Punti nascita di valle, Demagri: "La Pat li vuole tenere aperti? Allora aumenti il personale dipendente e faccia in modo che le madri rimangano in valle a partorire"
La consigliera provinciale di Casa Autonomia interviene dopo la pubblicazione dei dati sui parti avvenuti in Trentino nel corso del 2024. “L'analisi e l'uso dei dati scientifici – spiega Demagri - sono i sistemi che permettono alla politica di fare le scelte migliori per affrontare e sostenere nuovi paradigmi sociali e sanitari. Se la politica provinciale opterà per la chiusura dei punti nascita lo farà assolvendo ad un atteso senso di responsabilità scientifica e poi economica, come suggerisce la Corte dei conti”
TRENTO. “I nostri ospedali, soprattutto quelli di Valle, hanno bisogno di rispondere a molti dei bisogni di cura. La responsabilità politica non può limitarsi a trattare l'argomento Punto nascita chiuso o aperto”. Queste le parole che arrivano dalla consigliera provinciale di Casa Autonomia, Paola Demagri commenta i dati sui parti avvenuti in Trentino nel 2024 che mostrano il crollo di parti al punto nascita di Cles.
I dati forniti dall'Azienda sanitaria per il 2024 sono questi: all'ospedale Santa Chiara di Trento ci sono stati 2.248 parti con un aumento di 33 rispetto al 2023 per un totale di 2.290 neonati. All'ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto il 2024 è stato chiuso con 929 parti in calo di 34 rispetto al 2023 e siamo quindi arrivati a 934 neonati. Abbiamo poi l'ospedale di Cavalese che nel 2024 ha registrato 170 parti in crescita di 34 rispetto al 2023 e 170 neonati. Un significativo calo dei parti si è invece registrato a Cles dove nel 2024 ci sono stati 182 parti, 50 in meno rispetto il 2023, con 182 neonati.
La situazione nel punto nascita di Cles continua, quindi ad essere sempre più critica. Se infatti prendiamo i dati dei parti degli ultimi 3 anni siamo passati dai 242 parti del 2022 ai 232 del 2023 per arrivare quest'anno a 182. Dato significativamente inferiore ai parametri minimi di 500 parti annui, fissati dall’Accordo Stato regioni del 16 dicembre 2010 (peraltro, già in deroga ai 1.000 parti/anno).
“L'analisi e l'uso dei dati scientifici – spiega Demagri - sono i sistemi che permettono alla politica di fare le scelte migliori per affrontare e sostenere nuovi paradigmi sociali e sanitari. Se la politica provinciale opterà per la chiusura dei punti nascita lo farà assolvendo ad un atteso senso di responsabilità scientifica e poi economica, come suggerisce la Corte dei conti”.
Ma la politica provinciale, si chiede la consigliera di Casa Autonomia “ha mai pensato di osare a far modificare la tendenza naturale di chi oggi dalle Valli va verso Trento per il parto? Questo tentativo andrebbe percorso attraverso una riorganizzazione: strutturare organici solidi e completi presso le Uuoo di Cles e Cavalese e dirottare le future mamme della città a riferirsi a questi reparti. Troverebbero anche il comfort di stanze più adeguate di quelle del Santa Chiara”.
I nostri ospedali, soprattutto quelli di Valle, hanno bisogno di rispondere a molti dei bisogni di cura. La responsabilità politica, spiega la consigliera, non può limitarsi a trattare l'argomento Punto nascita chiuso o aperto. “La popolazione ha diritto ad avere Pronti Soccorso strutturalmente adeguati, unità di medicina interna organizzata per la gestione delle acuzie, e in stretto collegamento con le attività di cure domiciliari per la gestione delle cronicità attraverso i Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali. Le chirurgie – prosegue Demagri - devono poter essere poli attrattivi per medici e utenti così ogni ospedale territoriale potrà essere importante riferimento non solo di Valle ma anche di specializzazioni”.
L'orgoglio degli Amministratori locali conclude “deve essere quello di poter vedere che gli ospedali di riferimento subiscono dei processi di sviluppo del modello di accesso alle cure in linea con la forte dinamicità e continua evoluzione dei bisogni: l'evoluzione delle patologie, la dimensione tecnologica, l'acquisizione del sapere in tema di salute. Questi ed altri fattori sono determinanti sulla tipologia e la qualità dei servizi e dei diritti dei pazienti”.