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Tra ripicche e ambizioni di terzo mandato la maggioranza va sotto (con voto segreto) sul ddl Cia. Al centrodestra mancano i 4 "Sì" di Fratelli d'Italia?

Il ddl Cia sull’introduzione del Consigliere delegato ha mosso un dibattito parallelo sulla riforma elettorale e schermaglie sul terzo mandato. La maggioranza è andata sotto con il voto segreto, compatte le opposizioni

Di Luca Andreazza - 15 January 2025 - 09:25

TRENTO. Battuta d'arresto per la maggioranza provinciale che finisce sotto sul disegno di legge presentato da Claudio Cia. La richiesta, avanzata dalla Lega e appoggiata dalle minoranze, di voto segreto scombina i piani e non ottiene il risultato sperato. Il provvedimento avrebbe dovuto inserire la figura del consigliere delegato a supporto degli assessori ma la discussione è virata ben presto sul terzo mandato e così il ddl è stato affossato.

 

L'introduzione del ruolo, come già in essere per i Comuni oppure in altre Regioni, ha mosso un dibattito parallelo sulla riforma elettorale. Una schermaglia che lascia, ulteriormente, trasparire una certa tensione tra le forze politiche in materia terzo mandato. Il voto era segreto (16 favorevoli e 17 astenuti, trattandosi di legge elettorale la soglia è di 18 "Sì") e non ci sono certezze ma (assenti Mario Tonina per il centrodestra e Maria Chiara Franzoia per il centrosinistra) mancano all'appello della maggioranza quattro "" e i sospetti puntano tutti nella direzione degli esponenti di Fratelli d'Italia. 

 

E' forse anche una storia di rapporti non proprio semplici tra gli azionisti di maggioranza della coalizione di centrodestra (Lega e Fratelli d'Italia) e di rancori mai passati tra gli esponenti di FdI e un ex meloniano, Claudio Cia.

 

Per molte cose bisogna risalire ancora alle elezioni dell'anno scorso: Fratelli d'Italia lancia di Francesca Gerosa come candidata presidente a sostituire il governatore uscente, un'impasse risolto con il successivo accordo tra Fugatti e Urzì per il ticket con la vice presidenza in cassaforte. Il tradimento del patto con "solo" due assessorati (Cia e Gerosa) e il braccio di ferro durato parecchio tempo tra Lega e FdI.

 

Settimane e settimane di fibrillazione fino all'ingresso non concordato di Cia in Dipartimento e il partito di Giorgia Meloni che non riconosce la mossa e "sacrifica" un posto in Giunta per la vice presidenza e un maxi-assessorato da assegnare a Gerosa. Si chiude con l'ex leader di Agire per il Trentino che passa al Gruppo Misto e lascia Fratelli d'Italia. Questo in estrema sintesi l'antefatto. 

 

I giorni nostri parlano di altre difficoltà. A Rovereto, per le comunali dell'anno scorso, la coalizione non si è presentata unita e adesso scricchiola anche l'assetto a Riva del Garda e Trento, seppur per motivazioni diverse. La Lega nell'Alto Garda che intende riproporre Cristina Santi e FdI che già prima "poco convinta" è ancor meno intenzionata a seguire la linea dopo l'inchiesta Romeo.

 

Nel capoluogo c'è invece quella che assume di giorno in giorno i toni di una barzelletta sulla candidatura a sindaco di Mauro Giacca: Fratelli d'Italia ha chiesto un cambio di passo e di strategia, la Lega vuole aspettare. 

 

E poi c'è il terzo mandato, un'ambizione non nascosta da Maurizio Fugatti che con questa seconda legislatura consecutiva ha raggiunto il limite. Un'altra ambizione, in casa Fratelli d'Italia, è di giocarsi le carte per raccogliere il testimone dal governatore e provare a guidare la Provincia tra quattro anni.

 

Il ddl di Cia apriva a un equivoco sulla possibilità di toccare la legge elettorale e negli scorsi giorni in Conferenza dei capigruppo si era discusso parecchio, e con toni tutt'altro che sereni, su questa preoccupazione. Le opposizioni (per primo Filippo Degasperi) avevano chiesto a Mirko Bisesti e all'assessore Mario Tonina rassicurazioni sul fatto che non venissero depositati emendamenti mirati a introdurre il tema del terzo mandato per il presidente della Provincia.

 

Anche per Paola Demagri le possibilità di usare il testo del ddl per modificare la legge elettorale hanno rafforzato la sua contrarietà iniziale al ddl. La consigliera di Casa Autonomia ha quindi suggerito la sospensione dell’esame della proposta e l’avvio di una riflessione più ampia che vada a coinvolgere in modo collaborativo una revisione totale della legge elettorale provinciale. 

 

Il centrodestra ha mantenuto la parola di non presentare emendamenti ma le opposizioni non sarebbero rimaste convinte sull'iter e la sponda sulla legge elettorale, così hanno ritirato la disponibilità al semaforo verde. Ci sono stati tentativi di mediazione condotti da Walter Kaswalder fino alla richiesta di voto segreto messa sul tavolo da Stefania Segnana e poi proposta dalle opposizioni. La mossa però non ha pagato: le minoranze sono rimaste compatte, la maggioranza un po' meno. 

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