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Resti di stambecco vecchi di almeno 7000 anni ritrovati in Alto Adige, esperti al lavoro per ricostruire la storia: nuove analisi sui reperti

Le ossa di stambecco sono state trovate nel luglio scorso da quattro alpinisti a Cima Fiammante ed ora sono state trasferite al Museo di Scienze naturali a Bolzano

Pubblicato il - 18 gennaio 2023 - 19:04

BOLZANO. All'inizio di luglio dello scorso anno, Stefan Pirpamer, Tobias Brunner, Arno Ebnicher e Luca Mercuri hanno trovato resti di almeno 15 stambecchi sull'altopiano sommitale di Cima Fiammante, a quota 3.228 metri, nel Parco Naturale del Gruppo di Tessa, segnalando il ritrovamento alla stazione forestale di San Leonardo in Passiria.

 

Nelle scorse settimane, a seguito delle analisi di laboratorio, è stato accertato che i resti dello stambecco sono vecchi di almeno 7000 anni. "Il passo più importante ora è quello di classificare il reperto" ha spiegato  David Gruber, direttore del Museo di Scienze naturali dell’Alto Adige, che ha accompagnato il trasferimento dei resti animali del periodo neolitico. 


Ora l'Ufficio Archeologico incaricherà un esperto di esaminare ulteriormente i resti. "Se si può dimostrare che l'uomo ha tenuto gli animali lì, a più di 3000 metri di altitudine, o che gli stambecchi sono morti per mano dell'uomo, possiamo considerare tali reperti di rilevanza archeologica", spiega Gruber. Per il resto, si tratta di una scoperta di importanza zoologica. Gli esperti, nel frattempo, stanno seguendo con grande interesse anche i ritrovamenti di resti animali risalenti al periodo Neolitico.

 

"In laboratorio possono essere rilevate soprattutto le influenze della caccia", afferma Herwig Prinoth, conservatore di paleontologia presso il Museo di Scienze naturali. Tuttavia non si può escludere che si trattasse di un luogo di culto: tracce di vernice, ad esempio, potrebbero fornire un indizio in tal senso. "È anche importante compiere un'ispezione in loco, che andremo ad effettuare presto con il nostro personale, dell'Ufficio archeologico e forestale", dice Gruber. 


Si attendono ora ulteriori analisi genetiche. "Lo stambecco è stato oggetto di una caccia massiccia nella regione alpina tra il XVI e il XIX secolo, e a metà dell'Ottocento era praticamente estinto; nel Gran Sasso c'era una colonia protetta da regio-decreto formata da circa 50 animali", spiega Petra Kranebitter, conservatrice zoologica al Museo di Scienze naturali.  Ci sono state reintroduzioni di alcune specie e alla fine del 2013 la popolazione segnalata in Alto Adige era formata da circa 1400 animali. "In Svizzera esistevano confronti genetici. Il ritrovamento presso Cima Fiammante è il più orientale finora effettuato nell'epoca in cui le colonie di stambecchi erano numerose e distribuite omogeneamente: siamo curiosi di scoprire quali risultati porterà il confronto genetico dei reperti con quelli dell'attuale popolazione di ungulati", evidenzia Kranebitter.

 

L'Ufficio Archeologico incaricherà nei prossimi giorni un esperto di effettuare ulteriori indagini. Non appena sarà disponibile un risultato, un gruppo di lavoro deciderà quali ulteriori accertamenti condurre sui resti degli ungulati e dove, eventualmente, esporli.

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