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Una “specie sconosciuta alla scienza” scoperta nella serra tropicale del Muse (VIDEO): “Ha un apparato riproduttore mai osservato prima nei molluschi terrestri”

La lumachina di circa due centimetri, chiamata Barkeriella museensis in onore anche del museo trentino, è stata trovata e descritta nella serra tropicale del Muse durante alcuni campionamenti scientifici. È appartenente ad una famiglia di molluschi terrestri poco diffusa e studiata, presente dall'Asia orientale fino all'Australia: “Il suo areale di origine rimane ancora un mistero”

Di Filippo Schwachtje - 28 febbraio 2023 - 11:12

TRENTO. Trovata per la prima volta e descritta nella serra tropicale del Muse una specie sconosciuta alla scienza: si tratta di una lumachina di circa due centimetri appartenente a una famiglia di molluschi terrestri, i Rathouisiidae, poco diffusa e studiata, presente dall'Asia orientale fino all'Austrialia. “Il ritrovamento – spiega il museo trentino – descritto sulla rivista scientifica Zoological Journal of the Linnean Society e in un video prodotto dal Muse, apre interessanti scenari di indagine sulle specie aliene”.

 

 

La nuova lumachina ha preso il nome di Barkeriella museensis, in onore del malacologo neozelandese Gary Barker e del Muse di Trento, luogo come detto della scoperta. Scoperta che ha stupito non poco le ricercatrici ed i ricercatori dell'Università di Siena e del Museo di Storia naturale dell'Accademia dei Fisiocritici, impegnati in un campionamento nella serra tropicale del Muse: proprio in quell'occasione infatti nel setaccio degli esperti, tra il terriccio e le piante, ha fatto capolino la piccola lumaca e, grazie alla successiva analisi morfologica e molecolare portata avanti in collaborazione con l'Università di Poznan, in Polonia, è stato possibile determinare che quel piccolo invertebrato apparteneva come anticipato ad una specie sconosciuta alla scienza.

Il suo areale di origine, dicono gli esperti del museo: “Rimane ancora un mistero, non essendo conosciuta in natura, ma potrebbe collocarsi in Asia orientale o in Australia, visto che la famiglia a cui appartiene è diffusa in quelle aree. Ma incerta è anche la modalità con cui la lumachina è arrivata nel capoluogo trentino: probabilmente in seguito al trasporto di terriccio o di piante esotiche nella serra tropicale del museo”. Come anticipato, la scoperta è avvenuta nell'ambito di un programma di ricerca sulle specie aliene condotta dall'Università di Siena e dal Museo di Storia naturale Accademia dei Fisiocritici, in in collaborazione con l’Università di Poznań, in Polonia, e il National Biodiversity Future Center nell’ambito del Pnrr. Il progetto è coordinato da Giuseppe Manganelli e Folco Giusti dell’ateneo senese, tra i pochi ricercatori italiani che si occupano prevalentemente di molluschi terrestri.

“Il Muse – spiega Debora Barbato, ricercatrice dell’Università di Siena – è una delle aree di studio che assieme ad altri orti botanici e musei scientifici dotati di serre e giardini stiamo indagando in cerca di xenodiversità, quella componente della biodiversità costituita da organismi alieni, cioè non originari del territorio indagato. Il nostro settore di ricerca è quello dei molluschi terrestri e di acqua dolce, che comprende specie spesso introdotte in maniera del tutto accidentale con il trasporto di terriccio o di piante esotiche. Solitamente per trovare esemplari utilizziamo i classici metodi di campionamento usati per la fauna del suolo, ossia ricerca visiva, raccolta di terriccio e lettiera da esaminare in laboratorio”.

 

“Sia a Trento che in altre città d'Italia – sottolinea nel descrivere la scoperta di Barkeriella museensis il conservatore del Museo di Storia naturale Accademia dei Fisiocritici Andrea Benocci - abbiamo trovato numerose specie aliene, alcune delle quali mai segnalate prima in Europa. Ma al Muse, in particolare, abbiamo scoperto questa lumachina tropicale, finora sconosciuta alla scienza: un ritrovamento abbastanza eccezionale. Una delle particolarità è che l’apparato riproduttore di questa specie è dotato di tre diversi condotti (ciascuno dei quali si apre indipendentemente) preposti allo scambio dei gameti: una condizione finora mai osservata nei molluschi terrestri, che generalmente ne hanno due".

 

Negli anni di attività del museo trentino, dice il responsabile Ricerca e collezioni Massimo Bernardi, questa è la prima volta che il Muse diventa territorio di scoperta: “Il Muse, nell’ultimo decennio, attraverso le sue attività di ricerca ha portato alla scoperta di circa 50 specie, quale esito dell’esplorazione territoriale. Nelle nostre collezioni sono conservati oltre 700 olotipi, cioè gli esemplari di riferimento per la descrizione di nuove specie. Questa volta, tuttavia, il Muse diventa luogo di ricerca, a riprova di come non serva andare troppo lontano per scoprire nuova biodiversità: solitamente notizie di nuove specie ci arrivano da luoghi ad alta concentrazione di biodiversità come i Tropici o solo parzialmente esplorati come i fondali oceanici. In realtà, c’è biodiversità da scoprire tutto attorno a noi, anche nei luoghi che pensiamo di conoscere meglio, come una manciata di terriccio in una serra tropicale di un museo frequentata ogni anno da migliaia di persone”.

 

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