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La miglior startup d'Italia è la trentina “AI4IV” che ha progettato un “occhio artificiale intelligente” da impiegare nei veicoli a guida autonoma

La trentina “AI4IV srl” ha vinto il premio per la “Migliore Startup Italiana” che opera nel settore dell’Intelligenza Artificiale. L'intervista al patron Gianpietro Tecchiolli: "Il nostro sensore è utile in tutti quei casi in cui si deve dotare un'apparecchiatura, un dispositivo o un sistema della capacità di vedere e riconoscere gli oggetti che ha di fronte anche in condizioni di luce difficili"

Da sinistra: Luca Bernabè, Giampietro Tecchiolli e Giacomo Pinali
Di Riccardo Petroni - 28 febbraio 2023 - 13:14

TRENTO. L’11 febbraio scorso si è concluso il “World Artificial Intelligence Festival” di Cannes, che ha visto 15.000 visitatori, 300 speakers, 250 sessioni e 200 esibitori. Un prestigioso riconoscimento è stato dato ad “AI4IV srl”, una piccola società high-tech trentina nata poco più di un anno fa. Infatti AI4IV si è aggiudicata nientemeno che il premio per la “Migliore Startup Italiana” che opera nel settore dell’Intelligenza Artificiale e questo sulla base di un sondaggio effettuato tra gli operatori presenti alla fiera e sulla decisione di un comitato di esperti.

 

L’importante premio è stato gestito dall’EuropIA Institut, una organizzazione che si occupa dell’impatto dell’Intelligenza Artificiale in Europa, soprattutto dal punto di vista sociale ed etico, guidata da Marco Landi, un manager di origini italiane con una carriera formidabile. Lo stesso che ha avuto anche il merito di riportare Steve Jobs in Apple quando, nel 1997, Landi era presidente e Coo di Apple.

 

Ad ogni modo l'azienda trentina era a Cannes per presentare il suo progetto di sviluppo di un nuovo sensore di visione basato su una tecnologia di acquisizione delle immagini co-sviluppata con “Fbk” e su una tecnologia di elaborazione dei dati “neurale” ispirata ai sistemi biologici. Tale dispositivo, una specie di “occhio artificiale intelligente”, sarà in grado di risolvere molti degli attuali problemi presenti nei sistemi di visione artificiale in settori come quelli dei veicoli a guida autonoma, o della video-sorveglianza intelligente, del controllo di qualità industriale fino ai settori aereo-spaziali.

 

In considerazione dell’importanza di questo evento, che vede il Trentino in prima posizione, abbiamo intervistato il “patron” di questo progetto, il trentino Gianpietro Tecchiolli.

 

Dottor Tecchiolli ci racconti il suo profilo professionale...

La mia carriera professionale è iniziata alla fine degli anni '80, quando, dopo essermi laureato in Fisica a Trento e dopo il servizio militare,  ho cominciato a lavorare all'Irst come ricercatore. All'Irst e in collaborazione con l'Università di Trento e l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, mi sono occupato di euristiche per l'ottimizzazione, intelligenza artificiale e microelettronica. Alla fine degli anni '90, ho deciso di provare la strada dell'imprenditore e sono uscito dall'Irst per fondare la mia prima startup assieme a degli amici e a degli imprenditori friulani che avevano deciso di investire sulle nostre idee. Successivamente, grazie ad uno scambio di azioni, sono passato dalla mia startup alla società degli amici friulani, la Eurotech, che a sua volta era partita da pochi anni e stava cercando di entrare nel mercato dei Pc miniaturizzati per l'industria ed i trasporti.
 

Da lì ho iniziato un percorso che mi ha permesso di contribuire soprattutto sul fronte tecnologico allo sviluppo della Eurotech, che prima si è internazionalizzata con della acquisizioni all'estero e poi, nel 2005, è entrata in borsa diventando rapidamente una piccola multinazionale con quasi 600 dipendenti tra Stati Uniti, Europa e Giappone.  In questo periodo ho potuto anche contribuire alla creazione della piattaforma tecnologica europea per il calcolo ad alte prestazioni di cui sono stato anche il tesoriere e ho potuto partecipare, in qualità di consigliere delegato e CTO del gruppo Eurotech, alle attività di varie aziende nei tre continenti dove Eurotech operava. Ho terminato le mie attività in Eurotech nel 2014 e dal 2015 al 2019 ho gestito, come amministratore delegato, una startup inglese basata a Cambridge ed operante nel settore dei server da datacenter ad elevata efficienza energetica. Una volta terminato anche questo progetto, ho cominciato a dedicarmi all'idea che ha portato ad AI4IV, idea che, come spesso succede, all'inizio sembrava un po' folle ma che un po' alla volta mi ha completamente travolto.

 

Com'e' nata l'idea della start up AI4VI srl e chi ne fa parte?

AI4IV è il risultato di un percorso che è iniziato ben 25 fa anni con la mia prima startup, quando assieme ad Alvise Sartori ed Alessandro Zorat abbiamo fondato la Neuricam alla fine degli anni 90 con l'idea di portare sul mercato sensori di visione "intelligenti". Ovvero sensori in grado non solo di fotografare una scena, ma anche di capire che oggetti ed informazioni essa contiene. Ovviamente oggi l'idea si è molto evoluta così come il contesto applicativo e di mercato sono profondamente cambiati rispetto alla situazione embrionale della fine degli anni 90. Inoltre le mie successive esperienze professionali mi hanno permesso di consolidare e far maturare meglio il percorso che ho poi deciso di intraprendere con AI4IV.

