo che è a metà tra quello che sognano di fare e quello che possono fare davvero” dice Nelly.

 

Una vocazione e una professione, quella di queste persone che abitano le montagne di confine, nutrendo la comunità con gratuità e cura, e incarnando lo spirito di solidarietà delle terre montane. 


Attendre la nuit di Fabrizio Fanelli e Chiara Godino (Italia, 2024) è uno dei tre film vincitori di Cortomontagna 2024, festival arrivato alla sua decima edizione. Il cortometraggio viene premiato a pari merito con The Eagle Hunters of Mongolia di Lucas Virgili (Spagna 2024) e Under the load of life di Kahi Ahmed Titab (Iraq 2024). I tre film narrano di antiche tradizioni e temi sociali d'attualità, alternando forme vicine all’autobiografia e al reportage che spaziano dagli altipiani dell’Europa, passando per il Medio Oriente fino all’Asia orientale.

 

Cortomontagna 2024 è realizzato da Asca, l'associazione delle sezioni Cai di Carnia, Canal del Ferro e Val Canale, con la collaborazione della Comunità di montagna della Carnia, il Consorzio Bim Tagliamento e il Consorzio Boschi Carnici, grazie al sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e di numerosi enti e istituzioni.

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