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L'esploratore Lorenzo Barone si imbatte nel turismo delle Tre Cime: "File di motoslitte salgono in continuazione, ma 'le bici non sono ammesse'"

Durante l'ultima avventura (dal punto più a nord a quello più a sud d'Italia viaggiando principalmente a piedi, bicicletta e kayak) Lorenzo Barone ha raggiunto le Tre Cime di Lavaredo, dove è stato protagonista di una situazione ai limiti del paradosso: "Le Dolomiti e i suoi paesaggi ti lasciano a bocca aperta dalla loro bellezza. Un po' meno le file di motoslitte che salgono in continuazione trasportando i turisti ‘stile trenino’ che urlano o guardano il cellulare filmando come al parco giochi facendoti respirare il gas di scarico oltre i 2000 metri come nella Pianura padana"

di
Pietro Lacasella
13 dicembre | 13:45
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Non è importante dove, ma come.

 

A partire da questa riflessione è nato l’ultimo viaggio di Lorenzo Barone, esploratore moderno conosciuto per i suoi viaggi, spesso volti a vivere contesti ambientali caratterizzati da condizioni ambientali austere.

 

“A casa cercavo di approfondire le mie conoscenze su varie zone remote del mondo attraversandole, poi però ho deciso di approfondire il mio concetto di avventura”, ha evidenziato di recente sui suoi canali social.

 

Un’avventura che dunque può realizzarsi anche tra le vette di casa, o comunque prossime a casa, nella speranza di acquisire una maggiore consapevolezza dei territori che avvolgono gli orizzonti della penisola.

 

Il viaggio si svilupperà infatti “dal punto più a nord d’Italia al punto più a sud della Sicilia”. Barone ha poi spiegato: “Mi immergerò tra montagne innevate, ghiacciai, canyon, foreste, grotte sotterranee e coste. Un percorso nel quale si intrecceranno varie attività come alpinismo, canyoning, kayak, speleologia, bikepacking e trekking. Voglio inoltre dimostrare che l’avventura non è sempre dall’altra parte del mondo ma ovunque e a portata di tutti, anche qui, dietro casa”.

 

Dopo essere sceso dal confine con l’Austria in bicicletta, ha raggiunto le Tre Cime di Lavaredo per tentare la Cima Grande, “ma senza successo”, ha spiegato per poi aggiungere: “Non siamo stati in grado di affrontare il percorso con le rocce coperte dalla neve dato che in molti tratti non c'era nessun punto dove metterci in sicurezza. Ci torneremo”.

 

Tuttavia, a mortificare Barone e compagno di cordata, non sembra tanto essere stata la rinuncia alla cima, bensì un’altra dinamica. Ne ha parlato sui social: “Le Dolomiti e i suoi paesaggi ti lasciano a bocca aperta dalla loro bellezza. Un po' meno le file di motoslitte che salgono in continuazione trasportando i turisti ‘stile trenino’ che urlano o guardano il cellulare filmando come al parco giochi facendoti respirare il gas di scarico oltre i 2000 metri come nella Pianura padana. Credevo fosse un parco nazionale protetto, essendo patrimonio dell'UNESCO ma forse sono io che mi sono confuso, dato che la tratta fino al rifugio Auronzo è al contrario un parco divertimento”.

 

Ha poi concluso: “Ora siamo scesi a prendere le bici nascoste in un bosco e ironia della sorte, appena tirate fuori mentre caricavamo i bagagli, un tizio in motoslitta di passaggio ci ha detto ‘le bici non sono ammesse’ anche se in assenza di segnaletica, mentre un grosso fuoristrada gli passava dietro con un carrello a traino. Quanto è bella l'Italia”.

 

Alla luce di questa testimonianza la differenza tra dove e come risulta ancora più evidente e importante: perché se un luogo può essere raggiunto da tutti, una frequentazione leggera, mirata a ridurre il proprio impatto sul territorio, purtroppo è ancora appannaggio di poche persone.

 

 

Foto in copertina: dalla pagina Facebook di Lorenzo Barone

 

 

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