 

Ora il progetto sta andando avanti anche grazie al contributo fondamentale di due ragazzi di Verona, Giacomo Pinali e Luca Bernabè, che si sono laureati in Fisica a Trento e che sono entrati nel progetto fin dall'inizio con grande entusiasmo, investendo tempo ed energie per lavorare con me.  Inoltre nella squadra ci sono anche due amici: Peter Lee che vive a Canterbury in Inghilterra e Fabio Gallo che vive in Svizzera vicino a Ginevra. Entrambi hanno alle spalle molti anni di esperienza e stanno sostenendo il progetto con contributi di vario tipo.  Peter sta aiutando sul fronte tecnologico visto che è stato professore di elettronica digitale all'Università del Kent mentre Fabio aiuta con la sua esperienza sulla definizione delle strategie di mercato e di sviluppo commerciale dato che è stato manager di primo livello nel settore vendite high-tech di grandi multinazionali come IBM, Lenovo, Bull/Atos, eccetera. Infine è importante anche il contributo dato dalla Fondazione Bruno Kessler che fa parte della compagine sociale e che, con un suo team tecnico di prima grandezza, ha lavorato assieme a noi allo sviluppo della tecnologia di visione inglobata nel prodotto che abbiamo presentato a Cannes".

 

Ha un nome specifico il progetto presentato?

Al nostro interno usiamo il nome "Project I" visto che la lettere "I" in inglese ha una pronuncia simile ad "Eye" che vuol dire "occhio". E se scriviamo in italiano la pronuncia di I in inglese otteniamo "AI" che, di nuovo in inglese, è l'acronimo di "Artificial Intelligence".

 

Cos'è il Waicf di Cannes?

Il Waicf, che è l'acronimo di "World Artificial Intelligence Cannes Festival", è una fiera specializzata al settore delle applicazioni dell'Intelligenza Artificiale.

 

Quali sono le modalità di partecipazione?

Le modalità sono quelle tipiche di tutte le fiere: ci si iscrive come espositori o come visitatori pagando una quota di iscrizione. In realtà la nostra partecipazione è stata gratuita perché siamo stati selezionati, assieme ad una ventina di altre startup, dall'Istituto del Commercio con l'Estero a rappresentare l'Italia nel suo padiglione dedicato che ci ha quindi ospitati senza costi per noi.
 

Ci descriva in modo semplice per chi legge come funziona questo sistema...

Il nostro sistema di visione si distingue dai tipici sensori di visione. Tanto per capirci, il nostro sensore è diverso da quelli standard che usiamo per fare le fotografie con i nostri smartphones o che sono montati delle webcam o le telecamere di sicurezza. Infatti il nostro sensore è formato da molti piccoli "occhiolini" indipendenti in grado di auto adattarsi alla scena che stanno riprendendo. E' per questo motivo che usiamo il nome "FlyEye" (l'occhio della mosca in inglese) per indicare questa tecnologia che abbiamo sviluppato assieme alla Fondazione Bruno Kessler.
 

Da dove avete cominciato e quando vi siete resi conto che funzionava e che quindi poteva essere presentato?

Abbiamo cominciato a studiare la soluzione alcuni anni fa e abbiamo potuto testarla sia attraverso delle simulazioni che con dei prototipi. Adesso siamo pronti a entrare in produzione.
 

Ci descriva le sue principali applicazioni...

In generale il nostro sensore è utile in tutti quei casi in cui si deve dotare un'apparecchiatura, un dispositivo o un sistema della capacità di vedere e riconoscere gli oggetti che ha di fronte anche in condizioni di luce difficili. Per esempio, se pensiamo alle telecamere che si usano a bordo della automobili di Google o Tesla, che sono in grado di  muoversi da sole, tali telecamere sono in grado di vedere e riconoscere gli oggetti che circondano l'auto ma sono in difficoltà quando le condizioni di luce sono difficili come, per esempio, quando si guida contro sole o all'uscita di una galleria quando è facile che la telecamera venga accecata. Quindi le principali applicazioni del nostro prodotto vanno dai droni, alle automobili a guida autonoma, agli shuttle automatici per il trasporto di cose e persone, alla videosorveglianza intelligente, eccetera. 
 

Può essere utilizzato x i non vedenti?

Purtroppo no. La nostra soluzione non può essere usata per sostituire i nostri occhi. Però può essere usata per costruire veicoli intelligenti che sono in grado di muoversi da soli e, quindi, aiutare le persone non vedenti a muoversi.
 

Quando pensate di dare il via alle prime applicazioni e con quali modalità?

Il prodotto sarà pronto per i primi passi sul mercato non prima di due anni.
 

Avete altri progetti in ponte?

Al momento no. Le idee per ulteriori sviluppi ci sono ma questo è un progetto che ci sta assorbendo completamente e a cui dobbiamo dedicare tutti i nostri sforzi fino a quando non sarà nella situazione in cui potremmo cominciare a lavorare sui suoi ulteriori miglioramenti.

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