Malattia di Huntington, l'Università di Trento scopre un nuovo aspetto molecolare: "Prospettiva di ricerca per pensare a metodi alternativi per interferire con la malattia"
Lo studio del gruppo di lavoro del Cibio svela un nuovo aspetto molecolare della malattia con importanti implicazioni funzionali sui meccanismi neurodegenerativi associati alla patologia
TRENTO. I meccanismi molecolari della rara malattia di Huntington - ereditaria, neurodegenerativa e che interessa principalmente il sistema nervoso - sono molto complessi, e un gruppo di ricercatori dell'Università di Trento ha scoperto nuove informazioni sulla molecola di Rna circolare non codificante circHTT, che è un indicatore dell'alterazione genetica responsabile della malattia.
Lo studio del gruppo di lavoro del Dipartimento Cibio, pubblicato sulla rivista scientifica Molecular Therapy Nucleic Acids, svela un nuovo aspetto molecolare della malattia - che in Italia colpisce settemila persone, con gli individui a rischio che sarebbero quarantamila - con importanti implicazioni funzionali sui meccanismi neurodegenerativi associati alla patologia.
La causa genetica della malattia di Huntington è da attribuire alla mutazione, un’espansione di un tratto ripetuto di Dna, che interessa il gene HTT e la proteina da esso prodotta, huntingtina: tale condizione provoca inizialmente la perdita di cellule nervose in aree specifiche del cervello, con la degenerazione che diventa poi più generalizzata, con l’inevitabile declino del paziente fino al decesso.
La ricerca parte nel 2017 con il lavoro di tesi di Alan Monziani, uno dei firmatari della pubblicazione, che per primo ha identificato questa molecola.
È stata poi Jasmin Morandel, prima firmataria dell’articolo ed esperta dello sviluppo del sistema nervoso centrale, ad approfondire la caratterizzazione di circHTT e a mettere in luce gli aspetti evolutivi e funzionali della molecola stessa.
L’importante risultato scientifico è frutto di un lavoro integrato e collaborativo tra gruppi di ricerca trentini afferenti al Dipartimento Cibio e al Cnr, nazionali, europei e statunitensi.
"Si tratta di uno studio particolare incentrato su una molecola di Rna non codificante – spiega la titolare del laboratorio di neuro epigenetica Marta Biagioli – ovvero non responsabile della produzione di una determinata proteina, una di quelle molecole che fino a poco tempo fa erano considerate spazzatura o meglio junk Rna, perché si pensava non servissero a nulla".
È proprio grazie al sequenziamento del genoma umano che si è compreso che solo il 3% del materiale genetico codifica per proteine, e la maggior parte del rimanente 97%, invece, è il cosiddetto Dna non codificante che viene convertito in Junk Rna, le cui funzioni ad oggi rimangono per gran parte sconosciute.
"Tuttavia negli ultimi venti anni si è iniziato a capire che il Junk Rna riveste funzioni importanti e utili – prosegue Biagioli – e il mondo scientifico sta approfondendo la comprensione di diverse classi di Rna non codificante, rivelandone in modo sempre più chiaro cruciali funzioni biologiche".
La molecola di Rna caratterizzata nello studio – chiamata come detto circHTT perché ha origine dal gene HTT implicato nella malattia di Huntington – ha una struttura circolare molto stabile e si trova in alte concentrazioni nel sistema nervoso centrale di vari mammiferi suggerendo una funzione importante e conservata, con i i ricercatori e le ricercatrici che hanno scoperto appunto che questa ha un ruolo importante nella malattia.
"Quello che si è visto è che ogni volta che c’è l’espansione del tratto a sequenza ripetuta del gene HTT, cioè in condizione patologica, c’è una maggiore produzione di circHTT – commenta la prima firmataria dell'articolo Jasmin Morandell – e inoltre, modificando i livelli di circHTT, si riesce ad intervenire su alcune caratteristiche funzionali della malattia, i cosiddetti fenotipi. Questo dato ci offre una nuova prospettiva di ricerca per poter pensare a metodi alternativi per interferire con la malattia di Huntington ".