PODCAST. "Anche una buccia di banana può cambiare un ecosistema di montagna", Amedeo Cavalleri e "I brocchi sui blocchi": "I valori sono nelle scelte di tutti i giorni"
Tra i fondatori de "I brocchi sul blocchi", del podcast "Preferisco Ghisarmi" e autore del libro "Abituati a cadere" (edizioni De Agostini), Amedeo Cavalleri è l'ospite di questa puntata di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni
TRENTO. "L'idea è di creare un ambiente per stare bene noi stessi e gli altri". Queste le parole di Amedeo Cavalleri. "Questo è anche esporsi e fare politica, cioè attivismo nelle scelte di tutti i giorni per trasmettere i valori: femminismo, inclusività, rispetto per l'ambiente e per le persone. E' una modalità per esprimersi senza però avere un unico modo per vedere l'arrampicata".
Tra i fondatori de "I brocchi sul blocchi", del podcast "Preferisco Ghisarmi" e autore del libro "Abituati a cadere" (edizioni De Agostini), Amedeo Cavalleri è l'ospite di questa puntata di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni.
Dal Salone del Libro di Torino ai vari Festival, i brocchi sui blocchi sono protagonisti in tante iniziative. "La community è nata un po' per gioco", dice Cavalleri. "Dal gruppo su Whatsapp per scegliere dove arrampicare abbiamo deciso di aprire la pagina Instagram per raccontare la nostra esperienza". "E' diventato un modo dirompente e innovativo nella narrazione, forse perché non è legato alla performance: parliamo dell'amicizia e del divertimento ma anche delle fragilità".
Oggi la montagna e l'arrampicata sono meno intime e più main stream. "La società è sempre più liquida e senza punti di riferimento. I social diventano un modo per mostrarsi e per rispondere a un bisogno primario, cioè l'affermazione del proprio io. E' una declinazione di quest'epoca ma le piattaforme tecnologiche possono diventare un modo potente per aggregare e unire, ma soprattutto per trasmettere un modo di vivere la quota. E' necessario prendersi cura degli ambienti fragili e delle persone".
E' necessario un cambio nell'approcciarsi alla montagna. "La cultura passa dalla decisioni che prendiamo quotidianamente e cerchiamo di portare anche nell'arrampicata i valori dell'inclusività e di rispetto della natura, ma anche di accettazione del fallimento. Fallire è l'unico modo per progredire, bisogna essere liberi di sbagliare, così si può metabolizzare un errore che è parte del percorso e rialzarsi".
Sono sempre di più i climber, una disciplina sempre più di massa. "L'arrampicata è dedicare tempo a me stesso e agli altri. Non è un'attività egoista ma dipende dall'approccio delle persone. La montagna è per spiriti ribelli, deve ritornare avventura e talvolta poco accessibile. Noi partiamo dalle basi dell'ambientalismo, cioè siamo ospiti dell'ambiente, quindi è necessario lasciare meno tracce possibili e meno impatti: anche la buccia di banana può alterare l'ecosistema".
Una ricerca dell'equilibrio per "rispettare l’ambiente naturale che ci accoglie. Si deve scegliere di discostarsi da un modello consumistico della società moderna che continua a estrarre le risorse. Si deve vivere il territorio, senza consumarlo per affrontare la crisi climatica", conclude Cavalleri.