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La Lega nel caos: Giacca verso il "no" a Trento, a Riva del Garda è spaccatura definitiva con Fratelli d'Italia. Binelli: "Santi ha lavorato bene, è la nostra candidata"

Dalla Provincia, dove la "spaccatura" con Fratelli d'Italia è evidente riguardo la vicenda del terzo mandato da presidente per l'attuale Governatore Fugatti, ai comuni, dove il percorso d'individuazione dei candidati sindaco è in alto, altissimo mare, con il Carroccio che, sin dalla prima ora, ha voluto avere il ruolo di "guida" del centro destra a discapito di tutte le altre forze

Di D.L. - 11 January 2025 - 21:20

TRENTO. La parola d'ordine all'interno della Lega adesso è "caos". Su più fronti. E, di riflesso, la confusione che regna dentro il partito del Carroccio si riflette su tutta la coalizione di centro destra.

 

Dalla Provincia, dove la "spaccatura" con Fratelli d'Italia è evidente riguardo la vicenda del terzo mandato da presidente per l'attuale Governatore Fugatti, ai comuni, dove il percorso d'individuazione dei candidati sindaco è in alto, altissimo mare.

 

La Lega vuole assolutamente cambiare la legge elettorale e permettere, dunque, all'attuale numero uno di piazza Dante di ripresentarsi, nel 2028, per la terza volta come candidato presidente. L'opposizione dice "no", così come l'alleato principale del partito di Matteo Salvini: Fratelli d'Italia è infatti contrario perché, tra tre anni, vuole fortemente che la coalizione venga guidata dall'attuale vice presidente Francesca Gerosa.

 

Un accordo? Assolutamente impossibile: gli interessi sono diametralmente opposti e il rischio di proseguire e cercare l'approvazione nel breve - medio periodo potrebbe portare ad una clamorosa spaccatura con rischi enormi per la Giunta e per la tenuta della maggioranza.

 

Se ne riparlerà più avanti, ma i margini non ci sono. "La Provincia ha la competenza totale in materia - commenta il segretario della Lega Trentino, Diego Binelli - e sono convinto si possa arrivare ad una soluzione. Ne va del bene della coalizione". Parole significative che non hanno bisogno di ulteriori commenti.

 

Ben più complicata è la situazione in chiave elezioni amministrative. Sia a Trento che a Riva del Garda. Per un semplice motivo: tra tre mesi e mezzo si vota e il centro destra è fermo al palo.

 

Nel capoluogo la coalizione di centro destra è, ad oggi, senza un candidato sindaco: Mauro Giacca sta facendo di tutto per chiamarsi fuori dalla partita.

 

La sua disponibilità iniziale (ma non "totale"), che aveva espresso a Il Dolomiti in una lunga intervista rilasciata a metà novembre, condita da un eccesso di entusiasmo pubblico (senza forse aver fatto bene i "conti": a tantissime persone aveva detto che ci stava pensando seriamente) aveva fatto crescere entusiasmo e convinzione dentro la Lega e il Patt, che pensavano di aver fatto "bingo".

 

Poi, dopo le riflessioni del caso e i confronti avuti, il presidente del Trento Calcio ha fatto repentinamente marcia indietro e, senza troppi giri di parole, ad oggi non ha nessuna intenzione di candidarsi e vorrebbe essere lasciato "in pace".

 

Le pressioni sono però fortissime perché, senza Giacca, il centro destra non sa che pesci pigliare. Se a dare il "la" era stato lo stesso Governatore Fugatti, nelle ultime settimane anche il presidente del Patt Franco Panizza è entrato nella partita: ad una cena pre natalizia dava per certa la candidatura di Giacca, con cui ha interloquito più e più volte. Le alternative? Non ci sono. O, per meglio dire, sono debolissime e non è detto che ci aveva dato la propria disponibilità mesi or sono sia disposto a farlo anche ora come "ripescato in extremis".

 

"Attendiamo ancora qualche giorno la risposta di Mauro Giacca e poi la coalizione valuterà" aggiunge, assai sintetico Binelli. Parole, queste, che lasciano presagire che non ci sarà un "happy ending" alla vicenda. Il "tempo limite" è già stato superato: manca ormai pochissimo alle elezioni, non è stata preparata la campagna, le liste non sono state preparate (e non si sa nemmeno quante saranno) e, tra gli stessi elettori del centro destra in città, regna lo sconforto.

 

E a Riva del Garda? Beh, se possibile in riva al Benaco la situazione è ancora "peggiore" per quanto riguarda la tenuta della coalizione. Se a Trento il centro destra sarà debole, debolissimo, ma almeno compatto, nel capoluogo dell'Alto Garda, a questo punto, Lega e Fratelli d'Italia sono destinati ad andare divisi.

 

Il motivo? Quello ormai noto anche ai sassi. Da mesi il partito di Giorgia Meloni ha comunicato alla Lega che non avrebbe appoggiato la sindaca uscente Cristina Santi, ma il Carroccio non ha mai preso in considerazione il fatto di non ricandidare l'attuale prima cittadina rivana. Nemmeno dopo il suo coinvolgimento nell'inchiesta Romeo. Lo stesso Binelli lo aveva affermato ufficialmente poche ore dopo la notizia e lo ribadisce.

 

"Secondo noi Santi ha lavorato bene e se un sindaco lavora bene non vediamo perché non debba essere ricandidato. Per noi non ci sono alternative. Fratelli d'Italia andrà da solo? Scelta loro".

 

Parole che sanno di chiusura definitiva. E gli altri partiti della coalizione cosa faranno? Da che parte staranno? Con Fratelli d'Italia, che si presenterà con Elisabetta Aldrighetti, segretaria del circolo Alto Garda e Ledro, come candidata, con Santi oppure vi sarà un'altra coalizione che andrà ad accorpare tutto il cosiddetto mondo "moderato" e civico?

 

A quel punto l'attuale vice sindaca Silvia Betta, pronta a scendere in campo in prima persona, potrebbe essere la "guida" di un terzo polo moderato (con, magari, il coinvolgimento anche di Maria Pia Molinari) che potrebbe mettere seriamente in difficoltà anche Alessio Zanoni, prescelto dal centro sinistra come candidato.

 

Di sicuro, viste le posizioni diametralmente opposte, non vi sono margini per ricucire lo strappo. L'unica soluzione, a quella che è una vera crisi di maggioranza, sarebbe che Cristina Santi facesse un passo indietro e decidesse di chiamarsi fuori dalla partita elettorale.

 

Per "spirito" di coalizione, ma che figura farebbe la Lega dovendo fare i conti con un simile dietrofront? E, soprattutto, di fatto, cederebbe alle richieste di Fratelli d'Italia e si ritroverebbe a recitare un ruolo di comprimaria. Certo è che, ad oggi, i primi a non essere convinti (tanto per usare un eufemismo) che Santi sia la candidata giusta sono proprio tanti leghisti. E non solamente l'anima rivana del partito. Anche in piazza Dante.

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