Dai robot 'di compagnia' (che parlano grazie a ChatGpt) a quelli che aiutano a muoversi: ecco il futuro dell'assistenza degli anziani. "Così potranno aiutare i caregiver"
Con l'inverno demografico che colpisce duramente, l'età media della popolazione italiana è destinata a crescere nei prossimi anni, mentre sul fronte dell'assistenza sono molte le famiglie che già oggi si trovano in difficoltà: è in questo contesto, però, che la robotica potrà rappresentare sempre di più in futuro una soluzione per caregiver e strutture di assistenza. Il Dolomiti ne parla con Elisa Ricci, professoressa di UniTn e ricercatrice esperta nell'ambito della robotica applicata
TRENTO. Da una parte l'invecchiamento progressivo della popolazione (Qui Articolo), dall'altra le difficoltà per molte famiglie di potersi permettere una badante (Qui Articolo), con costi che ogni mese possono superare facilmente i 1.000 euro, ed i problemi denunciati in più occasioni (Qui Articolo) dalle Rsa attive sul territorio: quella dell'assistenza agli anziani è una questione delicata in Italia (e non solo), mentre con l'inverno demografico del nostro Paese le prospettive future sono di un continuo aumento dell'età media della popolazione, con tutte le problematiche relative. Ma è proprio in questo contesto che, grazie allo sviluppo tecnologico e ad importanti investimenti anche a livello europeo, la robotica potrà sempre di più rappresentare un domani una soluzione per sostenere famiglie e caregiver all'interno delle strutture: a dirlo è la professoressa di UniTn e ricercatrice Elisa Ricci, specializzata proprio nell'applicazione della robotica nel campo dell'assistenza agli anziani, che in queste fasi sta coordinando un progetto europeo incentrato sullo sviluppo del settore.
“Innanzitutto una precisazione – dice la professoressa a il Dolomiti –: personalmente non credo che questo tipo di sistemi sarà mai in grado di sostituire in toto il 'personale umano', per così dire. Quel che è certo però è che più lo sviluppo tecnologico proseguirà, più mansioni (come per esempio la somministrazione dei farmaci) i robot saranno in grado di eseguire al posto dei caregiver, che potranno quindi dedicarsi alla componente forse più essenziale dell'assistenza: il rapporto umano con le persone che necessitano di aiuto”. Al di là degli sviluppi futuri però, il campo della robotica è già oggi utilizzato con successo in diversi contesti legati all'assistenza e le attività che i robot sono in grado di eseguire sono parecchie. “Partiamo per esempio dai deambulatori automatizzati per facilitare il movimento degli anziani – dice Ricci – fino ad arrivare a robot che li sostengono ed aiutano ad alzarsi. Altri ancora sono utilizzati invece come sostegno terapeutico, in una sorta di attività di 'pet therapy'”. Un primo esempio (nato in Giappone ancora negli anni '90) in questa direzione è 'Paro', una piccola foca robot pensata proprio come forma di terapia, in particolare per pazienti affetti da demenza.
“In questo caso entriamo nel mondo dei cosiddetti 'companion robots', i robot da compagnia – continua l'esperta – pensati per portare avanti attività ricreative che vanno dalla passeggiata alla musica fino ai giochi. Al di là degli aspetti positivi però, chiaramente al giorno d'oggi uno dei problemi di questi oggetti è il loro costo: in particolare quelli più voluminosi, diciamo, presentano costi insostenibili per la stragrande maggioranza delle famiglie e sono pensati per applicazioni all'interno di strutture di assistenza o riabilitative”. Quel che è certo però è che lo sviluppo tecnologico sta facendo passi da gigante giorno dopo giorno e che in futuro i costi, anche in questo campo, sono destinati ad abbassarsi sensibilmente (“come già abbiamo osservato negli ultimi anni” sottolinea Ricci), in particolare per la grande diffusione che al giorno d'oggi stanno avendo sistemi di intelligenza artificiale estremamente avanzati (Qui un approfondimento sulla questione).
“Fino a pochissimi anni fa la tecnologia non era ancora matura – spiega la professoressa – ma oggi esistono reti neurali ampiamente disponibili e in grado di dialogare in maniera naturale con un essere umano, pensiamo alle tecniche alla base di ChatGpt e applicativi affini”. I passi avanti dal punto di vista tecnologico però non riguardano solo il linguaggio, ma anche la 'visione' dei robot, che oggi sono in grado non solo di vedere ma di interpretare la scena che si trovano davanti. “Di fronte a tutto questo, chiaramente è possibile immaginare un futuro nel quale i robot giochino un ruolo sempre più importante nell'ambito dell'assistenza. Al di là però degli aspetti tecnici, resta da affrontare l'aspetto più 'umano', relativo al grado di accettazione con il quale innovazioni di questo tipo potranno essere introdotte, in particolare per quanto riguarda la popolazione anziana”. I primi esperimenti (portati avanti non a caso in Giappone, uno dei Paesi più avanzati al mondo in questo ambito) sono stati complicati sia per i caregiver che per le persone assistite, dice Ricci.
“Sono numerosi gli studi realizzati per capire quale sia il livello di accettazione dei robot all'interno delle strutture, anche per quanto riguarda gli aspetti più pratici – dice – proprio ora, nell'ambito del progetto europeo Spring, stiamo portando avanti una serie di sperimentazioni all'interno di un ospedale parigino, chiedendo un feedback ai pazienti sulle tecnologie applicate. Un altro fattore da tenere in considerazione è quello culturale: in alcuni Paesi, dove il grado di accettazione di queste nuove tecnologie è più alto, l'inserimento dei robot nel contesto dell'assistenza sarà sicuramente più facile, in altri meno”. Quel che è certo però, è che la stessa Europa ha investito negli ultimi anni in maniera molto importante per lo sviluppo di questo settore: “Si parla di circa 100 milioni di euro di fondi della Comunità europea e destinati a centri di ricerca e start up. Si tratta di un investimento che, a cascata, sta dando vita a tante nuove realtà grazie alle quali le innovazioni si susseguono giorno dopo giorno a grande velocità”.