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Scopazzi del melo, la Fem: “La situazione è grave, colpite l'1,54% delle piante. Sopra l'1% necessario un grosso sforzo di estirpo”

Oggi a Cles l'incontro con la Fondazione Edmund Mach con i risultati dei monitoraggi su 760mila piante e 210 ettari coinvolti: per limitare questa preoccupante problematica, dicono gli esperti, è fondamentale il ruolo del singolo frutticoltore nell'attuare correttamente le pratiche necessarie nei propri appezzamenti

Di Filippo Schwachtje - 01 marzo 2023 - 16:42

TRENTO. “Nel 2022 la presenza degli scopazzi in provincia di Trento ha subito un aumento preoccupante, arrivando ad una percentuale media dell'1,54% di piante colpite”. È questa la situazione presentata oggi dagli esperti Fem a Cles, nell'ambito della giornata frutticola organizzata dalla Fondazione, per quanto riguarda la presenza degli scopazzi del melo sul territorio provinciale dove la situazione oggi è preoccupante.“Il monitoraggio statistico provinciale – scrivono infatti gli esperti – ha permesso di controllare circa 760mila piante per un totale di 210 ettari. Esclusa la zona della Valsugana, in tutti gli altri areali si osserva un elevato aumento della presenza di piante sintomatiche: in alcune zone l'incidenza della malattia ha raggiunto percentuali molto significative, oltre il 2%”. La situazione generale è dunque da considerarsi grave.

“Come già successo nelle Valli del Noce ad inizio anni Duemila e in Valsugana nel periodo 2011-2014 – scrive la Fondazione – superata la soglia dell'1% di piante colpite è necessario mettere in atto un grosso sforzo di estirpo delle piante colpite, considerando che, per tornare a valori accettabili di presenza della malattia, serve qualche anno”. La malattia rappresenta infatti una delle avversità più temibili per il melo e nel corso degli anni ha visto un'evoluzione sul territorio, arrivando come detto a toccare i preoccupanti livelli attuali. Per limitare questa preoccupante problematica, è stato detto durante l'incontro odierno, è fondamentale il ruolo del singolo frutticoltore nell'attuare correttamente le pratiche necessarie nei propri appezzamenti.

 

“L'importanza di eliminare l'inoculo – precisano gli esperti – è testimoniata dalla positiva esperienza vissuta in Valsugana, dove la forte crescita della patologia è stata contenuta dal convinto estirpo delle piante colpite. Il contenimento degli insetti in grado di trasmettere la malattia è una altrettanto fondamentale azione da condurre con attenzione e precisione. In Trentino le psille C.melanoneura e C.picta sono risultate in grado di trasmettere il fitoplasma. La strategia per il loro contenimento viene proposta dal servizio di consulenza della Fem nelle singole zone frutticole”. Il responsabile della malattia è il fitoplasma “Candidatus Phytoplasma mali”, un parassita che richiede una pianta ospite dove insediarsi e insetti vettori che contribuiscano alla sua diffusione.

 

Per quanto riguarda la Provincia di Bolzano invece, nel corso degli ultimi anni “la diffusione degli scopazzi è stata molto limitata in tutti i 7 distretti produttivi altoatesini – dice la Fem – in passato, la malattia ha avuto due momenti di forte recrudescenza, il primo nel 2006 ed il secondo nel 2013, quando negli areali più esposti alla problematica la percentuale di piante colpite era oltre il 3%”. L'evento di questa mattina, realizzato in collaborazione con Melinda, La Trentina e Apot e giunto quest'anno alla sua 26esima edizione, è stato seguito da circa 400 frutticoltori e tecnici, in presenza nell'auditorium del polo scolastico di Cles e collegati in diretta streaming sul canale Youtube.

 

Nel corso dell'incontro, moderato da Matteo de Concini, referente del settore tecnico frutticolo, sono intervenuti Mattia Zaffoni, Mario Baldessari, Mirko Moser, Roberto Torresani di Fem, Josef Österreicher del Beratungsring e Loris Marchel di Apot, che ha evidenziato le azioni promosse dai produttori per il contenimento della malattia. “A partire dal 2014 – spiega la Fem - anno in cui si è verificata una recrudescenza della malattia, Apot ha introdotto un’attività di autocontrollo su circa 1.000 appezzamenti di diverse aziende. Nel 2022 sono stati controllati 400 ettari, con l’introduzione di un monitoraggio supplementare di 200 ettari, effettuato a seguito del peggioramento della situazione evidenziato a settembre. Oltre al monitoraggio Apot ha previsto un’azione sanzionatoria nei confronti dei soci che non estirpavano correttamente le piante colpite e segnalate nel monitoraggio. Questa attività ha ottenuto un ottimo risultato: il 99,5% delle aziende ha effettuato l’estirpo di tutte le piante segnalate. La recrudescenza degli scopazzi, evidenziata nell’ultima stagione, ha indotto Apot a programmare un aumento considerevole dell’azione di autocontrollo, prevedendo il monitoraggio di circa 1000 ettari”.

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