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Mai così tante culle vuote, i nuovi nati in Trentino calano del 6% in un anno. Giù del -26% in 20 anni. E il Primiero contribuisce con l'8% a Feltre

Anche l'anno scorso ci sono stati meno di 4 mila neonati. Solo il punto nascite di Cavalese in controtendenza ma registra una media di quasi 1 parto ogni 3 giorni. Calo in tutti gli altri ospedali con Rovereto che si ferma sotto le mille nascite. Ecco i dati che confermano un trend di denatalità in Trentino

Di Luca Andreazza - 02 gennaio 2024 - 05:01

TRENTO. Mai così tante culle vuote in Trentino. La natalità si conferma in calo e, per il quarto anno consecutivo, il dato si ferma sotto la soglia dei 4 mila nuovi nati. E' stato ritoccato in negativo il minimo storico a livello provinciale. Nascite giù del -6% rispetto agli ultimi 12 mesi, del -26% rispetto a circa 20 anni fa e del -23% rispetto al 2013. Si tocca il -30% in confronto all'apice del 2008.

 

Solo il punto nascite di Cavalese in controtendenza, ma si parla di numeri bassissimi per il centro aperto con deroga della deroga: 137 neonati, +5 rispetto al 2022. Una struttura attiva per la media di quasi un parto praticamente ogni tre giorni tra la val di Fiemme, la val di Fassa e la val di Cembra. Tutti con segni meno invece gli altri ospedali. A Trento si scende da 2.323 a 2.263 nati mentre a Cles si passa da 242 a 232 nascite. A Rovereto non si supera la barriera dei mille nati e si ferma a 979 unità (contro i 1.151 dell'anno scorso). E' di 3.611 il saldo finale di cui 3.548 parti.

 

Il 52,42% sono maschi, 47,58% femmine. Sono stati 63 (1,78%) i parti bigemellari suddivisi tra il Santa Chiara (48) e il Santa Maria del Carmine (15). Nessun parto trigemellare in Trentino. Nell'ultimo anno sono nati 816 bambini da coppie extracomunitarie non Unione europea (il 23% circa tra 534 a Trento; 233 a Rovereto; 28 a Cles e 21 a Cavalese) ma non basta per invertire un trend che ormai almeno decennale. I dati sono stati in altalena negli ultimi 20 anni: si parte dal 2022 con 4.901 neonati ma con il picco nel 2008 con 5.169 bimbi e bimbe in Trentino. Poi una costante decrescita. Escluso l'anno del Covid. 

E se i dati pubblicati da Istat nel corso dell'anno scorso evidenziano che il Trentino Alto Adige è tra i territori con la più alta fecondità in Italia e di tutto il Nordest (1,51 figli per donna), l'inverno demografico avrà ripercussioni tanto nel breve quanto nel medio periodo. Il progressivo invecchiamento della popolazione e un'aspettativa di vita più lunga significa un sistema di welfare da ripensare con bisogni nuovi, malattie croniche e pazienti sempre più complessi. Inoltre le culle vuote si traducono in banchi vuoti nelle scuole di domani e di servizi all'infanzia messi a rischio. Già adesso l'onda della natalità comincia a ripercuotersi sugli istituti di secondo grado.

Un calo che si registra anche nel Bellunese. Complessivamente l'anno si chiude con circa 1.255 nati in Ulss Dolomiti, in calo rispetto allo scorso anno (1312 nati), in linea con il trend nazionale. I mesi in cui sono nati più bambini sono stati proprio dicembre (122 nati) e giugno (120 nati). Sono nati più maschi che femmine (circa 40 in più). Sono stati 9 i parti gemellari. A Feltre i nati sono stati 739, mentre a ci si ferma a 516 all'ospedale di Belluno. La differenza? L'apporto di circa l'8% di trentini, tanto pesano i primierotti nell'economia della gestione ospedaliera.

 

Numeri di un tema centrale perché le conseguenze di questo trend sono numerosi e gravi perché senza un ricambio di nuove forze sono destinati a diventare insostenibili il sistema sociale, quello previdenziale e sanitario, compresa una riflessione sulla sostenibilità e la sicurezza di punti nascita aperti su deroga (oltre che su deroga della deroga) rispetto al minimo di 500 parti all'anno. Il conto dell’inverno demografico è prevedibile, le politiche da mettere in campo e le visioni di futuro apparentemente più incerte per invertire la rotta anche a fronte di un tasso di mortalità che supera strutturalmente quello di natalità.

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