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Tra mosquitoes e pallottole. Il viaggio di Christian Buffa tra Messico, Guatemala e Honduras

Trentatré anni originario di Povo, ha trascorso molti mesi in Centro America e in Messico si era ritrovato anche in mezzo a una delle sparatorie più efferate degli ultimi anni, quella di Playa del Carmen. "Qui la miseria si legge sui volti dei ragazzini che abitano le baraccopoli"

Di Linda Decarli (Liceo Prati) - 10 settembre 2017 - 18:27

TRENTO. “Non mi importava quanti mosquitoes ci fossero sulle amache, la mattina mi svegliavo davanti al Mar dei Caraibi, ed era quello che contava”. E' una tarda mattina di inizio settembre. Nell’aria di un piccolo bar risuona me llaman calle, una delle canzoni più belle di Manu Chao. In un ritmo di melanconica allegria incontriamo Christian Buffa, 33enne trentino appassionato di avventura, che racconta del suo ultimo viaggio in Messico e in America Centrale. Un viaggio che l'ha portato a ritrovarsi in posti fantastici ma anche nel bel mezzo di una delle sparatorie più efferate degli ultimi tempi a a Playa del Carmen.

 


 

 "Sono arrivato a Città del Messico in novembre - spiega - ho attraversato la costa occidentale del Paese, il Guatemala, l’Honduras, alcune isole vicine e il Belize. Avventurarsi in queste parti del mondo è sempre stato il mio sogno. Sono ripartito per l’Italia tre mesi dopo da Cancun". Christian racconta di essersi licenziato da un posto fisso tre anni fa per cambiare stile di vita "ora lavoro l’estate e viaggio l’inverno. Quello che avevo in mente al mio arrivo a Città del Messico era soltanto un itinerario piuttosto sommario. Ho optato per un viaggio senza comodità per immergermi completamente nell’immaginario latino".

 

Christian prosegue spiegando di aver passato alcune notti in camere da dieci o sulle amache delle isole di Cayos Cochinos. "Ma non mi importava quanti mosquitos ci fossero sulle amache, la mattina mi svegliavo davanti al Mar dei Caraibi, ed era quello che contava”". L’America centrale è una realtà in perpetua trasformazione. Il Messico, ad esempio, è noto per essere uno dei maggiori esportatori di petrolio e con questo commercio fattura annualmente uno dei Pil più elevati dell’intera America Latina. Rimane d’altro canto uno dei luoghi più pericolosi al mondo. A maggio di quest’anno il paese ha registrato infatti un numero di omicidi che non era stato più raggiunto dal 1997.

 

Christian è stato anche uno dei testimoni presenti alla sparatoria di gennaio a Playa del Carmen, quella che sembrava essere un regolamento di conti fra bande ma che ha causato poi la morte di cinque persone e una quindicina di feriti. Racconta di come il Messico sia strozzato da bande interne di criminali e di narcotrafficanti. "Soprattutto le aree rurali e la costa occidentale soffrono la povertà: qui la miseria si legge sui volti dei ragazzini che abitano le baraccopoli. Quando incroci i loro occhi è meglio per te abbassare lo sguardo".

 


 

Il Guatemala è un paese che ancora oggi fatica a riprendersi dopo i 36 anni di guerra civile, che causarono più di 200 mila morti. Allo stesso tempo il turismo è in continua crescita, attratto soprattutto dalla cultura Maya, dal paesaggio e dal cibo esotico. “In ogni angolo delle strade si sente qualcuno che racconta storie - continua ancora Christian - che ride o suona la bachata, mentre giovani guatemaltechi ballano in una frenesia di movimenti e colori”. La cucina dell’America Centrale è ricca di spezie. Il peperoncino ravviva ogni tipo di cibo, dalla frutta a pezzi da comprare in strada ai piatti di carne o di pesce. E tutto costa molto poco. 

 


La cultura latina è anche però fortemente contraddittoria: la maggior parte della gente sprizza religione da ogni poro. É facilissimo imbattersi in riti e Processioni. Croci, cere e candele decorano gli altarini delle chiese. Nonostante questo, rimane il territorio in cui si ammazzano più persone. In Honduras transita l’80% della cocaina che si consuma in Europa e negli Stati Uniti. É il Paese, secondo le statistiche, con il tasso di violenza più alto al mondo. Gli abitanti sono pochi, non superano gli 8 milioni. É una realtà in cui la micro e la macro criminalità si incrociano pericolosamente. Molta gente cerca invano di sfuggire alla malasorte negli Stati Uniti. “Nonostante quello che si racconta ho conosciuto persone molto generose. La gente canta e sorride nelle strade. Allontanano così la tristezza”.

 

Christian racconta di essersi spostato da una città all’altra a piedi o in autobus, con lo zaino in spalla e la voglia di esplorare quel modo di vivere così diverso dal nostro. Ma l'America Latina è piena di contraddizioni e infatti non è tutto oro quel che luccica. “Molte agenzie dei trasporti sono gestite da bande di trafficanti di droga. É sempre un azzardo salire su un mezzo, non sai mai dove ti potrebbero portare e se arriverai salvo a destinazione. Se tu chiedi quando si arriva, loro rispondono -Ahorita! (adesso)”.

 


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