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Viaggio per le Tre Cime: un'odissea tra code, turisti che scendono dal bus per proseguire a piedi e la sensazione che non si arriverà mai

Il racconto tragicomico di un nostro lettore sul viaggio in autobus per le Tre Cime: "Qualche metro prima del lago di Antorno, il bus si ferma. Siamo in coda, e dopo quasi un’ora infatti ci troviamo non più di 50 metri più avanti. Dopo poco un escursionista passa e chiede all’autista se convenga aspettare il prossimo autobus: "Non ha senso, fate prima a piedi"

Di Lucia Brunello - 21 agosto 2020 - 19:12

TRE CIME DI LAVAREDO. Quest'estate stiamo assistendo ad una sorta di "ritorno" alla montagna, forte anche del coronavirus che ha messo molte famiglie nella condizione di scegliere di trascorrere le vacanze in Italia, piuttosto che all'estero. Più che dare colpe ai turisti (nonostante molti vacanzieri presentino una forte mancanza di conoscenza del territorio e di educazione alla montagna), si dovrebbe puntare il dito contro le amministrazioni locali che, nonostante quello del turismo d'assalto nelle Dolomiti (con tutte le problematiche che porta con sé) sia un fatto chiaro a tutti e in un trend di decisa crescita, invece di correre ai ripari con qualche proposta su misura, si limitano a fare poco o niente.

 

A prova di ciò, l'esperienza di Vito, un lettore de ilDolomiti che, dopo averci inviato il video della coda di auto salendo verso il casello per il rifugio Auronzo, con molta simpatia ci ha raccontato l'odissea vissuta lo scorso 20 agosto per raggiungere le Tre Cime di Lavaredo insieme alla sua ragazza, Alice. I due alloggiavano a San Candido, in Val Pusteria e, per i turisti che soggiornano nella valle, una gita alle Tre Cime è quasi una tappa obbligata.

 

Il problema è che per vederle nella loro più classica prospettiva, l’unica cosa che si può fare dalla Val Pusteria è prendere l'auto o l’autobus, sconfinare in Veneto, e salire fino al rifugio Auronzo. "Scegliamo di salire in autobus, precisamente il 444 dall'autostazione di Dobbiaco", inizia a raccontarci Vito. "L’orario di partenza previsto è per le 8:15. Ci accompagna a Dobbiaco mio padre in auto in un batter d’occhio e, complice la strada praticamente deserta, arriviamo senza intoppi alla prima tappa del nostro viaggio, ma le cose cambieranno presto".

 

La stazione però era già piena di persone munite di biglietto. Per via del coronavirus, inoltre, gli autobus possono far salire a bordo turisti finché tutti i sedili non sono occupati, con il divieto di stare in piedi nel corridoio.

 

"Alle 8 e 15 arriva l’autobus e a noi non resta che aspettare quello successivo", ci spiega. "50 minuti dopo, alle 9 e 20, siamo a bordo con tutti i posti occupati, e si parte spediti. Alcune persone sono ad una fermata un po’ oltre il lago di Landro, ma purtroppo per loro non c’è posto a bordo, e l’autista non può che comunicare a gesti che dovranno attendere il prossimo. Imbocchiamo la strada provinciale 49 per Misurina. Dopo qualche minuto, mi colpiscono due cose: la lunghissima coda di automobili parcheggiate ai bordi della strada e la moltitudine di persone in fila indiana che si sposta in direzione Tre Cime. Le fermate dell’autobus sono decisamente sovraffollate, con un numero di 30, 40 persone che, sconsolata, vede passare i bus pieni mentre fa il gesto dell’autostop".

 

 

 

 

E poi l'inizio dell'incubo: "Qualche metro prima del lago di Antorno, però - continua a raccontare - il bus si ferma. Siamo in coda, una di quelle destinate a durare. E sarà così: dopo quasi un’ora ci ritroveremo non più di 50 metri più avanti di dove siamo. L’autista spegne il bus e scende, lasciando le porte aperte per dare un po’ di refrigerio ai passeggeri. Le tante persone a piedi che salgono pian piano verso il rifugio Auronzo si fermano a chiedergli dei consigli su i sentieri, ma c’è poco da fare: fino al rifugio Auronzo ci vogliono almeno due ore".

 

Vito ci racconta che sulle 10 e 15 sentirà un escursionista chiedere all’autista se possa essere un'idea aspettare il prossimo autobus. "Non ha senso, fate prima a piedi", la sua risposta. Il motivo è presto spiegato: i bus partono con cadenza oraria dall’autostazione di Dobbiaco. Quello che parte alle ore 8:15 dovrebbe arrivare al rifugio Auronzo e poi ripartire per Dobbiaco, arrivare alle 10 circa e quindi ripartire. "Il problema?", prosegue Vito. "L’autobus delle 8:15 è bloccato qualche centinaio di metri davanti al nostro, vittima di un meccanismo un po’ perverso che contraddistingue le dinamiche del traffico nelle prime ore del mattino: non essendoci più posti disponibili per il parcheggio, sono tanti gli automobilisti che cercano di raggiungerlo, congestionando le strade".

 

Il racconto di Vito, poi, si fa quasi tragicomico: "Dagli autobus scendono parecchie persone: qualcuno, spazientito dall'attesa infinita, decide di proseguire a piedi verso il rifugio. Altri invece scendono spinti da bisogni fisiologici o per dare un po’ di tregua al proprio cane. Dopo quasi un’ora di attesa, il casello blocca i mezzi in discesa per permettere ai soli autobus di avanzare e scartare le auto in coda. La scena diventa surreale: le persone che sono scese si affrettano a rientrare, alcuni con cani al guinzaglio corrono affannosamente in salita. Una ragazza, scesa dal nostro autobus, dovrà correre per quasi due minuti prima di riuscire a rimontare".

 

Il tutto con una lunga colonna di automobili con il motore rigorosamente spento alla loro destra (qui il video) e gli automobilisti e passeggeri che attendono fuori dal veicolo. Sono vittime del fato: hanno passato il bivio prima che venisse completamente bloccato dai vigili, e ora sono appesi alla speranza che qualche automobile scenda dal parcheggio del rifugio Auronzo liberando un posto.

 

"Finalmente passiamo il casello. La salita, sgombra dal traffico procede tranquilla e in 15 minuti saliamo i ripidi tornanti, accompagnati da ciclisti coraggiosi e dagli escursionisti che hanno deciso di salire a piedi. Per loro i tempi di percorrenza saranno ben diversi. Sono quasi le 11 quando arriviamo al rifugioun’ora e cinquanta dopo la nostra partenza da Dobbiaco. Saluto l’autista augurandogli buona fortuna, ne avrà bisogno".

 

 

"Eccoci finalmente al cospetto di queste meravigliose montagne. I sentieri sono invasi da tantissime persone, ma il fatto che siano così affollati in questo periodo dell'anno non mi sorprende. Quello che però resterà impresso nella mia mente è il caos e la calca sulle strade che portano a queste meravigliose montagne, uno scenario a metà fra giorno del giudizio e il black friday".

 

L’esperienza delle Tre Cime, al giorno d'oggi, è anche questo: "C’è chi le avrà raggiunte all’alba in auto, bruciando sul tempo le migliaia di altre auto. Chi in autobus, chi in bici, chi a piedi dopo aver trovato qualche parcheggio di fortuna. C’è chi invece avrà rinunciato a salire e si sarà accontentato di vederle a distanza dal loro lato "meno famoso". E chi, infine, avrà poi deciso di cambiare destinazione". 

 

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