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Università, laurea honoris causa a Sergio Marchionne, studenti e sindacati uniti "E' veramente necessaria?"

L'Unione degli Universitari "Un personaggio così lontano dai valori del nostro ateneo è una scelta eticamente scorretta e sbagliata". Per il professor Dario Preti (Dipartimento Ingegneria Industriale) "Permetterà di rafforzare i rapporti con l'azienda"

Foto: Daniele Mosna
Di Giuseppe Fin, Luca Andreazza - 28 novembre 2016 - 12:14

TRENTO. “Un ateneo come il nostro non può rendere omaggio a chi ha fatto dello smantellamento dei diritti dei lavoratori e dell'elusione fiscale uno strumento per far crescere le sue aziende”. Questo il duro commento che arriva dall'Unione degli Universitari dopo la decisione del Senato accademico dell'Università di Trento, di accogliere la proposta del Dipartimento di Ingegneria di assegnare a Sergio Marchionne una laurea honoris causa in ingegneria meccatronica.

 

“Mercoledì il Senato Accademico – spiegano i responsabili Udu - in seduta ristretta e quindi senza la presenza degli studenti, avrebbe approvato la richiesta del dipartimento di Ingegneria di conferire una laurea ad honorem a Sergio Marchionne. Attribuire un'onorificenza di questo tipo ad un personaggio così lontano dai valori del nostro ateneo è una scelta eticamente scorretta e sbagliata”.

 

Una scelta, chiariscono, presa escludendo gli studenti. “Questo ulteriore fatto – conclude l'Udu - aggrava ancora di più la scelta”.

 

Fredda sulla decisione di attribuire la laurea honoris causa a Marchionne anche la lista strudensca Atreju. “Marchionne indubbiamente è stato un grande manager che ha risollevato le sorti di un'azienda – spiega Francesco Barone – ma non è un argomento di grande importanza per gli studenti. Ritengo che in questo momento l'ateneo dovrebbe occuparsi di tematiche più importanti come le borse di studio, ben 1.200, che si vanno a perdere”.

 

Per Atreju “bisogna riflettere su quanto abbia senso andare a premiare chi ha delocalizzato le aziende, chi ha portato via posti di lavoro all'Italia. Magari, conclude ironicamente Barone - mi viene da pensare che potrebbe essere un motivo per riportare in Italia delle fabbriche”.

 

Dal mondo dell'Università a difendere la scelta è Dario Petri, responsabile del Dipartimento di ingegneria Industriale. “La proposta è arrivata dopo aver preso contatti con il centro ricerca Fiat e il Consiglio si è espresso positivamente. Come obiettivo c'è quello di migliorare e rafforzare i rapporti con l'azienda dando in questo modo più possibilità agli studenti”.

 

A non condividere o a ritenere poco utile l'assegnazione della laurea honoris causa a Marchionne è il mondo sindacale.

 

La Cgil con Manuela Terragnolo, segretaria Fiom, condivide la posizione dell'Udu. “Tutti sappiamo le vicende che hanno coinvolto i lavoratori Fiat e valuto una scelta 'pesante' quella di attribuire a Marchionne una laurea honoris causa”.

 

Per la segretaria della Fiom “parlare di una scelta infelice è un eufemismo. Non è certamente Marchionne un modello a cui fare riferimento”.

 

Per il segretario della Uil, Alotti: "il Senato accademico ha piena autonomia e rispettiamo la decisione. Qualche merito dal punto di vista industriale non manca, certo spero che nel futuro l'università possa prendere in considerazione figure che abbiamo rapporti meno conflittuali con i sindacati" .

 

A chiedersi se l'Università di Trento ne avesse bisogno è il segretario della Cisl Lorenzo Pomini. "Il senato accademico è indipendente e la scelta è da rispettare. Non si discute il valore del manager che ha saputo investire anche in zone come Pomigliano e risollevare le sorti della Chrysler. Quello che mi chiedo però è se l'Università di Trento ha bisogno di invitare Marchionne, che ha già ricevuto numerosi titoli: quello di Trento potrebbe finire dietro altri e andrebbe presto dimenticato. Un'altra medaglia come tante sul petto di Marchionne e per questo mi sembra un momento auto celebrativo dell'ateneo fine a se stesso”.

 

Per Pomini “l'Università dovrebbe proporre sfide diverse, come avvicinare Marchionne per progetti produttivi e di ricerca, investendo di riflesso anche sulla scuola e l'istruzione. Penso alla prima vettura totalmente elettrica della Fiat per trovare uno slancio per riprendersi il primo posto nella classifica della qualità della vita perso in favore di Mantova. Marchionne si potrebbe mettere alla prova nel contesto del Nord Italia, potenziando quel centro di ricerca Fiat voluto dal governatore Dellai e dare impulso industriale dove la disoccupazione è in aumento, seppur in misura minore rispetto ad altre città”.

 

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