Cimice asiatica, la Pat lancia un piano di contrasto, i propositi sono buoni ma il Trentino sembra indietro nella lotta
La Provincia ha stanziato in un'altra delibera 200 mila euro per attivare un bando che consenta alle imprese agricole di coprire parte dei costi sostenuti per l'acquisto delle reti per contrastare cimice asiatica e Drosophila suzukii a fronte di 5 milioni per la difesa passiva. Estremizzando, conviene quasi che il raccolto vada male per poi affidarsi alle assicurazioni
TRENTO. "Finché non sarà raggiunto l'equilibrio naturale grazie all'azione di contrasto degli insetti antagonisti, la lotta diretta alla cimice asiatica non sarà in grado di limitare i danni alle colture a un livello economicamente accettabile". Così l'assessora Giulia Zanotelli nel lanciare il piano per contrastare la cimice asiatica, che aggiunge: "Abbiamo ritenuto necessario prevedere nel Piano di azione provinciale una serie di misure per garantire il reddito delle aziende agricole e dei lavoratori impiegati nel settore della conservazione e lavorazione della frutta".
C'è un piano per cercare di limitare i danni di questi insetti, più o meno. Intanto c'è un documento che mette sul tavolo le linee guida. "La soluzione a medio-lungo termine è rappresentata dal controllo biologico - si legge - attraverso l'azione di altri insetti presenti in natura. Per favorire e anticipare il raggiungimento di questo equilibrio naturale è previsto l'allevamento e la distribuzione - prima non possibile perché espressamente vietata dalle disposizioni nazionali - di parassitoidi alloctoni, quali Trissolcus japonicus e Trissolcus mitsukurii. Tale misura di contenimento dell'insetto, nella quale Fem ha sviluppato avanzate conoscenze e competenze, è oggi considerata fondamentale per debellare l'infestazione".
Se l'Emilia Romagna è già più avanti e in primavera intende avviare una sperimentazione di rilascio della vespa samurai, qui sembra di essere ancora alle fasi preliminari (Qui articolo). Quali sembrano essere i dati salienti? Una serie di misure per la lotta diretta all'insetto tra monitoraggio, difesa chimica, reti anti-insetto, pratiche agronomiche e controllo biologico. Tanti buoni e legittimi propositi, quasi doverosi per la verità.
La Provincia ha stanziato in un'altra delibera 200 mila euro per attivare un bando che consenta alle imprese agricole di coprire parte dei costi sostenuti per l'acquisto delle reti per contrastare cimice asiatica e Drosophila suzukii. Risorse, già non moltissime, da dividere tra diversi comparti, quando per le gabbie di quarantena per le sperimentazioni, che sembrano non ancora iniziate, sono stati messi sul tavolo 130 mila euro mentre la Mach incassa la "promessa" che la "Giunta provinciale si impegna a sostenere finanziariamente eventuali fabbisogni, con particolare riferimento all’acquisto di attrezzature per la moltiplicazione degli insetti utili".
Non ci sarebbe, poi, nessun piano specifico per la Drosophila, così come non c'è nessun accenno a eventuali contromisure. Contromisure naturali e sperimentazioni che non avrebbero portato grandissimi risultati anche in materia cimice asiatica. "L'immissione in natura di antagonisti naturali autoctoni - si scrive nel documento - hanno finora manifestato un basso grado di parassitizzazione". Una sorta di resa, si punta sulla "scoperta" della vespa samurai.
In attesa di capire meglio quanto avviene a livello nazionale, il territorio rafforza le partnership. Perché se "la Fondazione Mach - riporta il documento - può e deve svolgere a questo riguardo un ruolo fondamentale che l’assessorato competente in materia di Agricoltura della Provincia ha già posto all’attenzione e proposto ai competenti Ministri nazionali", l'impressione è che da Roma non ci siano segnali e soprattutto sembra che si vada al traino degli altri, Emilia Romagna in primis, e i collegamenti attivati con prestigiosi enti di ricerca internazionali.
Intanto? Anche se non risolutiva, la difesa chimica rimane "il perno della strategia di contenimento della cimice asiatica. Questo tipo di difesa deve caratterizzarsi per precise e univoche indicazioni fornite dalla Fondazione Mach, da assumere come riferimento obbligatorio per le aziende, e dovrà essere condotta in modo puntuale secondo le indicazioni emerse dal monitoraggio di presenza dell’insetto, dal gruppo di coordinamento. La diffusione è assicurata tramite i canali della consulenza della Fondazione E. Mach".
Ma forse ci si prepara alla conta dei danni, anche per il prossimo anno. "Nel corso del 2020 - dice Zanotelli - il Consorzio di difesa dei produttori agricoli trentini attiverà il Fondo di solidarietà per danni da fitopatie, tra cui la cimice asiatica, con finanziamento attraverso la misura Gestione del rischio sul Piano di Sviluppo rurale Nazionale. Verrà incrementata la dotazione finanziaria del capitolo di bilancio a favore di Codipra con particolare riguardo alla stipula di polizze per coprire i costi legati a un minor conferimento di prodotto legato alle avversità e per assicurare una copertura dei danni anche per le aziende non associate a cooperative". Insomma, la difesa attiva vale 200 mila euro, in pratica l'agricoltore è lasciato da solo o quasi, mentre quella passiva vede circa 5 milioni a bilancio, paradossalmente e estremizzando, conviene quasi che vada male per passare a incassare l'assegno.