Liceo del Made in Italy, "il rischio è che diventi un semplice esercizio di immagine". Malfer (Campobase): "In Trentino andrebbero rafforzati altri percorsi"
A partire dal prossimo anno scolastico, in quattro istituti trentini partirà il percorso scolastico del "Liceo Made in Italy", ma non mancano le perplessità. Malfer (Campobase): "Il Trentino avrebbe la possibilità di rafforzare e aggiornare ulteriormente i percorsi già consolidati come il turistico, l'alberghiero e l'alta formazione senza dover avviare un nuovo indirizzo con confini formativi non ben definiti"
TRENTO. Continua a tenere banco la "questione" del Liceo Made in Italy: anzi, Made in... Trentino.
A partire dal prossimo settembre, e quindi dall'anno scolastico 2025-26, quattro istituzioni scolastiche trentine infatti – il Liceo Rosmini di Trento, il Liceo Russel di Cles, l’Istituto Marie Curie di Pergine Valsugana e l’Istituto Martino Martini di Mezzolombardo – attiveranno il percorso del Liceo del Made in Italy (QUI L'ARTICOLO).
Proposta approvata dalla Giunta provinciale su iniziativa dell’assessora Francesca Gerosa e che "aggiorna l’offerta formativa trentina introducendo un indirizzo mirato a valorizzare i settori economici caratteristici del territorio, come turismo e agricoltura". Il nuovo liceo, che a livello nazionale nell'anno scolastico in corso ha debuttato con un flop da appena 500 iscritti in tutta Italia, è stato riprogettato "in salsa trentina" e punta a formare figure in grado di analizzare e promuovere il tessuto produttivo locale attraverso un approccio interdisciplinare, con materie che spaziano da economia e diritto a storia dell’arte, scienze umane e lingue straniere, garantendo il raggiungimento del livello B2 in entrambe le lingue studiate (tedesco ed inglese).
Ma nonostante l’entusiasmo manifestato dall’assessora Gerosa, che lo ha definito "un successo, perché siamo partiti in modo cauto, l'abbiamo studiato a fondo attraverso il gruppo di lavoro che ha coinvolto le scuole", il Liceo del Made in Italy ha sollevato anche dalle nostre parti diverse perplessità, espresse recentemente in un'interrogazione in consiglio provinciale firmata da Michele Malfer di Campobase.
Tra le principali critiche viene segnalato il rischio di sovrapposizione con indirizzi già consolidati, come il turistico, gli istituti alberghieri e i Centri di Formazione Professionale: "Questi percorsi - puntualizza Malfer -, già focalizzati sulla valorizzazione del territorio trentino, potrebbero essere potenziati senza la necessità di creare un nuovo liceo con confini formativi non ben definiti. Inoltre a differenza degli indirizzi tecnici e professionali, che offrono sbocchi formativi e lavorativi concreti, il Liceo del Made in Italy rischia di restare privo di una specializzazione specifica. E alcune discipline sembrano essere ridenominazioni di materie già esistenti, mentre per altre non esiste una classe di concorso, complicando il reperimento di docenti qualificati".
"In un contesto di calo demografico e riduzione delle iscrizioni scolastiche, il progetto potrebbe non incontrare un interesse sufficiente da parte di famiglie e studenti. Non è chiaro se siano stati condotti studi o consultazioni approfondite con gli stakeholder locali per valutarne la sostenibilità e il reale bisogno formativo".
E poi c'è la questione della riduzione delle ore di alternanza scuola-lavoro da 200 a 150: "Una scelta - conclude Malfer - che pare contraddittoria rispetto all'obiettivo di favorire la conoscenza e la promozione concreta del territorio, dal momento che l’esperienza diretta rimane un passaggio fondamentale per apprendere in modo efficace le specificità e le eccellenze trentine. In assenza di un monte ore di alternanza congruo e di strumenti formativi solidi, l'idea stessa di un Liceo del Made in Italy rischia di essere svuotata di contenuto e di ricadere in un semplice esercizio di immagine, senza un reale impatto sulle prospettive degli studenti".